Ordine dei Giornalisti o Barbara D’Urso?

26 Novembre 2014 di Indiscreto

Invece che vergognarsi di corsi di aggiornamento in cui un settantenne ti spiega cos’è internèt con l’accento sulla seconda e, o di denunciare il controllo ormai totale che poche famiglie hanno sull’informazione italiana, l’Ordine dei giornalisti sta combattendo una dura e coraggiosa battaglia contro Barbara D’Urso. Denunciata dal prendente dell’ordine stesso, tale Enzo Iacopino (vi ricordate un articolo di Enzo Iacopino? Almeno il presidente della SIAE è Gino Paoli…), alle procure di Milano e Roma, oltre che a uno dei tanti Garanti e forse al Gran Mogol delle Giovani Marmotte. La vicenda è ridicola, ma la denuncia è seria perché va direttamente sul penale (articolo 348 del codice). In pratica la D’Urso in Domenica Live, la sua trasmissione della domenica pomeriggio su Canale 5, ha intervistato tutta una serie di persone (immaginiamo cantanti, attori, figli segreti di un vip, presunti assassini o comunque casi umani) senza essere iscritta all’Ordine. Iacopino ha spiegato di avercela con la cosiddetta tivù del dolore, quella cioè che spettacolarizza vicende dolorose per fare audience, ma forse non si è accorto che metà dei telegiornali in mano ai mitici giornalisti sono basati su fatti di cronaca nera o su disgrazie raccontate proprio spettacolarizzando il dolore. La vera materia del contendere non è ovviamente la tutela delle vittime, ma il rendere una professione praticabile soltanto dopo un certo percorso burocratico. Il nostro Di qua o di là è quindi il seguente: pensate il giornalista iscritto all’Ordine sia una garanzia di professionalità o che chiunque abbia il diritto di fare domande attraverso un mezzo di informazione? Il secco ‘Ordine dei Giornalisti o Barbara D’Urso?’ ha proprio questo senso. Diversamente da tanti altri casi, questa volta non abbiamo dubbi.

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