La religione del matrimonio

17 Dicembre 2015 di Inga Verbeeck

Inga Verbeeck

Chi cerca marito o moglie tramite Ivy International o altre agenzie di matchmaking non dà in genere grande importanza alla religione. Facendo una statistica su circa tremila persone, non più del 25% si è dichiarato religioso e anche all’interno di questo 25% l’intensità della fede è molto diversa. Il nostro cliente tipo lo definirei spirituale, più che religioso. Non dà grande importanza ai dogmi e alle religioni tradizionali, ma a suo modo crede in qualcosa di superiore. Bisogna distinguere poi background culturale da religione, soprattutto per noi europei: il rispetto e anche l’affetto nei confronti di tradizioni di famiglia (come lo sposarsi in chiesa) non va confuso secondo me con la fede.

Certo è che se un cliente mi dice che per lui la religione è importante questo fattore diventa decisivo nella ricerca di possibili partner, visto che la religione invade ogni ambito pubblico e privato. Non bisogna dare per scontato il rispetto reciproco e si deve valutare caso per caso. Nonostante quello che si può pensare, nemmeno i più ricchi e di successo dei nostri clienti si credono, a parte qualche eccezione, i padroni dell’universo: diversamente non avrebbero la forma mentale per cercare un compagno o una compagna di vita facendosi aiutare da professionisti. Do molta importanza alla storia personale e ho notato che molte persone di successo hanno avuto nella loro vita diversi momenti di fortuna negativa, anche di più rispetto alle persone che il successo non l’hanno avuto. Queste biografie non necessariamente portano alla fede in Dio, ma di sicuro portano ad essere più umili e concreti. Solo una minoranza dei clienti di Ivy deve i propri soldi a un’eredità o a colpi di fortuna, su questo fatto si potrebbero costruire molte teorie ma io mi limito a portare la mia esperienza personale. Chi ha conosciuto la perdita di un figlio, la bancarotta, la malattia, è forse più portato a non buttare via il tempo che gli rimane da vivere.

Non tutte le religioni sono uguali, dal nostro punto di vista. Ad esempio posso dire che dopo tremila clienti reali e altre migliaia di incontri con clienti potenziali il numero di musulmani che si sono rivolti a noi non è superiore a venti. E si trattava in ogni caso di inglesi o francesi con una mentalità aperta, cosmopoliti, il cui rapporto con la religione era al massimo di tipo culturale. Ci sono molte donne che non vogliono incontrare  uomini musulmani, per motivi che non c’è bisogno di spiegare (volete che diventi un obbiettivo dell’Isis?), ma per noi il problema non esiste visto che, come detto, i nostri clienti musulmani sono pochi e tutti associabili a quel 75% che alla religione dà scarso peso.

Ma anche uscendo dai discorsi sull’Islam devo dire che i matrimoni fra persone di religioni diverse, anche quando la fede è soft o non c’è proprio, spesso non funzionano nemmeno quando tutti gli altri fattori (attrazione fisica, affinità di carattere, interessi culturali comuni) funzionano. Forse la pressione delle rispettive famiglie e dei rispettivi ambienti, più probabilmente le discussioni per l’educazione dei figli. Secondo il senso comune le donne sarebbero più religiose degli uomini, secondo la mia esperienza non è vero. Di sicuro più è elevata la casse sociale e meno la religione diventa un fattore di rischio per il matrimonio.

Il direttore di Indiscreto mi chiede quanto la religione conti per il sesso (sempre lì vuole arrivare!), ma non ho una risposta. Non controllo i miei clienti in camera da letto, in generale penso che l’educazione religiosa avuta da bambini condizioni il proprio atteggiamento verso il sesso, ma la chimica c’è o non c’è. Nostro dovere è mettere in contatto persone fra cui può (non ‘deve’) esserci chimica ed evitare di far incontrare persone fra le quali sicuramente la chimica non scatterà mai, a meno di miracoli. Venendo ai miei clienti italiani, ovviamente non posso fare riferimenti troppo specifici ma devo dire che sono rimasta sorpresa da due cose: sono più religiosi, o dicono di esserlo, molto più della media europea (sarà per la vicinanza con il Vaticano?), ed i giovani sono più religiosi degli anziani. In conclusione, basandomi soltanto sulla mia esperienza, la religione condiziona soltanto una minima parte dei matrimoni mentre è vero che molti considerano il matrimonio una religione. In cui credere o da cui scappare, ma comunque un qualcosa di molto importante.

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