La mia banda suona il pop

30 Aprile 2014 di Paolo Morati

Ivano Fossati

La discografia è morta. E sono davvero felice di essermi tolto di torno certi personaggi. Tra i Settanta e gli Ottanta abbiamo vissuto un’anomalia: una terribile tendenza museale. Preferisco il pop. Sono queste alcune delle affermazioni che meritano di aprire un dibattito su Ivano Fossati, intervistato di recente da Andrea Scanzi per Il Fatto Quotidiano (da leggere tutto, anche per via di alcune considerazioni politiche). Il cantautore genovese, che ha deciso da tempo di non fare più dischi né concerti, è un personaggio per noi rimasto sempre enigmatico. Capace di scrivere e interpretare canzoni trascinanti come Jesahel (quando eravamo bambini agli scout era una delle hit del bivacco serale) o La mia banda suona il rock, così come estremamente criptiche, come La pianta del tè (album che ai tempi acquistammo in vinile dopo averne lette le recensioni, e poi rimasto perlopiù nel nostro dimenticatoio… forse è il momento di rispolverarlo).

La cosa interessante che ci piace sottolineare è che Fossati non è certamente un personaggio che si erge sul piedistallo di un museo di intoccabili e il ritiro dalle scene suona sincero. Del suo repertorio noi comunque ascoltiamo meglio le canzoni scritte per altri che quelle interpretate da lui stesso. Al di là di tormentoni come La canzone popolare o alcune cose degli esordi come la splendida Matto non siamo infatti dei grandi conoscitori della sua veste di cantautore, bensì più di quella solo autore. Non smetteremo infatti mai di ringraziarlo per Un’emozione da poco, che lanciò Anna Oxa nel 1978, ma anche per Pensiero Stupendo per Patty Pravo, o le varie canzoni per Mia Martini – da E non finisce mica il cielo a La costruzione di un amore – e quelle per Fiorella Mannoia (la nostra preferita Lunaspina la più nota I treni a vapore) prima che diventasse un’icona d’autore un po’ troppo inflazionata. Per non parlare di straordinari album con Loredana Bertè come Traslocando (quello di Non sono una signora e altre perle) e Jazz.

Oggi Fossati dichiara di scrivere “Due-tre canzoni l’anno. Ho più richieste di prima. Rifiuto le proposte di chi vorrebbe che riproponessi i bolsi stilemi cantautorali. Accetto invece le richieste “poppissime”. Noemi e Mengoni, gli artisti migliori usciti dai talent. Pausini. Giorgia. E altri che farebbero inorridire i puristi: per loro la bottega è sempre aperta. Scrivo anzitutto per chi è lontano da me”. In realtà lui ci sempre sembrato anche molto pop, inteso come musica leggera, magari sofisticata e con toni rock, come dimostrano alcuni dei brani citati poc’anzi. Il problema è che gli stessi puristi, magari anche un po’ bolsi, citati da Fossati in realtà sono, probabilmente, anche un po’ invidiosi: “E non svegliatevi, non ancora e non fermateci… per favore no”.

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