L’amore al tempo di Hackett

30 Novembre 2013 di Oscar Eleni

EleniOscar Eleni dal disperato sciopero della fame davanti al lager cinese dove torturano i conigli per servire aziende importanti che producono capi con pelo d’angora. Perchè un viaggio così lungo e disperato visto che in tutto il mondo accade quello che avvelena il lago Tai, che ispira Qui Xiaoling, il giallista cinese più famoso? Perché da qualche parte devi pur cominciare, come direbbe Luca Banchi mettendosi ad analizzare la sconfitta di Kaunas davanti a 11.500 lituani che sono la regola, mentre da noi per averne diecimila devi promettere di tutto: dai biglietti gratuiti alla promozione sulle famose seggiole che nell’immaginario del Naviglio avrebbero dovuto essere occupate dai Jack Nicholson dell’Olona.

La sconfitta non cambia le cose. La vittoria era possibile e avrebbe sicuramente cambiato tante altre cose. Troppi regali, dai tiri liberi ai centroni abulici e anonimi, fino alle palle perse nel momento della verità. E non tiriamo in ballo la gioventù scontrosa di Gentile che certo ha sbagliato, ma lo farà sempre fino a quando non libererà la mente dal suo io spigoloso: è la faccia dell’eterno sfidante contro tutto e tutti a metterlo in tensione. Dovrebbe vedere le cose con serenità, salti anche lui sulle spalle di Giustino Danesi come fa il Melli che sta migliorando in quasi tutto. Certo che Ale è bravo, anche suo fratello Stefano è bravissimo, ma sembra più leggero nelle ambizioni. Ale ha un grande futuro, gli serve la pazienza dei veri cavalieri. Non la possiede ancora. Si liberi della finta corazza, non abbia timore di venire trattato senza rispetto solo perché è un giovane talento. Provi a capire cosa è l’ironia: del gioco, del tempo, della vita in comune. Non sempre il meglio lo trovi in famiglia, fra i famigli, nella corte.

Chiedetelo ad Adriano Galliani, tifoso Olimpia dal 1963, adesso che ha scoperto l’altezza dell’onda dove volevano fargli fare il surf fino ala fine della stagione: se il Milan rimonterà, vincerà, merito della rivoluzione, se resterà impantanato tutti sapranno che la BB, entrata come stagista  e ora padrona del gioco, aveva ragione. Mentre scriviamo queste righe Berlusconi ha appena detto che Galliani resta: sì, ma fino a quando? Tenerlo a bagnomaria è forse più offensivo che licenziarlo.

Succede sempre che qualcuno dica “Lo avevo detto, io lo sapevo”. Oche del Campidoglio, unitevi. Ora non ci stupiamo se il gioco dell’Emporio deve ancora essere sistemato perché sembra difficile stabilire certe gerarchie interne. Se la gente si muovesse senza palla persino i perforatori di legno che fanno iniziare ogni azione dopo troppi secondi la scaricherebbero. A Kaunas si è visto bene. Gli accentratori Langford e Gentile hanno anche tanti assist nelle loro cifre stagionali. Ora va sistemato appunto il sistema gerarchico. Chi lo capisce e lo sostiene, come David Moss, aiuta la causa. Per il resto parlare più chiaro con Jerrels e Haynes, essere molto precisi con Samardo Samuels che salta ma si fa sempre saltare  e , purtroppo, adesso dovrà stare fuori parecchio per la frattura al secondo metacarpo della mano destra che dovrà essere ridottta con intervento chirurgico e  questo lo terà fuori per un periodo abbastanza lungo, con il Lawal che non ricorda bene i tormenti di Calvani per farlo stare in campo, che dovrebbe essere l’unico centro, con Chiotti, uno che avrebbe fatto comodo a tantie squadre in zona retrocessione, per la fase del recupero di Samuels.

Banchi è vicino all’idea base del suo lavoro. Gli serve ancora un mese, qualche altra amarezza collettiva, poi avrà bisogno di sapere se Gigli c’è, se Kangur può esserci prima delle finali di coppa Italia. E  a quel punto può prepararsi alla grande accoppiata scritta nelle stelle, nel conto in banca societario mutuato da re Giorgio negli anni, più che nella programmazione di una società che stacca tutti per consunzione del nemico, cominciando da Siena che davamo ancora come avversaria più pericolosa fino a quando non è venuto fuori quello che dicevamo in estate al momento della rinuncia di Hackett alla Nazionale. Certo che faceva rabbia essere senza il più forte. Certo che il Daniel di questo inizio stagione sarebbe stato il grimaldello per  aprire l’ufficio dove tengono i passaporti per il mondiale spagnolo. Forse avremmo dovuto fare una squadra diversa e ora da San Antonio dicano pure grazie a Pianigiani per aver dato la dimensione quasi definitiva del Belinelli sognato tanto, tantissimo tempo fa da Jasmin Repesa. Per la verità Popovich ha sempre considerato importanti le esperienze dei giocatori NBA in altre contee, in terre lontane dove certo non ti darebbero una multa di 50 mila dollari come a Kidd per aver inventato l’urto che avrebbe fatto cadere la bevanda sul legno e quindi ritardato la ripresa del gioco.

Da noi si slacciavano le stringhe, nel professionismo che dipende dalle mode calcistiche la scena per rifiatare era suggerita con segnali invisibili, o perlomeno ignorati dagli arbitri e dai commissari. Qui si diventa feroci soltanto  se te lo ordina Facchini, uno intelligente che sperava, forse, di essere ben interpretato, anche se tutti dicono che  esiste la tolleranza zero, pari a zero minchia, nasce dal fatto che lui ti mette nella casella dei cattivi ogni volta che provi a dialogare con un allenatore alterato. A Cantù è successo e tutti sanno cosa è sempre stata Cantù nelle partite di fuoco, ma noi restiamo dell’idea che Facchini è uno appassionato del basket, non del potere. O almeno così ci siamo illusi parlandogli quando anche a lui piaceva l’ironia e non era come il poliziotto di Hugo Cabret.

Dunque il caso Hackett. Sapevate che Siena era in difficoltà  economiche. Avrebbe ceduto pure lui in estate per fare cassa, per fare una squadra competitiva senza troppe dipendenze, ma Daniel non accettò. Disse di farlo per amore. Di questo non eravamo e non siamo del tutto convinti. Il vero amore era tenere viva la Mens Sana senza farla dipendere dai fallimenti di piazza Salimbeni. Non ne era convinto, insomma Milano gli ha sempre creato un fastidio fisico dai giorni in cui lo trattarono come un “cinno” e Scariolo lo scaricò in poco tempo. Fece bene a resistere e con Siena si è tolto grandi soddisfazioni. Per noi se le sarebbe tolte anche in Nazionale e forse il mondo NBA lo avrebbe guardato in maniera diversa. Non sappiamo. Sappiamo soltanto che ad Ancarani avevamo  spiegato le nostre perplessita al Wertherone che ha passato indenne anche l’ultima ispezione corporale: sembra risorto a nuovi entusiasmi, anche se ha  sempre problemi ad una gamba e  sarà per questo che si è tenuto in tasca lo “scoop” suggerito nel tempo da chi vorrebbe Minucci cotto e mangiato, molti dicono persino blindato perché ne sanno una più del diavolo che ha portato in casa la parola invidia, poi trasmesso agli orbi e al resto del mondo basket nella stessa giornata della telefonata solidale. Non si impara mai abbastanza, ma anche in questo caso  sapevamo che sarebbe accaduto, che accadrà di nuovo. Pensiamo a Galliani milanista e ci viene in mente Cappellari bogoncelliano e rubiniano per la vita, nei secoli. Più o meno lo stesso destino, come direbbe lo zio Fester che nei giorni delle grandi scelte preferiva Natali ad ogni altra soluzione. Se Hackett andrà via e Siena respirerà avrà fatto una grande cosa. Certo senza di lui il Crespi dell’eccellente recupero di questi mesi avrà vita ancora più difficile. Avanti altre candidate per ostacolare Milano. Resta forse soltanto Sassari e su Brindisi vedremo più avanti. Per Cantù, è già stato detto, mai dire mai, però la distanza esiste e Sacripanti lo sa.

Felici per la transazione di Beppe Poeta con la Virtus Bologna. Gli auguriamo di trovare una squadra che valorizzi la sua umanità, il suo saper stare in gruppo, ma, per favore, non dica più nelle interviste “che non ha niente da dimostrare”. Tutti hanno sempre qualcosa da dimostrare. Gli esami non finiscono mai.

La settimana scorsa avevamo manifestato risentimento per le omissioni affettive di Peterson nel suo ultimo libro. Come sempre, mai fidarsi delle relazioni altrui. Leggendolo abbiamo trovato che, ancora una volta, avere questo libro può aiutare i giovani allenatori e anche quelli maturi a capire meglio mcerte cose che arrivano dal’altro mondo e il nano ghiacciato, per molte cose, è stato, fortunatamente, il nostro altro mondo.

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