Jesus non ci tradirà

8 Gennaio 2014 di Stefano Olivari

Jesus Shuttlesworth

Siamo cultori di Ray Allen e di tutti i giocatori come lui tecnicamente puliti (cioè quasi nessuno), ma anche di tutti i giocatori come lui ossessivi e maniacali. La sua routine prepartita prima del classico riscaldamento, che abbiamo avuto la fortuna di vedere dal vivo per tre volte, ha in questo senso moltissimo in comune con quelle di Drazen Petrovic per intensità e di Mike Sylvester per lunghezza. Fra le varie fortune della sua vita c’è anche quella di essere stato protagonista di uno dei pochi film decenti sul basket, He Got Game, storia (del 1998) di un liceale conteso dalle università più famose ma soprattutto storia del suo rapporto con il padre (un Denzel Washington al massimo) e descrizione di ciò che gira intorno a una promessa dello sport professionistico.

La buona notizia è che se ci sarà un sequel dovrà avere un senso, come ha dichiarato lo stesso Allen, reduce da due mesi di pressing del non simpatico Spike Lee. Certo, vedere il campione all’inizio e alla fine della sua parabola avrebbe molto senso, evitando i canoni del film sportivo (scalata-perdita della purezza originaria-sconfitta-riscatto). Del resto anche a Miami i compagni in allenamento lo chiamano Jesus, dal nome del protagonista del film, a sua volta una citazione del ‘Black Jesus’, uno dei soprannomi di quell’Earl Monroe che fu stella negli ultimi Knicks da titolo. quelli del 1972-73: squadra di culto, dove oltre alle stelle presenti in ogni rievocazione (Walt Frazier, Willis Reed, Bill Bradley, Dave DeBusschere) c’erano comprimari come il mazzolatore Phil Jackson, ai tempi (e forse anche adesso, anche se l’hanno più volte accostato proprio ai Knicks) molto lontano dall’idea di allenare, il futuro milanese John Gianelli e il futuro canturino-mestrino Hartorne Wingo. Ma per quasi tutti Jesus è adesso Ray Allen.

http://www.youtube.com/watch?v=muEaclIjsTU

Share this article