Il suggerimento di Sacchetti

21 Novembre 2015 di Oscar Eleni

Oscar Eleni sotto la grande tartaruga disegnata da mano abile sulla casa dei padri separati di Sassari, uno dei tanti rifugi per chi, dopo un divorzio, è precipitato nella povertà. Abbiamo scelto Sassari perché anche la squadra di basket sembra vivere la povertà della separazione fra una moglie esigente, accidenti la squadra campione d’Italia, il gruppo del magico triplete 2014-2015, e barlafusi che starebbero benissimo nel libro sulla vita di Bobo Vieri dove l’Inter di Moratti è spiegata meglio delle statistiche e dei risultati. Diamo ragione a Federico Pasquini, manager che ha costruito il capolavoro con Sardara e Sacchetti, quando fa sapere al granatiere Colnago e al mondo SKY che non avrebbe senso cambiare tanto per dare ragione a chi aveva detto, già all’inizio, che il camaleonte è animale strano: cambia spesso pelle, però resta se stesso. A Sassari volevano una vita diversa, legata a certezze difensive più che fantasie offensive, dove c’è luce si tira, ma hanno sbagliato le domande al momento dei provini. Molti, al primo incontro, fingono di essere quello che tu vorresti, poi todo cambia.

Pensate alla stessa Milano che aveva messo nei contratti, scritti con inchiostro più simpatico di chi li sottoponeva, la clausola del pretoriano: venite soltanto se saprete servire fedelmente il nostro piccolo Cesare, il principe Alessandro Gentile per cui abbimo costruito un nuovo mondo, allontanando tutti quelli che avrebbero potuto o potrebbero creargli dei problemi. Sì, certo, come no. Tu Melli non la pensi così anche se Repesa ha promesso di farti diventare migliore? Arrivederci. Beato lui, diranno in tanti. Insomma, adesso in troppi parlano di “progetto Repesa” in totale sfascio. Fino a ieri l’altro il progetto era stato presentato come meraviglioso orgasmo collettivo, alla ricerca di qualcosa che non facesse dire persino a san Casalini il buono che uno scudetto in sette anni sembra poca roba per chi ha scelto il basket come trampolino non olimpico perché sembrava alto soltanto un metro.

Nella casa dei separati di Sassari, purtroppo, rischiamo di incontrare anche altra gente. Non vorremmo che da Reggio Emilia mandassero Max Menetti adesso che il nostro caro chef ha dovuto ammettere che in questa nuova Reggiana manca lo spirito che ne ha fatto società straordinaria, squadra intrigante, finalista dello scudetto. Lo avessero chiesto a noi, dopo la campagna d’estate, non avremmo fatto fatica a spiegare che certi lussi si pagano sul campo, che certi giocatori vivono di luce riflessa, si confesssano nel clan, decidono la strategia pro domo loro, alla squadra ci penseranno altri.

Borbottare anche nella settimana del riscatto europeo? Be’, se chiamate riscatto questa serie con 5 vittorie su 8 squadre allora hanno ragione i giocatori flanellisti: vi basta una lucciola e ve la godete. Certo che sono nei guai anche altri colossi: il Real Madrid, come dice Repesa per consolarsi un po’, è più o meno nella situazione dell’Emporio. Anche loro, come Sassari, vengono dalla stagione del tutto bene, adesso hanno gente con pancia piena, addirittura anche qualche campione d’Europa con Scariolo: erano destinati a mangiarsi la dote, perché l’omo, signor giudice, non xe de legno. Non parlateci del Panathinaikos dove Sasha Djordjevic sta scontando la pena di Tantalo dopo aver scoperto che sarebbe stato difficile sintonizzarsi con il Diamantidis vicino al viale dove tramonta ogni sole sportivo. Mal comune mezzo gaudio cantano i paggi dentro il Forum. Non riusciamo a capire la risposta di Armani dal labiale. Immaginiamo.

BOLOGNA LORO – Nella settimana dove la Bologna senza calcio ha riscoperto antichi amori che sanno dare ancora il piacere di soffrire e divertirsi voto alto al Valli che dopo aver battuto Sassari ha detto una cosa semplice e molto vera: a questi ragazzi della Virtus bisogna voler bene. Giusto, non sono i migliori della storia infinita fra le Vu Nere, magari soffriranno per la salvezza, ma lo spirito è giusto e se Fontecchio capisce che non esiste solo il tiro, ma tutto il resto, come nel finale contro Logan, allora il suo cammino come talento verso un futuro importante è davvero cominciato. Non certo quello di ieri l’altro quando sembrava che fosse un fenomeno di freddezza perché aveva infilato due tiri vincenti sulla sirena. Puttanate che hanno rovinato la carriera di tantissimi, cominciando da Bologna dove diventavi numero uno anche soltanto se passavi al Pavaglione e salutavi tutti.

GRAZIE VICIENZO – Abbraccio obeso ed artritico per Vincenzo Esposito che ha riassunto bene lo stato d’animo delle vittime dello starnazzio SKY per il piano di sopra, il basket meraviglio dove, per la verità, non c’è neppure la Cortellesi a deliziarci con la sua voce e la sua ironia: ”Il basket NBA – ha detto Vicienzo – non mi dà emozione. Preferisco quello del college”. Un parere, certo. Ma era ora che andasse sul palco un altro capace di urlare che la Corazzata Potemkin è una cagata pazzesca. Siamo grati al Diablo e a Meneghin. Che, sempre nella reggia sotto il cielo dove te la spiegano, incartano la verità, sanno tutto sulla velocità di rilascio della palla, ammesso che la palla ti arrivi, ha sintetizzato il basket di oggi: ”Pum pum, pum pum, un buco nel terreno, un blocco, be’ insomma questo gioco di oggi a me non piace”. Opinioni, certo. Così come è sembrata davvero sincera la domanda fatta nella stessa trasmissione ad Alessandro Gentile per sapere dove sta la sua preferenza fra ieri e oggi: “Non sono il tipo più indicato per rispondere…” Esatto. Bravo Ale e anche senza occhiali scuri di marca sappiamo che o principe diceva il vero.

KOBE NON FARE COSÌ – Dicono che Kobe Bryant abbia dichiarato che l’anno prossimo non chiuderà la carriera in Italia. È sicuro. Ai Lakers sembra averla finita da tempo, ma visto che la classe non è acqua, anche quella non allenabile, come diceva il vero Guru di Los Angeles ai tempi dei dispetti con Shaq, aspettiamo e sospiriamo, sapendo che alla Virtus dove Sabatini sogna di tornare più importante del Crovetti che ha allungato il suo impegno (ma va?), deve sempre mantenere la promessa al popolo di Casalecchio; avendo letto che a Pistoia, dove è nato, lo vedrebbero volentieri in campo; sicuri che a Milano sarebbero pronti con la banda d’Affori perché il cibo degli dei stuzzica ogni appetito.

GRAZIE BLATT – Felici di trovare bello sereno David Blatt, generale a Cleveland, sulla rosea e davanti al taccuino del Lopes Pegna che vive di calcio, ma piega il collo quando c’è roba succulenta negli altri sport. David e il mondo di LeBron, la sua vita americana dopo i bagni culturali nella grande Europa che ha cambiato il modo di vedere e pensare. Siamo contenti che abbia ammesso di essere stato influenzato dall’Olimpia di Dan Peterson (copiarla, avendo più soldi ancora, sarebbe stato difficile? Bastava partire da lì e non dal mondo come lo vedevano da Vulcano), siamo felici che abbia saputo descrivere così bene la Treviso che ha fatto davvero storia per questo sport, anche se restiamo perplessi sul Bargnani amato e difeso. Vero che il maghetto se trova un buon ambiente intorno rende molto di più, lo ha fatto nella Benetton, gli è successo nell’ultima nazionale, ma non può pretendere botti piene di soldi e tifosi ubriachi per lui se il minutaggio, anche a Brooklyn, cala così tanto.

MSTERI GAUDIOSI – Qualcuno ci spiegherà mai cosa accade a Valerio Amoroso che sembra resistere a tutto meno che alla tentazione di scontrarsi anche con chi è dalla sua parte? Una domanda che ci facciamo da quando lasciò il ritiro della Nazionale, tanto, tantissimo tempo fa.

Perché THOHIR che è diventato anche presidente del comitato olimpico indonesiano e pensa di entrare nei Minnesota T-Wolves non è interessato ad una squadra di basket milanese?

Perchè non sapremmo rispondere serenamente alla domanda che si è fatto Sacchetti dopo le delusioni dell’anno? “O a loro serve un altro tipo di allenatore o a me un altro tipo di giocatori”. Perché, volendogli bene, confonde un suggerimento che spesso, nello sport italiano, si accetta volentieri, come direbbe Zamparini. Anche se siamo convinti che se il pesce puzza dalla testa, allora bisogna guardare spesso più in alto dell’allenatore. Comunque sia, Sardara ha accettato il suggerimento esonerando Sacchetti che così dopo sette anni chiude il suo ciclo a Sassari. Sarà rimpianto.

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