La retrocessione della Valle d’Aosta

2 Gennaio 2015 di Stefano Olivari

Il Capodanno di RaiUno, di cui come sottofondo siamo fedeli telespettatori da sempre, con esclusione delle volte in cui siamo stati in viaggio e di una in cui abbiamo aspettato il nuovo anno soli in macchina ascoltando Tracy Chapman (è successo davvero) ha generato molte domande. Quale strategia di marketing RAI avrà partorito l’idea di Silvia Salemi, nata in provincia di Siracusa, volto della Valle d’Aosta? O il pompaggio dell’Expo di Milano in una trasmissione da Courmayeur, con tanto di esaltazione dei cantieri di Rho-Pero? Perché a 4 mesi dall’inizio si esaltano i cantieri… Quali selezioni avrà superato la sovraeccitata e inspiegabile inviata a Cervinia, che ha fatto imbarazzare anche i conduttori? Perché il budget è stato giocato tutto su Pino Daniele, Raf, Al Bano e Patty Pravo, costringendo a ricorrere agli imitatori di Tale e Quale (la stessa Salemi, pur di professione cantante, viene da questa trasmissione), da Matteo Becucci ad Alessandro Greco, per tirare mezzanotte? La impiegatizia e zoppicante conduzione di Flavio Insinna e Nino Frassica ha già invece una risposta: Carlo Conti non poteva sovraesporsi in vista del Festival di Sanremo. Il clou della serata, cioè la mezzanotte, con Conti l’anno scorso aveva fatto il 61% di share (e non è che avesse Springsteen, al di là del fatto che per il pubblico del Capodanno di Rai Uno Springsteen ha lo stesso valore dei fratelli La Bionda), mentre Insinna-Frassica il 48. Difficile dare la colpa ad Audio 2 e Santa Esmeralda, che non mancavano nemmeno con Conti. Detto questo, la fortuna di questo tipo di trasmissioni è che vengono usate soltanto come sottofondo, per il conto alla rovescia e festeggiare ‘insieme a tutti gli altri’, come nell’Italia dei bei tempi andati il cui ricordo commosso è l’unica cifra stilistica della rete. Questo non toglie che quella dello scorso 31 dicembre sia stata forse la peggiore edizione mai vista: chi ha usato soldi pubblici per promuovere in questo modo la Val d’Aosta è da retrocessione.

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