De Guzman non citava Ardiles

4 Settembre 2016 di Paolo Sacchi

Jonathan De Guzman ama affrontare nuove sfide? La sensazione è che sì, cercare nuovi stimoli rientri tra le sue caratteristiche. Deduzione forse semplice: è sufficiente leggere la sua storia personale unita al CV calcistico per intuirlo. Deduzione rafforzata da una sua scelta apparentemente banale. Un calciatore di movimento che sceglie di indossare la maglia numero uno significa che non intende passare inosservato. Anche perché ha illustri predecessori da onorare. Come Edgar Davids, ad esempio, citato giustappunto dal neo-gialloblù nel corso della conferenza stampa di presentazione al Chievo. L’ex stella di Ajax e Juventus, ma non solo, optò per il numero più basso in elenco nella sua esperienza nel Barnet – non brillante, peraltro – in qualità di allenatore-giocatore in quarta divisione inglese.

Sarà per l’età – la nostra, intendiamo – ma quella maglia così particolare ci ha invece immediatamente portato più indietro nel tempo. Ad un delizioso centrocampista che diede il meglio di sé a cavallo tra gli anni Settanta e Ottanta. Chi è delle generazioni-anta” (over-40, per intenderci) non può non ricordare Osvaldo Ardiles. Culto assoluto dei tifosi del Tottenham, protagonista di due mondiali con l’Argentina, Ossie è stato uno straordinario e raffinato centrocampista, capace di onorare come nessun’altro una maglia così impegnativa. L’ordine alfabetico imposto nella Selecciòn argentina gli affibiò la camiseta 1 ai Mondiali del 1982, peraltro ereditata da un altro giocatore amatissimo come Beto Alonso. L’attaccante del River Plate la vestì al Monumental, suo stadio di casa, durante i controversi Mondiali del 1978. Chiuso nel ruolo da Mario Kempes, Alonso non ebbe molto spazio in campo, al contrario di Ardiles che la trasformò in un’icona. Prima che l’usanza alfabetica venne abolita – peraltro con le eccezioni di Kempes e Maradona – furono seguiti nel Mundial del 1986 da Sergio Almiròn, padre del centrocampista di Empoli, Juve e Catania.

Il primo in assoluto nel calcio mondiale fu Ruud Geels, bomber olandese dirottato sul numero in questione a Germania 1974 dalla scelta del portiere Jan Jongbloed di indossare una curiosissima maglia otto che divenne altrettanto celebre. Che sia per un ego superiore alla media, per superstizione o per marketing, con buona pace dei romantici del football nell’era del calcio moderno”, la maglia numero uno ha avuto anche indossatori non particolarmente illustri. Con i nostri occhi abbiamo visto all’opera in campo un inguardabile “01” (ebbene sì, zero-uno) sulle spalle dello scozzese Derek Riordan dell’Hibernian, nel 2008. Nel decennio precedente Stuart Balmer del Charlton divenne il primo in assoluto nel Regno Unito. Entrambi non sarebbero probabilmente passati alla storia, forse come l’improbabile numero zero scelto per assonanza col proprio cognome dal marocchino dell’Aberdeen Zerouali. A proposito, il numero zero venne bandito dalla Scottish Premier League nella stagione successiva. In questo caso, verrebbe spontaneo aggiungere, per fortuna.

Illustri precedenti sono dunque alle spalle – o sulle spalle – di De Guzman. Per lui quella col Chievo è diventata una sfida da numeri uno. Con quella maglia di sicuro non passerà inosservato. Le premesse tecniche per diventare un giocatore speciale in tutti i sensi tuttavia non gli mancano.

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