Lo scudetto di Sassari e Reggio Emilia

27 Giugno 2015 di Oscar Eleni

Oscar Eleni nella notte delle lanterne, dei piccoli capricci del destino, quel tiro di Polonara che girava dentro il canestro e poi andava a perdersi insieme alla partita scudetto, delle rivelazioni sgradevoli da rimangiare. Avevamo passato metà dell’anno a criticare gli anarchici della brigata Sassari, riconoscendo che erano davvero i diavoli scelti dal destino per scrivere la nuova storia di questo basket italiano che, senza quasi accorgersene, aveva in finale due società con dentro l’anima, credenti in qualcosa, squadre diverse ma cuori meravigliosi, tenendo conto del fattore umano che spesso sfugge ai ricconi della terra. Laudate siano Sassari con la sua Dinamo e Reggio Emilia che non è mai stata grissino, ma soltanto un Bon prodotto, proponendo all’azienda che la sponsorizza un prodotto con qualcosa di speciale, peperoncino e dura madre.

Per Polonara Achille e la sua ira gioiosa nella finale scudetto siamo andati a cercare fra le pagine di Omero, per Sassari ai versi dell’inno della brigata militare dei sassarini per cui davvero non c’è denaro che possa pagare il loro impegno, anche se di soldi ne hanno presi, pur in questo periodo difficile per tutti quando gli agenti scodinzolano e fanno sapere in giro che anche le società meravigliao fanno fatica a reggere l’urto e, non tanto casualmente, si vedono depredate dei giocatori quando sono ancora in corsa. Lawal al Barcellona con un triennnale milionario, Logan stuzzicato dalle grandi di Atene anche adesso che la Grecia sembra al collasso, Brooks e Sanders inseguiti da tutti, anche da quelli che li hanno bocciati in passato.

Per la brigata di Romeo Sacchetti che ha fatto il suo triplete nel nome del professor Guerrieri, il suo maestro di vita, il più intelligente di quelli che gli hanno dato il suggerimento di mettere al servizio degli altri quello che aveva imparato in una carriera da giocatore dove ha conosciuto il genio di Lamberti, ma anche il magistero ruvido del Sandro Gamba che venerdì notte ha sicuramente brindato con la sua Coca light, facendo arrabbiare la Stella, per questo omone che è diventato grande giocatore di livello europeo nelle nazionali del nostro Spartacus di via Washington.

Non chiedeteci se abbiamo fatto il tifo per la Reggio Emilia che sapeva di buono, fatta quasi tutta in casa da Dalla Salda, Landi e Paterlini, o per i Dimonios del Sardara geniale che magari non è stato sempre in sintonia con l’allenatore che lui aveva fatto firmare per cinque anni quando ancora il progetto Dinamo era vincolato ai due Diener, ma si evolveva tenendo ben stretti italiani come Brian, il figlio di Sacchetti, Giacomo Devecchi, il Vanuzzo che a quaranta anni si è vinto uno scudetto, perdendo ad inizio stagione uno come Cusin che ora si mangerà i gomiti per una scelta sbagliata, meglio stellina a Cremona che pivot da combattimento a sostegno di una piovra imperiale come Shane Lawal. Eravamo soltanto esaltati da una sfida che ha dimostrato, come avrebbe detto Shakespeare, che il movimento dirigenziale è piccino, ma i giocatori e le società sono fieri assai se hanno potuto battersi Reggio e Sassari invece della Milano che poteva soltanto perdere lo scudetto che infatti ha lasciato alla gloria degli altri.

Per la diretta in prima serata sulla Rete Tre sono stati sacrificati dalla solita Lega del masobasket tutti gli altri media disponibili, concedendo soltanto ribattute da non tante copie, ma questa volta vanno perdonati se non capiti, perchè davanti alla grande vetrina dovevano pur fare una scelta, magari mettendosi a pecoroni, però le cose in questo paese vanno così. Il basket, come la pallavolo, ha convinto i ciechi della Rai a concedere un canale nazionale.

Si scrive di notte per lasciar partire il diretur verso Pantelleria. Lo si fa commossi per quello che ci hanno dato Reggio Emilia e Sassari. Doloroso vedere la delusione di un grande come Landi, bello guardare Sardara camminare elegante sulla linea della felicità in casa d’altri senza mai esagerare, con uno stile che pochi avrebbero avuto per il primo storico scudetto della Sardegna che ricorda così da vicino quello del Cagliari calcio di Riva e dello Scopigno che era filosofo ben diverso dal Sacchetti che entrando in stanze di giocatori fumosi ha comunque saputo trovare le parole per convincerli a credere che l’impresa era possibile, dopo il 2-0 subito a Reggio, dopo aver visto gli avversari mangiarsi la dote a Sassari per ben due volte, dopo il 21-4 per gli emiliani al 10′ nella partita scudetto. Sì, hanno vinto anche segnando 4 punti in un quarto, se non è un capolavoro di recupero mentale questo raccontateci di altri allora.

Le pagelle delle protagoniste che hanno avuto tutto l’interesse che meritavano anche se la Milano scornata non ce l’ha fatta a trattenersi nella settimana scudetto dove la luce la meritavano altri, buttando a mare Banchi per ingaggiare con un biennale Gelsomino Repesa che ritrova in Italia una corazzata, come era la sua Fortitudo Bologna, come avrebbero potuto esserlo Roma e magari Treviso se fosse arrivato in momenti diversi, prima di cercare altrove, in Turchia e poi in Croazia il suo porto di quiete che ora ha abbandonato per cavalcare questo Admiral da gran premio che gli offre l’Emporio Armani temendo sempre che spunti da qualche prato della Virginia un cavallino come Secretariat. Certo lui è un allenatore eccellente.

DINAMO SASSARI: 9 alla società,a Sardara e Pasquini.

LOGAN 8: il professore ha colpito quando gli avversari pensavano di aver già preso lo scalpo di Sassari. Bravo anche quando la fatica lo ingrigiva.

SOSA 6.5: Un cerino da portare fra barili di polvere, qualche volta li ha fatti saltare, altre volte è saltato lui.

SANDERS 8: Sembrava perduto prima dei play off, confuso, poi è diventato uomo chiave e l’MVP della finale meritatamente.

DEVECCHI 6.5: Quello che doveva dare lo ha dato, anche se speravamo in maggiori progressi.

LAWAL 9: Senza le nubi ai tiri liberi sarebbe stato il vero signore degli anelli. Sarà per sempre negli incubi di Milano e della stessa Reggio Emilia per 5 partite su sette: la prima finale non c’era per squalifica, nell’ultima è stato imprigionato bene.

CHESSA 6: di stima, nella speranza che possa crescere bene, magari dove può giocare.

DYSON 8: Lui ha trovato il santo Graal, ma sempre lui lo ha anche buttato nel burrone. Genio sregolato, ma protagonista del triplete sassarese.

SACCHETTI 7: Non ha quasi mai tradito, anche quando sembrava troppo pesante il carico da portare.

VANUZZO 6.5: Quasi un capitano non giocatore, ma un paio di zampate si ricordano nei play off.

BROOKS 8.5: L’uomo che ha legato vecchio e nuovo, magari ombroso, magari incompreso come a Cantù in certe occasioni, ma un gigante dei faccia di bronzo.

ROMEO SACCHETTI 9: per lui Cittini, Maffezzoli e il preparatore Boccolini laurea con bacio accademico. Si merita ogni abbraccio anche quando ha maglie troppo sudate. Era un re in campo, lo è diventato in panchina anche quando la squadra peccava come in Eurolega.

REGGIO EMILIA 9 ad una società che ci ha indicato la strada, peccato che debba giocare in palazzo orribile, ma Landi e Della Salda avranno il loro palas arzan degno dell’europa.

MUSSINI 7: Bella stagione finita con un brutto infortunio. Testa, temperamento, tiro, talento.

POLONARA 9: Finale da campione dopo aver fatto tutti i passi giusti per crescere come uomo e come giocatore. La sua settima di finale meritava un premio, gli restano lacrime da vero uomo.

LAVRINOVIC D. 8.5: Averne di gente con questa classe che sposa un’idea anche zoppicando.

DELLA VALLE 7.5: L’uomo del rock e della faccia d’angelo che diventava cattiva in battaglia. Avevamo ragione a dire che in nazionale meritava più spazio dei cocchi del cittì, certo ogni tanto va in bianco come in gara sette, ma a 22 anni, da esordiente, ha fatto cose bellissime.

PINI 6.5: Poco spazio, ma quello che avuto se lo è guadagnato col temperamento in gara sei.

LAVRINOVIC K. 6.5: ha dato quello che aveva prima di lasciare spazio al gemello.

KAUKENAS 9: Un violinista sul tetto della stagione, l’uomo di Vilnius come il comandante dell’Ottobre rosso, mai domo anche quando la fatica lo annebbiava.

CERVI 6.5: Soltanto alla fine è uscito dalla trappola dove si era messo da solo turbando l’armonia interna con l’ansia di andare altrove, magari Milano che è specialista per turbare anime ancora da formare. Comunque per la Nazionale potrebbe essere pronto.

SILINS 7: Tante qualità, tante pause, un infortunio alla fine. Finalmente ha capito che la sua America è a Reggio.

DIENER 6.5: Gli è capitato di tutto, ma alla fine ha trovato qualcosa del vecchio Mandrake, tardi, ma lo ha fatto con l’umiltà dei grandi.

CINCIARINI 9: Una stagione capolavoro avvelenata dalla fatica proprio alla fine. Un capo branco stupendo, uno vero come avrebbero dovuto scoprire anche a Cantù.

CHIKOKO 7: Ha margini notevoli per diventare uno che conta. Doveva imparare regole del gioco e della vita di gruppo, ma alla fine c’era.

MENETTI 9: Per lui, Flavio Fioretti, Cagnardi e il preparatore Tibiletti laurea con lode anche se in città non tutti sono stati sempre dalla sua parte. Un bell’allenatore.

Oscar Eleni, in esclusiva per Indiscreto

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