Leo Mattei, il nostro commissario anarchico

1 Giugno 2015 di Fabrizio Provera

I riferimenti cinematografici del cazzeggiatore colto, quindi del lettore medio di Indiscreto, sono indiscutibilmente due: l’epopea dei Vanzina, da Sapore di Mare a Vacanze di Natale (a proposito, rivisto per la volta 107 Sapore di Mare 2: con gli occhi di oggi interpretazione di Massimo Ciavarro davvero sottotono, molto meglio Maurino Di Francesco), e i poliziotteschi. Allo stuolo di personaggi psico-lesi, vagamente di sinistra, depressi e nichilisti senza Nietzsche, in pratica tutti i protagonisti dei film alla Antonioni, Sorrentino o Matteo Garrone (tranne il grande Toni Servillo), noi abbiamo sempre preferito i Jerry Calà, i Tomas Milian, i Maurizio Merli, i Franco Gasparri. Questione etico-estetica.

Sono due i fatti connessi alla cinematografia che ci hanno ridestato dal torpore e fatto (ri)vedere la luce: un bel pezzo sul blog Barbadillo.it, uno dei pochi spazi intelligenti di riflessione a destra, e la visione delle prime due puntate di Leo Mattei-Unità Speciale, la serie che ha spopolato in Francia con ascolti da capogiro che ora è approdata su Fox Crime, interpretata da Jean Luc Reichmann (che dà il volto proprio a Mattei). L’antefatto è stata la riflessione di Barbadillo, in relazione a Cannes, secondo cui “il nostro cinema s’è imborghesito nelle commediole a sfondo psicanalitico e moraleggianti interpretate sempre dagli stessi attori. Il cine-panettone, che pure fu ultimo baluardo di originalità italiana, è ormai filone esausto per autoconsunzione”.

Ecco invece comparire Leo Mattei, spregiudicato, dai metodi spicci, che sbatte il muso di un francese di seconda generazione in una zuppa di cipolle. Il commissario insofferente alle regole, che se ne fotte dei giudici e mira al sodo, ritrovare e salvare minori spariti, scomparsi, vittima di violenze. Con una voglia tra fronte e naso che ce lo fa sembrare imperfetto, quindi più umano, Leo Mattei rinverdisce i fasti del grande Luc Merenda, attore francese del genere belloccio da fotoromanzo che fece stragi di cuori a fianco di Milian, negli anni Settanta (epica la sua interpretazione in ‘La Polizia accusa, il servizio segreto uccide’), poi ritiratosi dalle scene e finito a fare l’antiquario a Parigi.

Leo Mattei, invece, è come suggerisce Barbadillo “il commissario di ferro, muto per definizione, vocazione e indole, non parla ma agisce. Si confronta con gli istinti del popolo minuto, frequenta i circoli dove incontra soffia e capetti, sbuffa alle richieste dei suoi superiori eternamente pavidi, vorrebbe far un solo falò delle leggine che consentono alla giustizia di farsi beffare in continuazione da legulei senza scrupoli. Senza macchia e senza paura. Il suo ruolo non gli consente di avere una famiglia tranquilla o una carriera soddisfacente. È lui il paladino degli onesti ed ha il volto baffuto di Maurizio Merli e l’Alfa Romeo d’ordinanza. Il delinquente de borgata è logorroico per contrappasso. Senza pietà in un mondo di squali, spara, uccide, ridacchia, beffa la morte e ghigna. Ammazza senza ragione, non conosce sentimenti e oltraggia le vittime. É, spesso, tipo ironico. Frequenta puttane e professionisti. Sboccato e violento, vuole arrivare lassù in cima dove c’è la gente perbene che frequenta i night alla moda e prende per il culo brutti, poveri e storpi. Spesso ha mandanti altolocati. A volte ha la gobba. Sempre, però, indossa la ghigna furfantesca di Tomas Milian e guida la Citroen DS”.

Leo Mattei, ovviamente, ci piace parecchio perché è un anarchico libertario, uno che sicuramente vota Front National: una specie di fascista, o di post fascista. La risposta transalpina a Maurizio Merli. Con un cognome così, inoltre, il commissario ci fa tornare in mente l’anti-americanismo e il filo nazionalismo del suo omonimo che guidò l’Eni sino al 1962. Insomma, Leo Mattei è il riscatto di molti di noi cazzeggianti indiscreti. Assieme ai Vanzina, a Sergio Martino, Ferdinando Di Leo, Ugo Piazza, l’Americano, Henry Silva, Mario Brega e gli indimenticabili caratteristi dei Settanta. Comandante Mattei.. a noi!

Fabrizio Provera, in esclusiva per Indiscreto

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