Masterchef Italia 5, più personaggi e meno cattiveria

3 Marzo 2016 di Stefano Olivari

Al netto degli spoiler, questa sera su Sky sapremo chi ha vinto la quinta edizione di Masterchef Italia. Avendole seguite tutte, pur sapendo zero di cucina e detestando chi ne parla in continuazione (comprendiamo quindi chi pensa la stessa cosa di chi parla di calcio), ci sentiamo di dire che questa è stata la peggiore nonostante l’entrata in scena del quarto giudice, Antonino Cannavacciuolo divo multimediale e personaggio pop (di culto la figuraccia a Sanremo sulla cottura dell’uovo alla coque) almeno al pari di Cracco, Barbieri e Bastianich (l’unico giudice non chef, infatti è anche l’unico a non prendersi sul serio).

Questa edizione si è caratterizzata per la distanza enorme fra giudici e concorrenti: quasi nessuno dei venti finalisti è sembrato all’altezza dei migliori delle scorse edizioni, per creatività ma soprattutto per teorie e tecnica. La sensazione è che la produzione abbia puntato più che mai sulle ‘storie’ e non sulle reali prospettive dei partecipanti di avere un futuro in una cucina importante. In questa edizione salveremmo, come prospettive, soltanto la già eliminata Rubina, e due dei tre finalisti, l’antipatica (dopo un po’ i pianti e le tragedie personali smettono di generare compassione) Alida e il geniale Lorenzo, macellaio vicentino che si è presentato quasi come un ragazzo di campagna ma che si è tirato fuori con fantasia anche da situazioni difficili. Per il resto tante, appunto, storie. Quella di Lucia, la sindacalista bresciana (con Bastianich che le ha subito chiesto ‘Ma quindi sei comunista?’). Quella di Giovanni, filosofo con ostentazione di citazioni. Quella di Sylvie, designer di moda francese come uno si immagina siano le designer di moda francesi. Quella di Marzia, farmacista finto-svampita. Quella di Maradona, globe-trotter libanese. E così via, ma senza uno che avesse qualcosa in più dello stupire gli amici a cena.

In questo contesto i giudici hanno avuto buon gioco nel prendersi tutta la ribalta, in ogni puntata: le nostre preferite quella al Motor Ranch di Valentino Rossi e quella del room service. Con le parti anche scambiate: Cracco è diventato più comprensivo, Barbieri più cattivo, Bastianich è entrato di più nel merito dei piatti mentre Cannavacciuolo alla fine ha tirato le sue pacche un po’ come Jimmy Fontana doveva sempre fare Il mondo. In generale toni più bassi rispetto al passato e meno umiliazioni riservate ai concorrenti, con sputi o piatti gettati nella spazzatura. A dirla tutta anche un po’ di stanchezza, per un copione con poche varianti: lo schema funziona (certe puntate hanno avuto quasi il 5% di share, per un canale pay un dato clamoroso) sempre, ma i campioni sono stanchi e privi di guizzi.

Non sappiamo chi abbia vinto (la trasmissione è registrata), abbiamo soltanto letto spoiler di seconda mano, ma di sicuro per tutto il percorso fatto Alida e Lorenzo sono i più meritevoli, mentre Erica (fisioterapista, la più ‘casalinga’ nelle sue trovate) è troppo spesso riuscita a salvarsi grazie al fatto di essere la meno peggio in un ballottaggio. Fra le mille trasmissioni di cucina Masterchef è quella in cui la cucina è chiaramente un pretesto, intercettando un pubblico a cui della ‘ricetta’ frega meno di niente pur apprezzando ingredienti mai sentiti prima (anche se il quarantenne curioso-benestante micio e macho dovrebbe conoscere i percebes). Di qui il suo successo, che finora ha mascherato il declino.

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