Il secondo inizio di Esposito

11 Maggio 2015 di Oscar Eleni

Oscar Eleni in fuga dal delirio di Pesaro e dalla mortificazione di Caserta, pur ammirando la misura dei vincitori e quella dei vinti che hanno dato una lezione a tanti finti amanti dello sport, per essere viandante nella Linguadoca francese, chiedendo asilo politico al sindaco della città di Sète dove sono nati, da gentori con origini italiane, lo splendido Brassens interpretato dal nostro Nanni Svampa e Ambroise Paul Toussaint Jules Valery, poeta sublime. Siamo andati nel Rossiglione, fra le barche di quel porto dove ci si imbarca verso l’Africa, per mangiare il sale di una citazione del figlio di un doganiere corso e di una genovese che aveva un padre ambasciatore del regno di Sardegna. Citazione per potenti che dovrebbe risvegliare quelli che si credono tali in questo piccolo mondo antico conosciuto come basket italiano: se qualcuno ti lecca le scarpe, mettigli il piede addosso prima che cominci a morderti.

Cosa c’entra con un campionato arrivato al primo verdetto? Non molto se fate fatica a guardarvi intorno e dovrebbero capirlo i favoriti di Milano, gli sbarazzini un po’ leggeri, in ogni senso, della Virtus ricreata, gli arabi fenici di Sassari, persino quelli di Trento, i più coccolati ed ammirati dal reame, la Cantù riportata all’onor del mondo con il colpo Ron Artest, l’artista che si fa chiamare Metta World Peace, gli Arzan testa quadra terzi in un campionato di sventure dove il fuoco amico ha fatto gli stessi danni che hanno mandato a gambe all’aria Milano nel torneo europeo, non parliamo di Venezia e del Recalcati record perché anche sull’ultima gondola parlano bene di loro e di Brugnaro, anche se poi aspettano di sentire il plof nella laguna che esiste anche al Taliercio in terra ferma, mentre tutti sappiamo che a Brindisi sono sospesi fra il mare della soddisfazione per il play off e quello con troppe sirene che promette porti inaccessibili.

Insomma per tutta questa gente sarà bene tener conto delle parole del nostro Valery, ma anche di guardarsi dalla legge di Murphy come diceva un grande umorista americano che non è Peterson: le probabilità di incontrare qualcuno che conosci aumentano quando sei con qualcuno con cui non vuoi essere visto. Il play off è proprio questo. Uscire di casa con la soddisfazione di aver fatto meglio di tanti altri, prendere sottobraccio la fortuna e pretendere che non si veda. Servirà a quasi tutti, perché a dir la verità l’Emporio Armani è così superiore alle altre che non avrebbe davvero bisogno dell’aiutino, ma insomma le cose stanno così a sentire gli eliminati, cominciando da Pistoia che si è inguaiata in casa contro Varese mettendo la bosineria prealpina in grande angosca. Eh sì. Attilio Artiglio Caja ha fatto benissimo il suo lavoro, però non sa ancora se potrà iniziare la stagione alla guida del carro di Tespi che all’inizio aveva il suo capo dichiarato in Pozzecco. Conosce il copione, sa bene come vanno certe cose. Meglio preparare gli sci. Tanto alla fine del prossimo girone d’andata ci sarà sempre qualcuno che fingerà di non sapere che l’ex esattore delle tasse pavese è un tipo duro, da pane al pane e asino all’asino, e gli chiederà la salvezza del “progetto” quasi sempre a pene di segugio.

Non l’hanno avuta questa fortuna neppure ad Avellino perché sono andati a prendere dei barlafusi dalla bocca larga che hanno fatto diventare nemico, per una piazza che lo voleva sindaco, il Frank Vitucci che ora sa bene cosa vuol dire sbagliare le scelte puntando sul luccichio delle giocate e non sulla luce dell’anima di un giocatore. Avevano quasi tutto, non il senso della misura.

Non parliamo della malasorte di Cremona, perché con Cusin avrebbero cavalcato davvero in altre praterie, ma, per fortuna è rimasto il buon senso e questo rinnovo per Cesare Pancotto ci dice che fra tette, torrone e torrazzo c’è una bella società di basket.

Su Roma settimina abbiamo già scritto tante volte. Col poco che aveva elettrino Dalmonte ha fatto davvero cose interessanti in Europa e persino nel campionato concluso con tanti giocatori a pezzi in una società che dal primo giorno non sapeva, non lo saprà fino ad agosto, se del doman vi può essere certezza, perché chi tentenna se la prende, magari, con gli arbitri, mai con se stesso, mai con quel portafoglio sempre più povero.

Anche a Capo d’Orlando possono dire di aver visto tutte le streghe sul loro bel mare, però se la sono cavata, pazienza se non tutto ha funzionato, si fa una grande fatica a giocare contro chi ha di più, troppo davvero per competere, comunque sia la neopromossa è andata in salvo con largo anticipo, cambiando squadra tante volte.

Ecco un altro argomento di fine stagione per chi manderà troppi giocatori in vacanza. Sapete cosa dicono di voi, vari rappresentanti della intellighenza nostrana scambiata, davanti a funghi psichedelici, come la miglior scuola tecnica europea, che in allenamento ve la prendete, quasi sempre, con chi alla domenica non andrà in campo, che buttate via tante mattinate di presunte sessioni video per non fare lavoro individuale, che sprecherete l’ultimo mese di contratto a cercare altri barlafusi senza tentare di migliorare chi avete in casa. Chi lo dice? Molto spesso chi vi paga. Tante volte la gente che viene a vedere i vostri allenamenti (ah, ecco perché si chiudono le porte come faceva il nuovo hidalgo di Spagna, il Sergio Scariolo che è salito al volo sul cavallo della nazionale iberica, altro che nuove opzioni, questa è la più adatta al suo modo di vivere la professione dove è certamente fra i grandi), nella maggioranza dei casi i giocatori che amministrate perché quelli non tacciono, racconta in giro i vostri pregi, ma, soprattutto, i vostri difetti.

Dovreste blindare gli spogliatoi, tenere le squadre in ritiro permanente, ma, purtroppo, c’è internet. Insomma chi vuol sapere conosce la realtà delle cose, certo distorta, magari, per scaricare sul altri le proprie colpe, diciamo il non saperer vivere in una squadra e giocare per gli altri non soltanto per la propria gloria da statistica. Anche questo è facile da scoprire, basta andare dove i giocatori offrono da bere a tutti, certo si va dalla gazzose alle magnum di champagne, ne sentirete delle belle, soprattttuo se troverete dei fumati e degli ubriachi. Ce ne sono. Chiedete a chi fa esami interni o volendone fare trova l’interessato in fuga. Non parliamo poi dei nuovi clan che hanno sostituito società fantasma. Una volta tutto era sacro, ma all’interno del gruppo. Ora tutto viene profanato per il bene personale, ammesso che i bei soggetti abbiano tutori davvero disinteressati.

C’è del gran marcio in questa Danimarca dei canestri e non vorremmo che il contagio prendesse pure la Nazionale prima di cominciare perché se a Gallinari sono pronti tutti a fare posto, per gli altri si fa il calcolo sui minuti da dividere. C’è tanta nebbia intorno ad Azzurra Tenera. Lo diciamo adesso prima di vedere radunato il carrozzone dei privilegiati scelti dal piccolo principe della Lupa, il Pianigiani che, frequentando giornalmente la federazione, ha preso casa a Roma, è sempre sulle scale di via Vitorchiano, sentirà lo spiffero di certe passioni, persino il cupio dissolvi di chi preferirebbe vederlo cadere subito per poter iniziare altri programmi, dite che è una puttanata perché Petrucci per andare a Rio cederebbe subito la carica di sindaco al Circeo, con altre persone. Messina? Be’. Il primo amore di un presidente, di un segretario generale, non si scorda mai.

Dalla Linguadoca pagelle nel rimpianto di aver dovuto congedare dalla serie A la nobile contrada di Caserta, anche se in Terra di Lavoro sanno che anche il cavalier Maggiò non trovò soltanto rose prima di spianare Pezza delle Noci.

10 Per Vincenzino ESPOSITO e il presidente onorario IAVAZZI perché alla fine, nella amarezza di squadra, dei tifosi, sono stati davvero i migliori in campo: stile nella sconfitta, ammissioni di colpa, soprattutto per i dirigenti che hanno sbagliato in partenza e tollerato certe presenze anche quando era chiaro che non tutti remavano dalla stessa parte. Per ENZINO l’inizio di una carriera che potrà essere bella: ha testa, competenza ma, soprattutto, passione.

9 A PAOLINI, nobile stirpe pesarese, Ario Wimbledon COSTA e CIOPPI per aver portato in salvo una delle squadre di basket più amate, perché rappresenta una città dove il basket ha avuto maestri importanti, giocatori straordinari, storie che ne hanno illuminato la scena. Lo hanno fatto col saio anche sacrificando il Dell’Agnello che aveva fede, ma non la febbre del primo anno, in assoluta povertà e siamo convinti che il primo a festeggiare è stato ancora Valter SCAVOLINI che ama quella sua creatura, un po’ come Gilberto BENETTON spinto fuori da chi non ha mai capito cosa erano la Ghirada, la Verdesport, la Pallacanestro Treviso, anche se oggi i nuovi nocchieri hanno trovato nuovi giacimenti che potrebbero restituirci la Marca amorosa dei canestri.

8 Alla LEGA per aver fatto pace con le altre due testate sportive e infatti ieri i play off sono stati presentati al Corriere dello Sport (padrone pure del Tuttosport del Guerini mai domo), per averci regalato l’ultimo turno ad un orario decente per poter almeno lavorare. Certo siamo nella palude di sempre, chi amministra gli spazi trova ad ogni bar una scusa buona per dire che il basket va comunque liofilizzato, sappiamo che il play off in mano alla RAI, dove ti spiegano due volte la stessa partita, ballerà nei palinsesti, ma noi ci accontentiamo delle bucce che ci ha tirato la Lega dei Marino. Fingendo di essere felici anche se dovrebbero ben guardarsi dai famosi leccapiedi che vorrebbero comandare anche il mondo delle statistiche.

7 Per Andrea CINCIARINI e Luca VITALI, si devono scrivere anche i nomi perché hanno fratelli bravi, i primi nella classifica degli assist. Due italiani accidenti. Buon per la Nazionale, ammesso che trovino posto, ma intanto c’è un dato di fatto: il primo è stato bocciato da Trinchieri a Cantù e, per fortuna sua, ha trovato un posto vero dove mostrare il talento; il secondo ha deluso se stesso e i suoi tifosi nella grande Roma, nella grandissima Milano, per non parlare di altri posti che non siano Montegranaro o Cremona. Insomma è gente su cui devi lavorare, tenendola in palestra e non davanti allo specchio.

6 Alla città di TRENTO per la splendida e splendente giornata di grande sport iniziata alle 12 con le finali scudetto della pallavolo e terminata con le Aquile pluripremiate di BUSCAGLIA, TRAINOTTI, MITCHELL, che mettevano gli artigli sul quarto posto in classifica garantendosi una eventuale quinta partita contro Sassari nel suo nido. Dalla guerra per la concomitanza, con parole al vento sulla importanaza di certe cose, esagerazioni da dimenticare senza portare rancore, ai due esauriti in un palazzo che, purtroppo, non ha potuto ospitare, soprattutto per il volley, diciamocelo chiaramente, tutti quelli che volevano esserci. Collaborare a Trento non deve essere difficile, certo non facilissimo, le ore di palestra sono sempre una trappola, se Longhi e Mosna hanno potuto mettere insieme società così importanti per lo sport italiano.

5 A DOMERCANT che è mancato proprio nella partita decisiva per la Caserta che con cui si era messa a volare. Lo puniamo per castigare noi stessi colpevoli di ignoranza regolamentare. Eravamo convinti che i giocatori delle squadre eliminate potessero essere riciclati entro il 15 in altre squadre italiane. Domercant sarebbe stato uno dei primi da scegliere. Puttanate. Si possono prendere soltanto giocatori che arrivano da altri campionati europei come potrebbe essere l’ARADORI che VENEZIA ha chiesto all’ESTUDIANTES.

4 A VARESE che ha dovuto ingoiare tre rospi in questo tormentato fine stagione: primo di tutti quello dell’abiura sulla fede per POZZECCO, poi per essersi resa conto di aver sbagliato tanto con VESCOVI e adesso con CAJA, infine per aver dovuto riconoscere che FRATES non poteva essere davvero l’origine di tutti mali e la sua ultima AVELLINO lo ha dimostrato, anche se proprio per questo non pagheremmo a tutti l’ultimo stipendio.

3 Al TOTI presidente della Rometta settimina che ha chiuso la stagione lamentandosi con gli arbitri. Ora far cadere su altri le colpe di un programma tenuto in piedi anche se era economicamente uno dei più penalizzati del nostro basket spiega troppe cose. Dal licenziamento di Calvani, alle vite mai tranquille di chi comandava o credeva di poterlo fare. Roma ha fatto molto più di quello che poteva. Ricordarsi almeno questo andando dietro alle solite comari che inviteranno a cambiare tutto, come se non costasse niente.

2 A PISTOIA se non farà un monumento equestre a Paolino MORETTI cercando di tenerlo ancora legato ad una società che con questo poeta del canestro ha fatto una bella strada. Voi domanderete quali giocatori ha tirato fuori? Ci sono, lo sapete anche voi perché migliorare americanini saccentoni non è facilissimo, comunque sia questa è una domanda da girare a tutti i presidenti delle società che per primi dovrebbero chiedersi se hanno in panchina gente che lavora bene, dovrebbe domandarsi se hanno dato ai loro allenatori la serenità per poter dire oggi lavoro pensando al domani.

1 A VERONA, questo vuol dire naturalmente 10 per AGRIGENTO e il CIANI che era bravo anche ai piani di sopra come direbbero a SKY, che aveva tutto per tornare in serie A e si trova invece ai margini di un deserto dove, ce lo auguriamo, potrebbe ritrovare una nuova oasi. RAMAGLI, onestamente, si è fatto da parte. Ma questo finale con brutta sorpresa dovrebbe invitare alla riflessione, valutando bene certi uomini che sono diventati ominicchi appena il gioco si è fatto più duro mentre loro pensavano già al domani senza ricordare i tormenti della coppa Italia, senza valutare Torino o, magari, Brescia, ammesso che non scivoli sul furore di Trieste, e certamente Agrigento.

0 A BERTOMEU, illuminato presidente dell’ULEB che difenderemo sempre dal tentato saccheggio della FIBA che vorrebbe un territorio libero, bello, autonomo, potente tecnicamente, per farne borgata del suo impero sempre alla ricerca di entrate nuove, per non aver potuto, va bene la presidenza democratica ma c’è un limite se i sottoposti fanno svarioni del genere, imporrre almeno un arbitro italiano fra i sette delle finali madrilene di eurolega. Ora vedere Lotthermoser dentro con l’ucraino e fuori Lamonica, magari, Sahin ( ci scusiamo con gli arbitrini italiani che lo osteggiano), è ridicolo. Meno ridicolo sarebbe se questa diventasse vendetta per il Petrucci che pende, ovviamente, dalla parte del comico calendario FIBA delle Nazionali anche d’inverno (quali nazionali?), della LEGA italiana che sembra così volatile se la sua massima rappresentante parla molto più spesso con Roma piuttosto che con Barcellona.

Oscar Eleni, in esclusiva per Indiscreto

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