Cuochi e sguatteri

31 Dicembre 2014 di Oscar Eleni

Oscar Eleni in ritardo per colpa di un inspiegabile problema tecnico che ha bloccato Indiscreto per un’intera giornata, dentro un sacco a pelo davanti alla casa di Paolo Marchi, figlio del meraviglioso Rolly, amico e collega al Giornale nei giorni in cui si poteva sussurrargli che alla vita malandrina del cronista sportivo poteva davvero sostituire l’esistenza per cui era nato: fare felici gli altri scrivendo e interpretando la grande cucina, lui che nei momenti di burrasca redazionale cucinava risotti straordinari. Lo ha intervistato a Milano la Gazza degli orgasmi in via Castelfidardo, zona Tombone, vecchio rifugio per rivoluzioni mai nate, definendolo il gastronomo più autorevole d’Italia facendo venire i brividi a Roberto Perrone, altro geniale prodotto della cantera al Giornale, scrittore ed esploratore dei grandi segreti anche in cucina partendo dalla sua Liguria.

Aspettare Marchi per farsi portare al Brite di Riccardo Gaspari a Cortina, una malga fra boschi di larici con le mucche intorno al ristorante anche se ci ha insospettito il suo entusiasmo per i ravioli del genio Bottura che sopra ci ha messo il tartufo bianco, bene, ma dentro la lepre cruda. Andando vero il Brite lo vorrei invitare a fare una deviazione verso Trento, la terra di suo padre, il regno di Rolly fotografo, scrittore, sciatore, inventore, mago di Topolinia. Fra le tante belle cose di quella capitale nella regione autonoma ci sono due realtà sportive di altissimo livello: la pallavolo ha avuto il mondo ai piedi e presto potrebbe riaverlo, la pallacanestro cammina per la prima volta quest’anno in serie A e lo sta facendo alla grande visto che ha già il suo posto fra le otto finaliste della coppa Italia a Desio dal 20 al 22 febbraio. Scoprirà cose che già conosce, perché a Trento si mangia benissimo, ma anche altre molto intriganti e sorprendenti e conoscendo il presidente Longhi, l’allenatore Buscaglia che sembra il Castori del nostro basket, uomini non fighetti, il suo manager e guru Salvatore Trainotti, concorderà con noi che la cosa più bella del basket italiano nel 2014 è proprio questa energia trentina. Ma come, non è stato l’anno dell’Emporio Armani? Altri mondi, direbbe il caro Franco Grigoletti che la sognava sempre una squadra forte nella sua regione, lui aveva vissuto con gli esploratori di Rovereto dove è nato anche Longhi, dove un tempo il ”Menichelli” era inno alla vita, alla civiltà del bere, e anche al basket dell’amicizia.

Chiaro che se parliamo di Milano dobbiamo salire una montagna più alta. L’Emporio si allena in questo campionato, dove ha ridotto al minimo i rischi di brutte figure perché la legge dello sceriffo Banchi privilegia il sudore, la fatica colletiva della difesa, rassegnadosi a dividere l’unico pallone sul campo fra i suoi scorpioni più avidi, rinunciando al gioco in campo aperto, al contropiede che esalta pochissimo quei tipi lì cresciuti fra palle sputate dal ferro e idoli alla Mamba Bryant che vogliono l’attenzione generale per una sfida contro tutta la difesa. Ogni tanto incantano, altre volte fanno incazzare, molto spesso sfasciano squadre che dovrebbero diventare famiglie.

Lo tengano presente, questo concetto di squadra famiglia, dove i parenti serpenti vanno decapitati subito, gli allenatori che adesso devono combattere con la contestazione del pubblico come succede a Roma dove i mercenari dell’Acea vengono fischiati dal poco pubblico che si ritrova in viale Tiziano nelle stesse giornate dove, non tanto distante, sotto il tetto della palazzina Stella Azzurra, una bella squadra di giovani talenti, con in testa Andrea La Torre, premiato come giocatore più importante del torneo per le “Generazioni Future” organizzato nella Capitale sotto l’egida della FIBA, ha vinto il trofeo battendo in finale Malaga. Una fiesta dove ha preso un premio anche Lorenzo Bucarelli, una parata di promesse che venivano da Spagna, Israele, Croazia, Bosnia, oltre che da altre città storiche italiane come Bologna e Milano.

Contraddizioni italiote: basterebbe unire certe forze e le cose cambierebbero. Roma con le tribune vuote saprà bene che il grande lavoro della nuova Olimpia, il successo vero dell’Emporio Armani è stato riportare la gente a vedere il basket. Record di spettatori al Forum, successo crescente, vetrine con le maglie Armani vicino a quelle di Milan e Inter. Un lavoro paziente sulla base, cercando amicizia con le società minori, un progetto Armani Junior che ha davvero rivitalizzato tanti rapporti. Quello, più dello scudetto annunciato, è stato il grande capolavoro. Certo la prima squadra che piace è un bel traino, ma ci vuole tanta umiltà per ascoltare anche chi non ha altre idee oltre a quella dell’invidia. La Siena dei tanti scudetti viveva male certi rapporti locali e il progetto per “nuove generazioni” il Minucci lo fece oltre le mura.

La stessa cosa a Treviso, anche se la Ghirada aveva poi riconvogliato tutto verso il verde Benetton. Ora Siena, per risorgere, come merita, ha ritrovato alleanze importanti nelle stesse contrade dove un tempo covava il serprente invidioso che poi ha portato al disastro. La stessa cosa stanno facendo a Treviso e il Palaverde che funziona a tempo pieno è già un successo nel contraddittorio abbraccio di una città che ad un certo punto si era annoiata davanti ai campioni che Buzzavo e Gilberto Benetton presentavano ogni anno e adesso si gode una serie C di buon livello come nei giorni in cui grandi allenatori costruivano una storia che resterà per sempre. A proposito vi siete chiesti cosa sta facendo Mike D’Antoni dopo aver fortunatamente lasciato il serpentario Lakers, più velenoso di quello Knicks? Gioca a golf, purtroppo.

Squadra, compagni, famiglia. Deve essere per forza così. Nell’ultima puntata abbiamo premiato l’abbraccio di David Moss al giovane Villa che aveva fatto i suoi primi punti in A per l’Emporio. Sono questi i personaggi da scegliere, tenere sempre. Certo che Cerella non è un fenomeno, ma vi diciamo subito che una squadra con Moss, Brunito e il Daniel Hackett senza penne da pavone, può sfidare anche i colossi europei e Milano sa benissimo che l’asticella è lassù dove chi salta andrà alle finali  di Madrid, il vero porto di quiete per le ambizioni di una società che ha vinto 26 scudetti, tante coppe e che ha bisogno di ritrovare avversari di livello, come un tempo. Corsa difficile visto che le turche si sono rinforzate in regia, Obradovic con Zizis e Ivkovic con Heurtel.

Concetto famiglia che ha ispirato anche il biglietto d’auguri mandato dal presidente federale a tutto il suo mondo attraverso un annuncio pagato sui giornali sportivi. Una letterina in cui ricorda, ancora una volta, che la strada per Rio passa dal prossimo europeo. Letterina che deve essere arrivata col tacchino anche sul tavolo del Belinelli ispirato. Per andare è andato anche oltre la promessa di una presenza con occhi da tigre di Sangio: lui sogna e pensa di poter vincere l’Europeo dopo il titolo NBA. Magari, caro Beli principe di Rivabella dove Ugo ha compiuto gli anni e noi ci siamo dimenticati di mandare gli auguri.

Pagelle dal Saporè, nel veronese ci dice il Marchi, dove per i vegani hanno inventato una cagliata di riso che sembra una burrata, perché questo basket ha bisogno di ispirarsi all’idea che tutto va colto da alberi ben coltivati, dove i guardiani hanno una cosa in comune: la PASSIONE accidenti.

10  A Luca BANCHI se fingerà di non essere soddisfatto per tutti questi record in una stagione dove ha vinto, ma non dominato come doveva e poteva. Adesso lo aspetta il cimento più importante, dentro e fuori dal campo, sfidando l’Europa che deve essere la terra di pascolo e conquista per l’EMPORIO di re Giorgio.

9 A MORETTI ed ESPOSITO, due grandi ex giocatori che per strade diverse cavalcano nel nostro basket come allenatori di provincia. Il primo ha superato con Pistoia il muro della diffidenza, il secondo mostra un coraggio leonino vedendo progressi in una squadra come Caserta che non ha ancora vinto e che a Reggio Emilia rischia la quattordicesima notte.

8 A Roberto RICCHINI, allenatore della nazionale femminile, non tanto per aver vinto il torneo di Schio contro Russia e Romania, ma per aver chiarito un concetto che deve valere per tutti gli allenatori e selezionatori: si gioca con chi ha piacere di stare nella stessa famiglia. Aspettarsi pentimenti da chi ha tradito spesso è molto, molto pericoloso. Se lo ricordi anche il Pianigiani.

7 A SORAGNA e BASILE, grandi, grandissimi, avercene, perché contro l’amico POZ che rubava le mandorle, e le faceva anche girare spesso, hanno dimostrato che se esiste la passione puoi sfidare anche questi saltapicchi di oggi, restando dignitosamente in campo più di certi virgulti pallidi, presuntuosi e inconcludenti.

6 A Romano PRODI, amico del basket, uomo politico di primo piano, per aver resistito fino alla fine nella mattanza di Casalecchio dove l’Emporio cucinava i galletti della nuova Virtus. Per Villalta almeno la soddisfazione di avere ancora qualcuno che gli crede in una città dove sparare sul pianista resta il divertimento maggiore, sapendo che non c’è un baiocco, conoscendo la storia degli ultimi anni.

5 A VENEZIA capolista perché già immaginiamo i play off, conquistati alla grande, come le finali di coppa Italia, in quel buco del Taliercio dove non entrano più di 4.000 persone. La stessa cosa vale per REGGIO EMILIA. Ora sapendo che non ci saranno risposte e aiuti dai Comuni dove, si sa, ci sono problemi più urgenti di un palazzetto, inventiamoci qualcosa per non far sghignazzare i soliti noti che davanti a certi incassi minimi considerano il basket sport minore, da trattare nelle brevi, come è capitato a molti giornali in queste settimane senza grande calcio.

4 Al DIFENSORE del giocatore italiano a prescindere. Li abbiamo visti in azione. Abbiamo valutato atteggiamento e presunzione. Ora andare a fondo per far migliorare chi poi ti girerà le spalle alla prima offerta più vantaggiosa, anche lontana da casa, è un masochismo che non si può chiedere a tutti gli allenatori. La GIBA nelle sue importanti annotazioni sui minuti degli italiani in campo tenga presente anche la spesa per le cure cardiologiche ed epatiche dei poveri allenatori.

3 A DALMONTE che pure aveva capito in partenza che questa Rometta poteva diventare scivolosa se il doppio impegno avesse prosciugato energie già inferiori a quelle delle concorrenti. Doveva garantirsi con la sua difesa, perché non è che tutti gli anni peschi bene come è capitato nelle due stagioni del miracolo al costo di un milione.

2 Ai tipi come AMOROSO, giocatore di talento che è spesso andato fuori strada quando toccava davvero a lui, persino con la Nazionale, perché questa sua resurrezione a Pistoia vorrebbe farci credere che a Torino non lo capivano, che a Torino non erano abbastanza importanti per farlo rendere come doveva. Su questo equivoco il basket italiano ha creato più giocatori incompiuti che campioni veri e Amoroso poteva anche esserlo.

1 A PANCOTTO e VITUCCI che domenica si troveranno contro dopo aver passato una tredicesima giornata davvero balorda. Cremona ed Avellino sono due bellissime relatà, vi raccomandiamo l’ungherese HANGA, però qualche volta si sgambettano da sole. Capita, anche se per tutte e due le finali di coppa Italia sono a portata di mano. Si giocheranno il posto scomodo per affrontare la prima in classifica che dovrebbe essere Milano anche se la Reyer dovesse battere Sassari, a meno che Bucchi non voglia fare uno sgambetto alla vecchia matrigna sul legno duro del FORUM. Ma chi ci crede? Soltanto il cuoco che organizzerà la cena dell’ultimo dell’anno per chi dovrà affrontare il Novgorod prima di Brindisi.

0 Agli SCETTICI come NOI convinti che anche questa volta la RAI, complice la Lega, avesse sbagliato scelta per la diretta. La Lega ha sbagliato gli orari delle altre gare, ma la partita fra Avellino e Brindisi è stata bella, interessante, coinvolgente. Più di tutte le altre. Non parliamo di Bologna dove si “sentivano” il colpo contro Milano. Come se davvero fossimo alla fiera. Il basket, fortunatamente, non è uno sport dove tutto si azzera e basta barricarsi, certi giocatori, poi, non sanno neppure cosa sia l’ulmiltà del sacrificio davanti a chi è evidentemente più bravo e la Granarolo di oggi, purtroppo, ha anche giocatori di questo tipo.

Oscar Eleni, in esclusiva per Indiscreto

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