I tifosi di Armani

7 Marzo 2016 di Oscar Eleni

Oscar Eleni dall’isola che non c’è per un abbraccio al caro Tullio Lauro rubato alla vita quando ci volevamo più bene. Anni fa. Siamo andati a trovarlo per raccontargli della festa all’ottantenne Olimpia che abbiamo davvero vissuto come famiglia allargata, anche se costretti dal poco talento a stare sempre sulla porta. Gli avremmo detto che non abbiamo pianto, anche se c’erano tanti vecchi amici da abbracciare, perché senti che non tutto nasce dal cuore nell’atmosfera melensa di celebrazioni da passata la festa gabbato lo santo e non soltanto per come agivano i processionari stipendiati, ma persino nella testa di quelli che si camuffano da finti ribelli.

Caro Tullio avresti dovuto esserci fra gli oltre dodicimila del Forum, tanti bambini, perché avresti visto persino il presidente federale Petrucci in scarpette rosse. Lo ha fatto con il suo stile curiale giustificandosi davanti alla Torino che non voleva essere vittima sacrificale, come è stata, degli ultimi fischi arbitrali, con l’aneddoto che forse è anche vero. Lui ha tentato, senza riuscirci di imitare il vocione del Principe: “Fino a quando non metterai le scarpette rosse non conoscerai la vera emozione”. Lo ha fatto. Si è preso gli applausi e l’abbraccio del Malagò, invidiato, da tutti, non solo da lui, certo, fin dai tempi del matrimonio con la bella Lante della Rovere, il suo successore al soglio del Coni quando insieme hanno dovuto stringere, senza spettinarlo, re Giorgio Armani, il vero festeggiato della notte. Tutti a pregarlo in ginocchio, come gli amici di Titino in Riusciranno i nostri amici: nun ce lassà.

Perché dovrebbe farlo? Ha trovato un mondo che lo ama davvero senza volere niente in cambio oltre ad una bella squadra di basket, diretta seriamente. Gli piace. Ha sentito il calore di abbracci diversi da quelli che riceve in passerella quando la gente fa ooh, iiih, al passaggio delle creazioni, meravigliandosi per tanta genialità. Insomma siamo tutti per il velluto nero. Ha promesso che resterà per sempre. Quindi non scalmanatevi a fare inchini, a lodarlo, tendendo le mani a chi lo rappresenta. Un Lorenzo de Medici sapeva capire e spesso faceva giustiziare chi muoveva troppo la coda. Al Forum ce n’erano di scodinzolatori, ma c’erano anche molti, non tutti purtroppo, “eroi” sportivi del passato, campioni con talenti diversi, qualcuno senza neppure averlo questo pregio naturale, e ci è bastato. Ci è dispiaciuto che non ci fossero tutti, cominciando da Tanjevic. Magari molti di loro, come noi, hanno preferito stare alla larga da questi nuovi diavoli che vestono Armani, gente a cui, lo capisci subito, non puoi andare a genio, lasciando perdere la buona educazione. Amano chi sta a servizio come i filippini di Ogni maledetto Natale.

Caro Tullio i nostri c’erano quasi tutti. Pieri e Gamba, Arturo e Vittori, Barabba e Giometto che, misteriosamente, come Pessina e il Benatti che un giorno fece cadere dalla sedia Rubini annunciandogli il ritiro per andare a predicare fra i valdesi, è stato tenuto nel tunnel senza poter sfilare con gli altri. Iello ciccionazzo e arrabbiato, come sempre, con Maso Masonte Masini che gli aveva dato buca come tante altre volte, Cerioni leonino, Giando Ongaro che ci faceva lezione insieme al professor Velluti sui pullman nei ritorni dalle trasferte. Erano quelli che facevano smaniare quando ancora non avevamo quindici anni. Ricorderai quel ritorno da Cantù, a piedi, scappando dalla Parini di Cantù, dove, insieme a Faina, abbiamo esposto la prima bandiera per il Simmenthal guadagnando le carezze della squadra che rientrava a Milano con macchine varie. Da una di quelle scese il Casati che aveva dato già uno stile alla dirigenza nel regno di Bogos e Rubini. Promise che avrebbe dato 10 biglietti gratuiti ogni volta che avessimo esposto il vessillo. Detto e fatto. Amore per sempre, anche in fuga, anche cadendo da un paracaloriferi alla pèlestra dei pompieri di Varese, anno 1962, con Faina che cercava di salvare Scheiola mentre “ciuffo” ci teneva appesi sul baratro dei tifosi urlanti come poi fece sul campo quando, nel Cus Pavia, rifiutò, lui come altri che giocavano in serie A e B, il tiro finale facendo prendere insulti al compagno di camera che ai campionati in Sardegna, nella bolgia del Platamona hotel, era riuscito a sbarrare la porta prima che gli unni del Cus Milano di Sales e Bic Pessina potessero vendicarsi.

Storie che ci siamo raccontati mille volte e lo avremmo fatto anche stando lontano dal Forum, tanto era facile capire chi sotto il vestito non aveva niente e chi era davvero degno di stare nel clan, nella tribù delle scarpette rosse che non si compra, non si reinventa, anche se è giusto guardare più avanti e dare un volto nuovo. C’è modo e modo. Basterebbe essere gente vera di campo, basterebbe non avere il cuore che batte soltanto come il Paperone davanti ai dobloni. Pazienza. Sarà il tempo a confermare una scritta che appare sui cestini dell’immondizia nei parchi di Milano, una frase rubata al Lavoisier: nulla sia crea, nulla di distrugge, tutto si trasforma. Questo lo si vedrà oltre le carte patinate, le sessioni di leccamento dei piedi alternato, la diranno i risultati: esiste anche il rapporto qualità prezzo e bisogna dire che le distanze, già oggi, prima di quello che potrebbe essere, in Italia, il periodo d’oro Armani sembrano incolmabili.

Sembrano? Dai, non fingere anche tu o Tullio carissimo che ancora non hai svelato il segreto della cassetta che abbiamo inciso abusivamente durante la finale scudetto, la seconda di tre epiche battaglie con l’Ignis, quella di Roma 1972 vinta da leoni che erano davvero tecnicamente e, come dice fino a sfinirci il Bariviera, tatticamente inferiori. Eh sì, ce li teniamo questi ricordi e siamo felici che Kenney e Meneghin siano entrati abbracciati al Forum, per niente stupiti di sentire il messaggio del senatore Bradley che, ovviamente, ha sbagliato a scrivere la parola Simmenthal. Eh no lascateceli con i loro difetti quei campioni. Li avevano, cercavano di migliorare, di avere uno stile, non la faccia da ganassoni in tuta di raso.

Caro Tullio, il nostro Michelino D’Antoni ci ha parlato da Filadelfia e sui giornali onorando il Campana che lo chiamò per primo Arsenio senza che lui, l’uomo del West Virginia, sapesse chi fosse davvero questo Lupin. Era nato per essere il capo tribù delle nuove scarpette rosse, anche se tutti avevano calzature di colore diverso, anche se per la micragna si dovevano persino cambiare i colori sociali. Una cosa che non perdonammo al simpaticissimo Iotti e all’Innocenti e quindi al Bogos e al Principe.

Nell’isola che non c’è abbiamo voluto portare i dimenticati del Forum, gli scomunicati da papesse con calze a rete, tenendoci sottobraccio, tanto, prima o poi, si rinasce e allora avremo la nostra soddisfazione a meno di essere reincarnati in quelli che adesso vorrebbero dare lezioni senza aver studiato, ma, soprattutto, vissuto da uomini liberi, anche nei regimi, quelli dei giornali, delle società, della professione.

Dal Forum abbiamo portato le fotografie fatte dai giovani tifosi, quelle del cubo luminoso finalmente rimesso sopra il campo come avevano fatto quelli dell’Eurolega, quello che Armani ha dovuto pagare di tasca sua ai gestori del Forum per avere un campo che assomigli almeno ai migliori d’Europa, non parliamo di NBA come ha detto qualcuno sporcandosi le mani mentre cercava di lavarsele nelle latrine del Forum. Bella cosa, ma vergogna per la città di Milano che mai ha ricostruito il palazzo caduto sotto la neve e che ancora ci beffa con il piccolo Palalido ceduto in ostaggio a chi offriva di meno per bonificarlo e ridarlo alla città dove i politici hanno finalmente confessato: 60 per cento degli impianti inagibili.

Dopo questo viaggio si fa fatica a non ridere di tutto il resto. Ad esempio la Varese che ha reso infernale la vita di un eccellente allenatore come Moretti come spiegherà la prova del Brandon Davies considerato un errore dell’Arrigoni a fine mandato? Poi ci sarebbe da discutere sulla Sassari dove tutto sta andando in aceto. Ora è vero che ha cambiato già idea il Sardara dimissionario per la errata decisione di considerare soltanto Sacchetti responsabile dei flop stagionali, dopo il triplete vinto insieme: resterà. Si è dimesso intanto il Calvani disperato dopo aver concesso alla Virtus la prima vittoria in trasferta dopo 400 giorni senza cena: ah, se sul pullman ci fosse sempre stato il Bucci che saltava il pasto e se ne stava a rimuginare da solo mentre la squadra fingeva il pentimento davanti ai peggiori panini dell’autogrill. Anche qui non vogliamo infierire, ma far lavorare Valli sempre con un uomo importante in meno era sano masochismo da poveri amanti.

Sulla fiesta del Forum una sola postilla per far capire come ci hanno preso tutti in giro sugli orari delle dirette televisive. Se conviene sfalsano, oh se sfalsano. Poi ci sarebbe la regolarità del campionato. Certo non porti dodicimila al Forum per una sola celebrazione, ci voleva il companatico, ma cara gente, se Milano avesse perso, ha giocatori non tutti sani, anche se i medici sembrano maghi come si è detto dopo il caso Cerella, con la testa poteva davvero essere altrove in mezzo a tanto splendore, insomma al clima da partita di esibizione, se avesse ridato la speranza a Torino cosa avrebbero detto a Pesaro, Capo d’Orlando, nella stessa Bologna che si sarebbero trovate la squadra di Vitucci più vicina? State attenti a fare le ruote dei pavoni a prendervi soltanto i meriti, allontanando chi non scodinzola. Prima o poi capiterà che ci sia silenzio ben oltre la curva.

Pagelle aspettando la vera festa da scarpette rosse per il 18 marzo con Kenney e tutti quelli che gli vogliono bene anche se, siamo sicuri, che adesso lui pensa a Trump, magari come Peterson e questo ci atterrisce, ma siamo abituati e nelle orecchie abbiamo il monito di Grigoletti quando se la prendeva col Nano Ghiacciato che lasciava furtivo il Torchietto.

10 A GAMBA, KENNEY, MENEGHIN, PIERI perché sul palco del Forum hanno rappresentato il basket come vorremmo che fosse anche oggi mentre i nuovi fingono di avanzare.

9 Al MAMOLI che ha fatto davvero un corto di qualità sulle finali di coppa Italia. Talento indiscusso, basta che non esageri e non imiti, basta che non vada dietro all’onda di chi fa sempre sputazzare i canestri. Da vedere, come lo erano le storie del Canaglia. Come questo Basket Rum che fa ridere e sarebbe più bello se le battute fossero tutto azzeccate, di livello.

8 Al Massimo BLASETTI, ex grande segretario federale, principe dell’ironia, che non smette mai di pensare positivo per il basket dove è stato bene davvero anche conoscendo gaglioffi e adesso sembra quasi emarginato in commissioni scavalcabili come è successo per il premio improvviso all’Olimpia insieme all’Ignis: vorrebbe creare il Club degli ex azzurri, quelli che dovrebbero avere sempre un posto d’onore nei palazzi, quando gioca la Nazionale, ma anche per le feste comandate di questo gioco dove i nuovi padroncini ricusano persino le tessere d’onore del Coni timbrate e pagate alla Siae come hanno fatto nelle finali della coppa Italia della Lega Nazionale a Rimini.

7 A Giorgio ARMANI per aver vestito con una maglia senza marchi la sua Olimpia. Certo senza sponsorizzazioni non si vive, ma noi crediamo ancora che il vero eroismo sia questo. Rinunciare alla vetrina per un’idea. Lo faceva Porelli al Madison di Bologna. Niente pubblicità intorno al campo. Lo criticarono, ancora oggi qualcuno che con lui avrebbe fatto lo strascetta lo cita per provare a distinguersi. Non serve. Siete davvero diversi.

6 Allo sceriffo PERDICHIZZI che anche tornando indietro va sempre avanti e aver dato la coppa Italia di A2 a Scafati è un titolo che va oltre i meriti perché sappiamo come è difficile ricominciare sempre da capo quando intorno non tutti mantengono la calma. Un bel voto anche a PORTANNESE migliore in campo a Rimini e a Davide ALVITI l’under 22 di Mantova scelto fra i migliori giovani, luce per una società che sta facendo benissimo e cresce.

5 Agli EX CANTURINI che davvero non perdonano a nessuno e il Sacripanti alla nona vittoria consecutiva con Avellino diciamo che soltanto lui, rispetto a colleghi tromboncini e presuntuosi, poteva decidere, insieme a questo ALBERANI che fa bene dovunque vada, di riportare in campo il vero LEUNEN, uno di sostanza e non da copertine a colori.

4 A CALVANI per aver ceduto in una battaglia che mai avrebbe dovuto combattere. Chi manda via un Sacchetti non può garantirti nessun tipo di protezione a livello societario e anche tecnico. Si merita di avere rispetto e la possibilità di provarci con una squadra che sia in grado di capirlo.

3 Ai CERBERI dei palazzi, mostri con auricolare, che non trattano con la gente, la maltrattano. A prescindere, spesso con i ragazzini. Durante la coppa Italia al Forum abbiamo visto un giovanissimo fare un canestro incredibile e il cerbero gli è corso dietro perché il campo doveva restare sgombro. Trattano male tutti, interpretano diktat societari senza elasticità. Fate un corso anche per questo visto che guardate avanti e volete la gente al palazzo e non dietro alle sbarre come fa ancora vergognosamente il basket che accetta le gabbie e gli ordini da prefetture che chiudono per potersi lavare le mani.

2 Alla LEGA se si lascerà condizionare nella scelta del nuovo condottiero da chi al mercato vuole la vacca visto che ha il modo di urlare più forte. Serve decidere in fretta prima che la FIBA si mangi quel poco di autonomia conquistato nella repubblica inventata da Porelli e Portela e poi portata avanti da Bertomeu. Dovettero farlo già nel ’36 e sapete che dittatura arrivò dopo. Scusate, è storia vera. Ma molte cose si assomigliano anche a Barcellona.

1 Al presidente PETRUCCI non tanto per il ballo con scarpette rosse al Forum, non certo per aver affiancato, giustamente, l’Olimpia all’Ignis, scavalcando la commissione che sceglie i membri per una casa della gloria italiana che, purtroppo, non ha neppure una casa, ma per questo silenzio davanti a chi non ha voluto arbitri italiani alle Olimpiadi. Se è un modo per dire ai nostri arbitri che non valgono niente, spesso ci danno prova di debolezze caratteriali più che tecniche, ci sembra il peggiore, a meno che non sia già cominciata la guerra per la rielezione e il nuovo governo dove, si sa, il fuoco amico è temuto come succede agli allenatori.

0 Alla FIBA perché ci ha dimostrato, ce lo sta dimostrando, che rimettendosi totalmente nelle sue mani si può arrivare ad avere nel torneo olimpico arbitri di zone cestistiche depresse e nessun italiano, si può costringere una Lega indebolita da se stessa come quella italiana a mandare un corrierino con miseri quattromila euro per stare sulla giostra dove non si vuole la scissione per il bene del basket, ma soltanto per trovare più risorse, come se fossero poche quelle che adesso potrebbero già cambiare tutto, magari anche regole tecniche che stonano o per la comica delle nazionali tutto l’anno che fa già ridere come proposta e irrita come succede nel calcio che accetta, ma se potesse, farebbe domani la superlega.

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