Il margine di Lavillenie

18 Febbraio 2014 di Stefano Olivari

Quello di Renaud Lavillenie a Donetsk non è stato un record mondiale come tanti altri e non solo perché ad essere stato superato (6,16 contro 6,15) è stato il mito Bubka, proprio sotto i suoi occhi e nel suo meeting, ma perché quello del salto con l’asta era uno di quei primati percepiti come storici già ai loro tempi, nel senso di essere considerati ai limiti delle possibilità non tanto umane quanto di un solo fenomeno umano. Tipo l’8,90 di Beamon battuto soltanto dopo 23 anni da Powell (8,95 tuttora record, dopo altri 23…), il 10”49 della Griffith nel 1988, che ancora oggi la farebbe entrare in molte staffette maschili in grandi manifestazioni, cose così. Il solito asterisco: chi ci è antipatico (o non è italiano) era dopato, gli altri todos caballeros. La struttura fisica dei due campioni si può solo osservare: 1,77 per 70 chili l’oro dei Giochi di Londra, 1,84 per 80 chili il vincitore a Seul 1988. Lavillenie più veloce, Bubka più esplosivo (faceva 8 metri nel lungo). A detta di molti tecnici quel record di Bubka non era assurdo (vale sia per il 6.15 indoor che per il 6,14 all’aperto ottenuto a Sestriere nel 1994), nel senso che l’ucraino avrebbe potuto fare anche di più. Il cosiddetto salto perfetto è dato dalla lunghezza dell’asta, nel punto dell’impugnatura (non stiamo a sottilizzare fra impugnatura russa e francese), sommando il salto in senso proprio dopo il rilascio dell’asta e sottraendo la profondità della cassetta di imbucata dove l’asta si va ad infilare. Lavillenie impugna a 5,15, proprio come Bubka, mentre la maggior parte degli atleti di vertice impugna a 5 metri: quasi superfluo osservare che più l’impugnatura è alta e più c’è bisogno di forza e coordinazione. Quanto alla distanza fra rilascio dell’impugnatura e punto di valicamento dell’asticella, gli atleti di vertice sono sul metro e 30 centimetri. La profondità della cassetta, poi, può essere quantificata in 20 centimetri. Ricapitolando: 5,15 più 1,30 meno 0,20 uguale 6,25 di salto perfetto di Lavillenie, il che significa che avrebbe ancora in teoria ancora 9 centimetri di potenziale. La seconda caratteristica che distingue Lavillenie dagli avversari e in questo caso anche da Bubka è la periodizzazione degli allenamenti: lui non ha mai periodi di supercarico e e periodi di superscarico, ma è sempre mediamente in palla. Difficile trovare nell’atletica odierna, non solo nei salti, una tale continuità di rendimento al di là delle stagioni. Il margine sulla concorrenza è in questo momento così ampio che non ha bisogno di inventarsi una programmazione finalizzata o comunque ciclica (scuola Petrov, per fare un esempio). E quindi? Salterà i Mondiali indoor di Sopot, per il taglio al piede procuratosi nel tentativo a 6,21 (!), ma dopo non ce ne sarà per nessuno tranne che in condizioni ambientali molto particolari. Quelle che fanno saltare i nervi anche ai fuoriclasse.

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