Schwazer e la certificazione di Donati

13 Febbraio 2015 di Stefano Olivari

Ormai nello sport il nome di Sandro Donati è usato con le stesse logiche con cui in politica si fa quello di Raffaele Cantone, come ipotetico supergarante delle iniziative più improbabili. Insomma, un nome da spendere sempre, a volte anche all’insaputa dell’interessato. Anche se ultimamente le battaglie di Donati, ex dipendente e adesso pensionato CONI, si sono ridotte allo sparare su qualsiasi iniziativa antidoping (come quella, lodevole almeno nelle intenzioni, di Malagò di affidare la materia ai NAS) che non lo veda come protagonista e vedette, con la sua faccia dolente e le sue denunce generiche. Con i suoi quotidiani (Gazzetta dello Sport e Repubblica, soprattutto) e i suoi magistrati di riferimento. Precisiamo che per il Donati uomo (l’allenatore invece non è mai stato niente di che) abbiamo sempre avuto una grande stima, perché nei pieni anni Ottanta dell’atletica italiana non era facile andare contro il sistema medico-scientifico di Conconi e contro quello di marketing di Nebiolo. Il Donati di adesso è però purtroppo un personaggio in cerca di autore, una specie di Ingroia dello sport, più temuto che rispettato. Speriamo però non arrivi al punto di mettere il cappello sull’operazione Alex Schwazer pulito, che si sta materializzando dopo lo sconto sui 6 mesi (diventati 3) aggiuntivi di squalifica inflittigli per l’elusione del controllo antidoping che ha rovinato ben più di lui, in proporzione alle colpe, l’ex fidanzata Carolina Kostner. Schwazer continua a sognare i Giochi di Rio, come tempistica ce la potrebbe fare a meno che dai prossimi Mondiali non escano tre nomi azzurri indiscutibili per ogni gara (impossibile), e ha iniziato a mandare messaggi proprio a Donati perché lo alleni o più verosimilmente faccia da garante della sua seconda conversione. Diciamo seconda perché la linea del Piave difensiva è che fino al 2010 il campione olimpico di Pechino nella 50 chilometri fosse pulito. A Schwazer e ai suoi consiglieri non c’è voluto molto per capire che il grande rientro non deve passare soltanto per tempi e vittorie, peraltro tutti da ottenere, ma anche da una sorta di certificato di autenticità come appunto la vicinanza a Donati sarebbe. Conclusione provvisoria? Il matrimonio mediatico Schwazer-Donati è senz’altro possibile, portando più vantaggi a Schwazer che a Donati (che infatti è cauto). Non porterebbe medaglie, ma tanti riflettori.

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