Bud Spencer, grandezza di un non attore

28 Giugno 2016 di Indiscreto

Carlo Pedersoli, che nonostante la sua vita incredibile come Carlo Pedersoli continueremo per sempre a chiamare Bud Spencer, ci ha dunque lasciato alla giusta età di 86 anni e senza rimpianti: almeno così ha affermato in tante e mai banali interviste, oltre che nella sua ottima autobiografia Altrimenti mi arrabbio. Fra gli attori di grandissimo successo commerciale lui è stato uno dei pochi a non avere alcuna sudditanza psicologica nei confronti del cinema d’autore: ha recitato per Olmi, ha ritirato il David di Donatello alla carriera, hanno cercato di coinvolgerlo in situazioni con le buone critiche già scritte, ma ha sempre messo nella giusta prospettiva un certo ‘cinemismo’ italiano e romano da terrazza, preferendo il consenso del pubblico e il lato positivo della vita. Significativo che sia quasi sempre stato doppiato, anche in italiano, lui che parlava sei lingue ed era popolarissimo in mezza Europa (soprattutto in Germania): la voce a cui tutti lo associamo è quella di Glauco Onorato, familiare a noi che guardavamo gli sceneggiati e non le fiction. Come nuotatore (ma anche rugbista e soprattutto pallanotista) lo abbiamo ricordato sul Guerin Sportivo, il fatto che il nuoto fosse soltanto uno dei mille interessi (mai il suo allenamento giornaliero ha superato le 40 vasche, e nella sua era le vasche erano quasi tutte da 25 o 33 metri) gli ha tolto qualche medaglia e una consacrazione olimpica superiore alle due semifinali sui 100 stile libero di Helsinki 1952 e Melbourne 1956. Un passato da nuotatore, anche se soltanto a livello giovanile, aveva anche il partner e amico di una vita Terence Hill-Mario Girotti. Come attore sarebbe stupido, anche per chi come noi è cresciuto con i suoi film (quello della svolta, Lo chiamavano Trinità, è del 1970), affermare che Bud Spencer fosse un grande attore o anche soltanto un attore. Era però un grande personaggio, in ogni film era una versione accentuata ma non caricaturale di se stesso. Monoespressivo? Lo si potrebbe dire di quasi tutti, anche di Mastroianni. Ma non è certo per la mimica facciale che lo apprezzavamo: è che nella finzione cinematografica era a suo modo vero, essendosi scelto un personaggio avventuroso ma non macho, manesco ma non cattivo, leggero e contento di essere dov’era, riservando al privato i pensieri più profondi senza infliggerli al pubblico.

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