Samurai contro ninja

10 Agosto 2015 di Oscar Eleni

Oscar Eleni da Uximal, Yucatan, sotto la Piramide dell’indovino che, però non ci dice nulla sull’Eurobasket anche se aveva capito facilmente che le braghe FIBA sarebbero calate davanti ai russi pasticcioni, dopo aver gustato il mondiale di nuoto nell’elegante castello con la cupola a forma di lumaca dove, per fortuna, non sentivi lo sbrodolio retorico di chi si allaccia sempre le cinture e beve adrenalina, quando invece tu corri al bagno per non sentire questo chiagni e fotti che aiuta poco a capire l’essenza vera di uno sport duro come il nuoto. Mammismo e mammolismo, iperboli e cadute che spesso spiazzavano una voce tecnica competente, coinvolgente, sempre interessante come quella del Luca Sacchi che illumina quello che avviene dentro e fuori vasca. Bravo lui e bravissimo Domenico Fioravanti a tenere acceso il lume in quella chiesetta lugubre del pre e dopo gara mondiale. Comunque sia diciamo a Sacchi che ha ragione quando considera Paltrinieri un samurai del grande nuoto, mentre aveva torto, ma si è spiegato meglio di ogni altra cosa, il tipo che lo paragonava ad un ninja, il male assoluto nella storia romantica del Giappone secolare.

Cercare la storia del pianeta col sistema numerico dei maya come ci sprona a fare, con talento, Piergiorgio Odifreddi, sapendo di essere sotto scomunica perché questo preambolo apre il discorso su Azzurra Tenera che, a quando si legge, si dice, ha incantato i visitatori del tempio dedicato a Cesare Rubini nella città di Trieste che è meno smemorata di quella Milano dove sta nascendo il comitato per erigere una statua sul Principe da mettere davanti al Pala Armani, ammesso che ci sia e si finisca la riedificazione del Palalido. Se l’assessora Bisconti andasse a leggere le carte scoprirebbe che il palazzo ricostruito avrebbe dovuto essere intitolato all’allenatore più scudettato del nostro basket. Certo è difficile negare a chi paga davvero ed è stato preso in giro dai costruttori  questa scelta sul nome della piccola arena per picnic di allenamento, inutile per campionato ed eurolega, non si può arrivare a 7.000 posti, già insufficienti per chi ha avuto il pienone, oltre i 10.000, tante volte persino nella puzzolente arena di Assago. Comunque sia, una statua come quella che in America hanno dedicato allo squalo Tarkanian andrebbe bene e c’è già una missione diretta a casa dell’ex azzurro Conti, stella del nostro basket e della Bologna innamorata del tiro al paniere, artista di grande qualità, pittore, ma anche scultore. Vedremo. Intanto i boys di don Zaninelli sono in movimento, speriamo abbiano successo.

Della nazionale avremo tempo di parlare quando si giocherà davvero, cioè dal 5 settembre a Berlino, cominciando contro la Turchia. Petrucci, contrariamente al Barelli del mondo acquatico con 14 medaglie al collo, avrà il pieno sostegno del Malagò che lo ha sostituito alla guida dello sport italiano, sempre lontano dalla scuola, sempre senza un responsabile di governo capace di ascoltare il grido di dolore che viene dalla base dove servirebbero aiuti concreti a progetti seri e, invece, si sbatte sempre sulle stesse cose, sperando di commuovere custodi di palestre che mettono la cera, ma poi scappano se cadi e ti rompi una gamba. Petrucci smanioso e vicino ad Azzurra in quel di Trieste per evitare qualche pasticciaccio brutto come l’anno scorso. Meglio così. Il gruppo sembra compatto, i suoi medici sono nella collana dei gialli della scimmia, non parlano, sentono, ma non dicono quello che raccolgono nel confessionale della fisioterapia, vedono anche fra le fibre maltrattate di chi pensa davvero che la vita nello sport sia soltanto cuccagna. Perfetti.

Certo resta il famoso mistero Cervi, firmato e poi ricusato da Milano. Spiegazioni? Zero. La Gazza, che in casa Emporio prega sull’altare preferito, ha fatto finta di cadere nel trucco della misteriosa ricusazione. Brava. Certo avrebbe anche dovuto approfondire. Zero. Sono stati intervistati in tanti, mai Cervi. Mai il suo procuratore. Ma la stessa Milano, che non ha chiarito il matrimonio in bianco, una delle poche cause per avere il divorzio anche dalla sacra Rota, ha preferito glissare. Ora i problemi sono tutti per il Pianigiani, già alla ricerca di un centro che possa armonizzare le sue stelle, alle prese con due frustrazioni non da poco: Cusin è quello che si trovava nella squadra scudetto di Sassari, non gli capiterà più, e ha scelto il profilo basso di Cremona aggiungendo di suo un incidente domestico che gli ha “fregato” anche i play off. Per Cervi problemi psicologici molto più grossi di quelli che potrebbe procurarsi quando chiede in prestito la chitarra a Gigi Datome. A metà stagione si è lasciato sedurre dalle offerte di Milano, fingendo di non sapere chi erano stati i suoi genitori cestistici a Reggio Emilia, si è separato in casa prima di farsi male. Recupero difficile, partite quasi tutte orribili, finale in chiaroscuro. Divorzio consensuale con Reggio Emilia, viaggio verso Milano scoprendo, ohibò, che sarebbe stato il quinto lungo a disposizione di Gelsomino Repesa. Nuova crisi d’identità che Azzurra non potrà guarire perché forse rischia il taglio anche se sull’argomento capiremo con fatica perché ci sono più dubbi sul talento di Della Valle che sul resto dei presunti registi della poco nobile casa, più incertezze sull’atipicità di Pascolo che sulla banale presenza di tiratori che non servono se in difesa hanno il sederino pesante. Comunque sia è dall’anno scorso che il Pianigiani ce la spiega lasciando a sedere i due. Questa volta, magari, li metterà pure alla porta o, genialità degli ometti alfa, saranno nel gruppo per vivere da famiglia allargata, lasciando che sia Poeta a scrivere i madrigali sulla vita di gruppo.

Prima del congedo mentre De Longhi, contrariamente a quello che dicevano certe comari, ha dato un biennale come sponsor alla Treviso di Vazzoler e Gracis, si scopre che questo bel campionato a 32 squadre diventerà una cartina dove il sole non tornerà tanto facilmente sulla testa di società gloriose. Una promozione in tutto. Una confusione in tutto. Un piano instabile venduto come innovazione, quando invece, dice il mondo delle “minori” è soltanto un pantano dove devi pure svenarti per metterci il piede.

Per chiudere una noticina su quello che ha scritto Pea spiegando bene il penoso caso Varese-Caja che non fa onore ad un presidente che davanti alla legittima richiesta di pagamenti dovuti spiega all’interessato di aver fatto bene a non riconfermarlo. La stessa logica di chi prende a calci chi raccoglie pomodori per pochi centesimi. Era tanto che non ci sentivamo in sintonia con l’ex inviato del Giorno, anche se lui parla spesso della militanza al Gazzettino, siamo contenti di condividere ancora qualcosa, non tutto, perchè il finale sulle qualità di Artiglio sembra un tantino esagerato: bravo , ma non il migliore.

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