Tvsvizzera.it, un altro modo di informare

13 Ottobre 2014 di Paolo Morati

RSI

Tra i giovani spettatori che a cavallo tra gli anni Settanta e gli Ottanta non perdevano le trasmissioni della Televisione Svizzera di lingua Italiana (TSI, oggi RSI) c’eravamo anche noi. Programmi come Scacciapensieri, personaggi come il Gatto Arturo e telecronisti come Tiziano ColottiEzio Guidi e Libano Zanolari erano parte della nostra quotidianità. Insieme alle gare di sci, alle partite di hockey su ghiaccio, e alle estrazioni del Lotto che mostravano in diretta una ‘fantascientifica’ sfera per l’estrazione automatica. Apprezzandone più avanti anche il modo di fare informazione e intrattenimento. Poi negli anni e con l’arrivo del digitale terrestre è sparita dall’etere italiano, salvo alcune zone di ricezione fortunate. Ora è tornata visibile grazie al portale tvsvizzera.it che propone diversi contenuti della emittente pubblica elvetica. Per saperne di più abbiamo intervistato il caporedattore Luigi Ceschina.

Partiamo dal progetto tvsvizzera.it. Come è nato, viene finanziato, e quali sono i suoi obiettivi e i contenuti che rende attualmente disponibili?

Tvsvizzera.it è nato grazie a un’iniziativa politica. La SSR, cioè la radiotelevisione pubblica svizzera, è costituita da quattro consociate unità aziendali, una per ogni lingua nazionale. Le due più grandi (quella germanofona e quella francofona) propongono da tempo i loro programmi in Germania e Austria e nel mondo francofono attraverso due canali satellitari, rispettivamente 3SAT e TV5. L’intento è quello di far conoscere la Svizzera attraverso la sua tv, e di proporre una lettura giornalistica dal punto di vista svizzero degli avvenimenti nazionali e internazionali. Tvsvizzera.it è stata voluta per colmare la lacuna riguardante l’italiano. Non con una tv, però – che sarebbe stata decisamente più onerosa – ma sul web, più moderno e flessibile del broadcast. Il portale ha dunque l’obiettivo di far conoscere la Svizzera, di dare una lettura dei fatti giornalisticamente “svizzera”, sia proponendo contenuti prodotti dalla nostra tv (l’informazione, i documentari, le interviste, il meteo e così via), sia grazie al lavoro di una piccola redazione che si occupa soprattutto di realizzare servizi video per il web.

Dal vostro esordio avvenuto all’inizio dell’anno in versione beta quali sono stati i cambiamenti introdotti? Può già fornire alcune cifre sui risultati raggiunti in termini di contatti e pubblico?

Rispetto alla versione beta le novità più importanti riguardano il video player, che ora ci permette sia di creare un piccolo palinsesto on demand, proponendo di volta in volta i video che riteniamo più interessanti, sia di proporre la diretta tv in LIVE streaming. Ovviamente non possiamo trasmettere tutto. Non abbiamo i diritti (e in fondo nemmeno l’obbiettivo) di trasmettere lo sport, o le serie tv e i film USA in Italia, ma possiamo trasmettere tutto ciò che è autoprodotto, che rappresenta comunque una discreta fetta dei nostri palinsesti. Al momento siamo partiti con il TG delle 12.30 e la fascia informativa serale (dalle 19.00 alle 20.45), ma la nostra idea è di ampliare, un po’ per volta, l’offerta. Per arrivare in alcuni casi anche alla prima serata e alla fascia pomeridiana nei weekend. Per i numeri è ancora troppo presto. Sul sito iniziamo ora a vedere cifre che val la pena di prendere in considerazione, ma siamo a meno di una settimana dallo start: troppo poco per avere dati affidabili. Posso dirvi che in questo lungo periodo di prova abbiamo lavorato molto sui social media, e che lì stiamo andando piuttosto bene: 18.000 fan su Facebook e quasi 14.000 su Twitter cominciano a essere numeri interessanti. Speriamo siano benauguranti.

In generale la RSI ha un nutrito gruppo di ‘fan’ italiani, tra i quali diversi che oggi ricordano con nostalgia quando le vostre frequenze erano ancora ricevibili senza problemi soprattutto al Nord. Come siete cambiati dai tempi della TSI per diventare quella che siete oggi? Può dare qualche informazione sulla vostra struttura e su quali sono i diversi target dei vostri canali?

In fondo, aggiornamenti tecnici a parte, non siamo cambiati molto. Oggi abbiamo due canali, LA 1 che è il principale ed è di carattere generalista, e LA 2 che ha un’impronta sportiva molto marcata. Ma restiamo un’emittente che si rivolge prioritariamente alle famiglie della Svizzera italiana. Certo, abbiamo subito gli influssi dei media italiani in quanto va considerato che se noi a sud siamo oscurati, Mediaset, RAI e gli altri network italiani non lo sono in Svizzera, quindi ogni giorno abbiamo a che fare con la loro concorrenza. Abbiamo mantenuto, questo sì, il nostro “essere svizzeri”. La nostra è oggettivamente una TV diversa: nei toni, nell’approccio, e di sicuro anche nell’accento.

Durante gli anni Settanta alcuni nomi importanti della televisione italiana hanno collaborato con voi per alcuni programmi. Esistono ancora occasioni del genere e c’è qualche nostro nome (o programma) che vedrebbe bene nei vostri palinsesti?

Questa sarebbe una domanda da rivolgere al nostro Direttore. Certo che ci sono nomi e programmi italiani che farebbero sicuramente bene da noi. In Italia c’è un bacino di talenti tale da sfornare personaggi che farebbero bene ovunque, non solo nella piccola Svizzera. Comunque ci sono ancora singole collaborazioni con artisti italiani, sia in TV che in radio. E anche a tvsvizzera.it, nel nostro piccolo. Per esempio abbiamo scelto David Riondino per la serie “Svizzeritudini”, e trasmesso “Ferite a Morte”, lo spettacolo di Serena Dandini.

Qual è secondo lei l’elemento distintivo delle vostre produzioni e quante sono idee totalmente interne rispetto ai cosiddetti ‘format’ esterni che ormai vanno per la maggiore qui in Italia? Può citarne alcuni casi che ritiene tra i più significativi e di maggiore successo?

I nostri format sono soprattutto giochi. Ma a distinguere la televisione svizzera restano l’infomazione (intesa anche come approfondimento), le numerose trasmissioni culturali e un intrattenimento direi vivace. Il tutto fortemente caratterizzato a livello locale, visto che comunque il nostro principale pubblico di riferimento è quello di una regione che conta non più di 350.000 abitanti.

Una delle qualità che vi vengono riconosciute è la… qualità, oltre alla serietà dei vostri programmi. Si può a questo proposito ancora fare informazione e intrattenimento televisivo di successo senza urlare e giocare sulle emozioni e gli eccessi? E quali dovrebbero essere secondo lei i veri obiettivi di una tv pubblica?

Sì. Si può. Non sta a noi dire quali dovrebbero essere gli obiettivi della tv pubblica, che comunque i numeri deve farli per poter giustificare la propria esistenza. E non sta a noi giudicare i colleghi italiani. Ma è vero che abbiamo una linea editoriale effettivamente diversa da molti dei vostri canali: più pudica, anche più seriosa, se si vuole. È una scelta che deriva dal nostro mandato di servizio pubblico, e anche dalla nostra cultura.

Tornando a tvsvizzera.it, quali sono i vostri progetti per il prossimo anno? Pensate ad esempio di rendere disponibili maggiori contenuti, come video di archivio anche del passato, o manterrete comunque il focus maggiore sempre sull’attualità?

In realtà, anche se è vero che puntiamo molto sull’attualità, abbiamo già una nutrita sezione di video d’archivio. Sono ancora poco “reclamizzati”, per così dire. Al momento li si può trovare navigando nelle sezioni interne del sito. Ma presto saranno più visibili, e potremo proporre un bel po’ delle “chicche” conservate nelle nostre teche.

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