Il Piave mormorò Piacenza

24 Febbraio 2014 di Alberto Rapuzzi

Il vicino glorioso Piave ci ricorda valori e storia per tornare grandi. La pallavolo femminile ne ha molto bisogno e nel castello del Palaverde di Villorba organizza le Final Four di Coppa Italia. Manca la sua regina di casa, l’Imoco di Conegliano, eliminata in precedenza da Busto dopo averla battuta in tutti i modi sia in campionato che in Champions e questo penalizza un po’ la presenza di pubblico. Si parte sabato con la prima semifinale tra la Rebecchi Nordmeccanica Piacenza campione di tutto lo scorso anno e la Yamamay di Busto, che entrata dalla porta di servizio cerca un posto nobile in sala da pranzo di fronte ai suoi numerosi tifosi presenti sugli spalti. Resterà una speranza, in pratica non ci sarà partita, un 3 a 0 umiliante a favore di Piacenza che domina senza spingere troppo, avendo tempo anche di guardarsi allo specchio. La Mejners libera il suo urlo contro chi non le diede fiducia ma tutte le sue compagne riescono a fare con semplicità quello che serve. La Yama subisce passiva, non mostrando una reazione che la sua maglia meriterebbe. E neanche dalla panchina arrivano nuovi colori per poterci credere, lasciando anche il dubbio che qualche giocatrice non sia all’altezza della parte.

Nella seconda semifinale invece si assiste a una partita vera, equilibrata, tra la ridimensionata e giovane Foppapedretti Bergamo, che però sempre mantiene i suoi impegni finanziari con le atlete, e la resuscitata Liu Jo Modena, che dopo il fallimento della scorsa stagione si ripropone sotto nuove vesti grazie ai giochi di prestigio che il nostro movimento permette, acquistando il titolo di Villa Cortese. Le ragazze di Lavarini aggrediscono subito il match, con fame e determinazione usano tutte le armi che hanno gettando i propri ormoni sul campo, appoggiandosi soprattutto sulla loro pirata Valentina Diouf, la nostra Venus Williams del volley, che da sola può abbattere i vascelli nemici, unico martello italiano di livello internazionale. Modena però reagisce con orgoglio, ha un discreto organico sia pure bisognoso di rodaggio e nella Fabris un giovane killer che farà parlare di sé. Con Bergamo sempre in vantaggio di set si arriva alla quarta frazione punto a punto, ma l’energia delle bergamasche, superiori anche a muro, prevale, mentre nella Lju Jo il viso triste della sua alzatrice Rondon non può portare sorrisi e vittorie, lasciando il suo opposto a combattere da sola.

Domenica via alle finali, per l’ A2 il Bisonte di San Casciano al tie break regola Montichiari con una super Koleva e la promettente Parrocchiale, allenate dall’unica coach donna a questo livello, cioè Francesca Vannini.

Poi ci si aspetta che le ragazze terribili di Bergamo mettano la dinamite sotto il ponte dove passerà Piacenza, ma non sarà così. Forse esaurite dalla semifinale subiscono un 3 0 mortificante, la foto del match è Caprara che assiste al gioco seduto in panchina, mentre Lucia Bosetti, sempre più protagonista vola col suo deltaplano lassù dove nessuno pò marcarla e sarà poi premiata poi come MVP della partita. Insomma un anno dopo è ancora Piacenza, squadra esperta e completa, guidata da un nocchiero esperto che sa leggere i venti. Per lo scudetto bisognerà passare da lei, peccato per quel vuoto che l’ha tolta dalla Champions. Applausi e coriandoli per la guerriera Bergamo, mentre a Modena serve lavoro sperando sia un progetto serio e nel tempo: la Fabris è forte, Paola Cardullo ci sta provando, ma serve altro. Busto una vera delusione, rimettere la corazza non sarà facile. Meglio pensare al Piave, ai suoi valori e a quelli di allenatrici come Fraccesca Vannini e Simonetta Avalle.

Coach Vannini, è un luogo comune che le ragazze non accettino di essere allenate da donne?

Certamente. L’importante con loro è l’approccio, trasmettergli credibilità avendo il supporto della società. Bisognerebbe darci più spazio, invece siamo ancora in poche.

Sempre avanti di set, nel quarto avete perso in malo modo. Temeva contraccolpi per il tie break?

 No, ogni giorno lavoro sulla testa delle atlete, non bisogna mollare mai. Io ci ho sempre creduto e penso anche loro.

 Questa vittoria servirà per il campionato?

Sì, molto. Anche se ora bisognerà rimettere i piedi ben per terra. La società ci lascia lavorare senza troppe pressioni, ma siamo consapevoli che salire in A1 sarebbe importante per tutti e sotto ogni profilo.

Beatrice Parrocchiale arrivata così giovane da Villa Cortese può diventare l’erede di Paola Cardullo?

Penso proprio di sì. Non solo per le qualità tecniche, ma anche per il carattere e l’impegno.

 

Simonetta Avalle, decana delle allenatrici, che Coppa Italia ha visto? 

Piacenza se sta bene è troppo forte per tutte, Bergamo mi ha entusiasmato per le sue giovani, mentre Busto non me l’aspettavo così , il suo posto 4 e la palleggiatrice mi sono sembrati scarsi.

 Che giocatrice l’ha impressionata di più?

Valentina Diouf. Teniamocela stretta: cosi abbiamo solo lei.

 Cosa pensa di Bonitta in Nazionale?

 E’ molto bravo, però bisogna accelerare i tempi perché c’é molto lavoro da fare e al Mondiale bisogna fare risultato.

 Lei ora insegna pallavolo alle giovani vicino casa. Come le trova?

Mosce, senza palle, senza voglia di lottare, comode. Hanno tutto a casa. Così non si diventa grandi, ha ragione la Calloni a dire che continuerà a giocare a lungo. Le più giovani non sanno cosa vuol dire combattere, non so se sia un problema della pallavolo o un problema generazionale italiano. Leggeri, Barazza, eccetera andranno avanti a lungo.

Servizio e interviste di Alberto Rapuzzi, nostro inviato a Treviso

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