Alaska, melò con lo spirito del Gattopardo

17 Novembre 2015 di Stefano Olivari

Lei di bellezza notevole, un po’ fighetta francese imbronciata e un po’ modella del genere non anoressico. Varrebbe in ogni caso da sola tutte le due ore di Alaska, uno dei pochi film usciti negli ultimi tempi che ci abbia ispirato un commento, per quanto si stacca dall’estetica media del cinema italiano. La storia è semplice e parte da Parigi: lei (Nadine – Àstrid Bergès-Frisbey, che comunque è spagnola e non francese) aspirante modella arrivata dalla campagna, lui (Fausto – Elio Germano) cameriere italiano con il pallino del mettersi in proprio. Storia d’amore di base semplice ma con una quantità di eventi, ribaltamenti e colpi di scena che rielaborano tutti i luoghi comuni del melò: i due fidanzati poveri ma belli, il carcere, il denaro come tentazione sempre presente, i momenti rivelatori, incidenti, ospedali, la concorrenza di uomini o donne di livello sociale superiore, morti.

Citazione o trash puro? Il dilemma è sempre lo stesso, per noi che con la nonna impazzivamo per Amedeo Nazzari e Yvonne Sanson. Con qualche dubbio votiamo la uno, perché Claudio Cupellini a 42 anni ha già un solido passato di cinema d’autore non palloso, oltre ad essere uno dei registi della versione Sky di Gomorra. Dopo l’inizio in Francia l’azione si sposta a Milano, dove Fausto in società con il neo-amico Sandro (Valerio Binasco) rileva un locale in via Piero della Francesca chiamnato Alaska e lo rilancia alla grande.

Il locale è in una chiesa sconsacrata e si tratta chiaramente del Gattopardo, teatro delle interminabili notti di Erminio Ottone (prima della svolta Castorama-Leroy Merlin), ma soprattutto di Ronaldo e Adriano, che Franco Rossi durante le sue passeggiate all’alba spesso incontrava urinanti nei pressi, in compagnia di personaggi da non presentare alla propria figlia adolescente. Il film è di sicuro eccessivo, con una sceneggiatura a tratti zoppicante, ma ha una vitalità di quelle che scuotono: se fosse musica diremmo che è up-tempo. Che sia merito del Gattopardo, citazione nella citazione?

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