Il guadagno di Gerasimenko

1 Febbraio 2016 di Oscar Eleni

Oscar Eleni fra il passo del Muraglione e la valle del Montone, cercando una canonica che possa diventare utile al basket di oggi, quello che manda in pensione i Luca Foresti e si tiene ben stretti i piccoli Iago del sistema, quelli che adesso leggono persino nel pensiero di Ettore Messina. Lo hanno fatto dopo l’intervento del “migliore” alla trasmissione di Giuseppe Resta e Alberto Bucci che va in onda sul canale 520, quello di San Marino RTV. Attenti agli interpreti, stare alla larga da chi crede di aver capito come giocherà l’Italia a Torino dove, purtroppo, non c’è un posto come l’osteria della Campanara. L’ultima trovata è quella di Guerini sul Tuttosport, per un quintetto dove la palla dovrebbe viaggiare dalle mani di chi, solitamente, se la prende all’inizio dell’azione la tiene fino al ventesimo secondo e, poi, se proprio deve farlo, la offre al miglior offerente, non tagliante, insomma quello che si fa vedere per non far vedere la brutta figura del possessore.

Devono essere questi finti giorni della candelora mentre ci si avvicina a San Valentino. Messina fra gli Speroni di San Antonio, bello, sincero, emozionato, trepidante mentre da questa parte ci sono già cavallette, camuffate da cavalieri, che mettono in discussione i suoi suggerimenti. Ad esempio quello per la Under 20 che non avremmo mai tolto dalle mani di Sacripanti , andava benissimo e vinceva anche alla faccia di Pianigiani e del suo gruppo d’ascolto. Comunque dicono che Ettorre abbia puntato su Luchino Banchi. Lui, proprio lui, Messina, ha fatto questo nome? Chi, altrimenti? Faraoni, massimo difensore della scuola toscana e, soprattutto, livornese. Forse. Ma non è questo il punto. Insomma, eravamo tutti contenti che l’allenatore maremmano potesse lasciare i cattivi pensieri ai cinghiali, ce ne sono in giro davvero troppi, alcuni camuffati da uomini della provvidenza, preparandosi a tornare in palestra, il posto dove è sempre stato meglio, dove sa lavorare bene. All’improvviso, fra le note di Canfora, sulla Gazza, ecco tre righette misteriose: l’incarico a Banchi è in via di riconsiderazione perché ci sono problemi politici? Ohibò. Le voci del coro pensano che Banchi, come del resto Pianigiani, non renderebbe facile la gestione di certe situazioni, almeno fino a quando non si farà totale chiarezza su quello che ha portato Siena dall’altare alla polvere e tanti coristi in piazza a chiedere la punizione esemplare alla colonna infame. Poi c’è chi considera impedimento anche il rapporto non completamente chiuso con l’Emporio che, nel conto spese, quello al ribasso, quello che ha sfondato alla grande i 10 milioni e mezzo per gli stipendi come annunciato per farsi eleggere fra i virtuosi di un basket sperperante che a Sassari sta trovando la sua sublimazione, deve sempre calcolare il doppio stipendio per l’allenatore, cosa già accaduta due o tre volte in passato.

Comunque sia, Messina mandi presto messaggi precisi. Certo a lui interessa la sfilata olimpica, anche ai suoi “ragazzi”, meglio non perderer tempo con altre situazioni da orticaria. Certo se andasse male la qualificazione dovremmo poi fare altri conti e allora sarebbe meglio essere pronti nella ricerca dei ricambi, maledicendo l’ultimo tiro contro la Lituania, speriamo non contro Croazia prima e, poi, Grecia, se adesso, dopo il regno del Pianigiani, che sembra uno dei protagonisti della Maschera di Ferro, ci troviamo al 35° posto nel ranking della FIBA dove certo il computer deve essere alimentato a Lambrusco scadente se davanti abbiamo Angola , Iran, Portorico e persino Panama, per non parlare della Gran Bretagna. Non abbiamo mai fatto caso a certe valutazioni, la Fiba è questa, ma insomma disturba essere così lontani dalla Dominican Republic, diciottesima.

Torniamo a noi e alle canoniche dove abbiamo brindato all’Amato, amatissimo, Andalò che adesso avrà bisogno di chiavi in mano come al Pala Dozza per rendere pacifico il campo delle meravigliose battaglie dialettiche fra il suo avvocatone Porelli e Aldo Allievi, tutto rosso, alterato, dopo aver letto sul Corrierone dell’aldilà che a Cantù è arrivato un russo convinto che al Pianella ci sia una perdita di calore che parte dal tetto e, cosa davvero incredibile, che ha investito nel basket del Cantuki per guadagnare. Non vorremmo essere in Andalò se anche questa volta dovesse andare dal Franco Grigoletti in zona Teroldego e spariglio chiedendogli di scrivere in fretta. Lo faceva sempre al PalaDozza, con Grigo e il figlioccio Pea, ma poi si rassegnava: “Dai Grigo, comunque quando finite bussate alla porta, vengo a chiudere dopo”.

Giorni della tristezza contenuta, siamo stati felici di aver cavalcato con gente come Andalò che aveva la dolcezza nel sangue, la forza nelle braccia, insomma aveva umanità nel rigore, gli abbiamo voluto bene come ne abbiamo voluto, in tempi diversi, per storie nate sul campo, con Augusto Giomo, allenatore, artista, creatore, uomo che sapeva riconoscere l’armonia del mondo e dei pianeti, figurarsi quella di un pallone a spicchi. Ha dato al basket italiano qualcosa in più di grandi partite, belle giocate, squadre di spessore. Ha portato idee anche se non ha sempre avuto compagni di viaggio in grado di capirlo, più a Bologna che a Milano dove era evidente, per lui e per Bertini, che nel regno di Pieri ci sarebbe stato uno spazio relativo.

Torniamo alla locanda guardando la fotografia del PalaDozza illuminato per la stella Virtus del Bucci cacciatore nella foresta del Peterson che ancora decideva i cambi e non si faceva suggerire chi lasciare in panchina e ai fessi che pensano di trovare risentimento per una “sciocca squalifica” che ci avrebbe privato di mangiare gratuitamente diciamo che non devono mai essere andati a questi tavolacci del rinfresco dopo conferenza, dopo una presentazione.

Campionato che eccita le coppie televisive, sia quelle di SKY che della madre dolente RAI che ci farà pagare il canone con la bolletta della luce. Stiamo entrando nella foresta dei lunghi coltelli di coppa Italia. Fra un paio di settimane avremo la prima verità. C’è chi prende respiro adesso per essere reattivo quando ogni duello farà portar via un avversario deluso come in Guerra e Pace. Non riusciamo a vedere nitidamente in questo caravanserraglio dove, di sicuro, Reggio Emilia, Cremona, qualche volta Trento, quasi sempre Pistoia ci hanno fatto emozionare, dove gente come Paolini, Dell’Agnello, Moretti ha dimostrato che esiste anche la fede e non soltanto perché c’è povertà.

Certo il ritorno dei Sarmati di Sacripanti con la maglia dell’Avellino nuova era fa sussultare e non tanto perché hanno interrotto la striscia casilinga vincente di Milano in campionato, ma perché c’è qualcosa di speciale in questo inseguimento e chi conosce il Pino sa bene cosa tiene nei canini quando corre dietro alla stupidità altrui.

Per fare la vera classifica delle delusioni aspettiamo la coppa al Forum, senza chiedere alla Lega dei bradipi di dare un occhiata a cosa faranno, una settimana prima, nello stesso posto maleolente, là fuori mano dove il posteggio costa più del biglietto d’ingresso, quelli della pallavolo diretto dal Righi che viene dal basket. Ci diranno che, sapranno come, insomma spiegazioni, ma nella sostanza zero scarabocchio: restano piccole le cifre dei comunicati, dei tabellini delle partite, difficili gli agganci in rete, inutili le richieste di avere spettatori ed incassi.

Oste della malora lascia perdere cosa dicono lassù, al Grigo la carta sbagliata va alla testa come succede ai cattivi bevitori come noi quando per l’ansia mandiamo giù in fretta, Rubini non è interessato, Porelli, figurarsi, si considera imbattibile al gioco. Ci penserà Amato a sistemare tutto. Lo ha sempre fatto, persino quando lo hanno deportato a Casalecchio che era un falansterio, non il suo Palazzo.

Pegelle nella canonica rifiutando il pasticcio di cervella alla milanese che sembra confondere in questo momento la squadra di Repesa che è sempre sull’altura e sotto ha piccole armate che arriveranno alla carica finale più stanche di lei.

10 Ad Austin DAYE che ha salvato, da noi è così anche se hai qualità tecniche, umane, il Paolini da combattiumento e, per una volta, anche le malelingue che considerano avvelenate le palle che ti passano quando sei in primo piano sui giornali. Con tempismo degno della Circe il Superbasket di febbraio si è presentato co Daye in copertina, l’uomo del giorno.

9 A GERASIMENKO se dopo l’intervista a De Ponti per il Corriere chiederà di essere ascoltato nella prossima riunione di Lega per poter spiegare ai “colleghi” cosa intende per guadagno pensando all’investimento su Cantù. Se lui ha visto questa luce affidiamogli la barca dolente delle società dove tutti, ma proprio tutti, piangono miseria. Certo troppe tasse, certo burocrazia cretina. Ma ci spieghi lui come e dove si potrà cambiare. Mentre siamo d’accordo che chi paga sceglie i giocatori, anche se sarebbe interessante farlo discutendo con l’allenatore che poi dovrà portarli al lavoro.

8 Al LEUNEN che insieme a SACRIPANTI ha fatto diventare una danza funebre la solita ballata dei tifosi milanesi sulle tribune del Forum. Diciamo che come canturino ad honorem ha fatto la più bella delle imprese per il suo vecchio pubblico. Averne di giocatori come lui. Danno tutto e non pensano che domani prenderano soldi altrove.

7 A DELL’AGNELLO perché trovarlo a 2 punti dai play off con questa Caserta perseguitata da infortuni, spesso in difficoltà perché non deve essere facile tenere in piedi una società con quel passato, in quel territorio, insomma vederlo mordere come ai tempi della sua gloria sul campo ci ripaga dell’amarezza provata l’anno scorso quando lo cacciarono da Pesaro.

6 Al campione di nuoto PHELPS per aver spiegato alla gente ululante come si fa il tifo su un campo di basket: per distrarre chi tirava i liberi contro la sua Arizona State ha deciso di denudarsi, medaglie al collo, quando i “registi” hanno spalancato le tende del teatrino che dovrebbe esserci su tutti i campi. Ironia, gente, non veleni. Non gabbie e di questo una Lega seria dovrebbe farsi carico andando contro questi ghetti che rendono gli impianti sportivi italiani davvero da 35° posto nel ranking mondiale.

5 Ad Amedeo DELLA VALLE, sublime, come DE NICOLAO, nella vittoria di Reggio Emilia a Cantù, se farà un passo indietro da questo livello raggiunto dopo essere passato nel deserto dei Gobi dove, purtropppo, sembra ancora alla ricerca di un’oasi il Polonara senza terra sotto i piedi dopo l’europeo da comparsa.

4 Alla TORINO che sembrava rivitalizzata dopo l’arrivo di Vitucci, ma bisogna sempre diffidare quando i giocatori, senza vergogna, vanno in pubblico per dire che con il nuovo maestro tutto è cambiato. Forse il modo di insegnare, magari un diverso tipo di rapporto interno, ma poi, alla fine, è a questi finti pentiti che devi sempre affidarti.

3 Al SARDARA che tenta ancora una volta di cambiare faccia alla Sassari che aveva dato nelle mani di Sacchetti: era una squadra sbagliata. Tutti colpevoli, si capisce. In società serie l’allenatore sceglie con il manager e il presidente. Ma poi tutti fanno muro e quando si diceva che certa gente doveva essere messa subito sullla nave non eravamo profeti di sventura. Dispice che Calvani si trovi in una situazione così imbarazzante. La coppa Italia per la purificazione o per la prima abdicazione?

2 Ai tipi come LEBRON JAMES che si risentono se qualcuno sospetta che le scarpe a David BLATT le abbia fatte proprio lui. Negano quello che sembra evidente a Cleveland come a Milano, a Pesaro, a Sassari, persino in Germania o in Spagna. Esiste da sempre il campione che decide per tutti. Ma offendersi anche, be’, non è da prescelti.

1 Alla VARESE che insiste nel vedere la necessità di purificazione in una squadra costruita con poco e con talento al minimo. Certo 4 punti in un quarto, in una partita che sembrava vinta come quella di Pesaro, fanno pensare all’ammutinamento. Se non è così allora è anche peggio.

0 Allo SCOPONE TELEVISIVO che mette sempre il basket in condizioni di fare la parte del parente indesiderato dei palinsesti. Mettere Cantù-Reggio contro il derby milanese di calcio è da club della frustata piacevole. Ora se Milano basket anticipa alle 17 per evitare la concomitanza con Milan-Inter, se come abbiamo detto spesso, chi va in certe trasferte ha bisogno di anticipi sugli orari per non perdere aerei, per spendere di meno in questo stato di crisi, non si capisce perché sottostare alla tagliola delle 20.45 fisse. Masochismo, cara gente. Ovunque voi siate a raccontarla su, come quelli convinti da Iannacci di aver visto un re.

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