Miss Italia nell’era della sobrietà

12 Settembre 2013 di Stefano Olivari

Il meeting di Comunione e Liberazione ci ha come al solito segnalato che l’estate sta finendo, un po’ come l’inutilissimo seminario dello Studio Ambrosetti a Cernobbio (lo scorso fine settimana) e Miss Italia prima che l’etica boldriniana spazzasse via una manifestazione non più stupida di una media fiction di prima serata, di quelle che iniziano tutte con il flashback (il protagonista adulto è quasi sempre Beppe Fiorello). Avrete indovinato che non vogliamo parlare di né di CL, anche se l’adorazione mediatica quasi unanime nei confronti di questo movimento (e il suo dominio nella sanità lombarda) meriterebbe qualche riflessione, né di gente che prova a interpretare scenari già scritti da altri, ma del concorso che ha ben rappresentato l’Italia del dopoguerra e che era arrivato fino ai giorni nostri senza fare danni e lanciando ogni tanto qualche personaggio nel mondo dello spettacolo. Miss è Italia è stata spazzata via dalla Rai ma non dalla televisione, visto che il prossimo 13 ottobre una sua versione light, in diretta da Jesolo, andrà in onda su La Sette con conduttori ancora non ufficializzati (si è candidato anche un nostro conoscente, direttamente con Cairo, ma abbiamo letto che il favorito in tandem con Claudia Gerini è Castellitto: speriamo non legga brani dei libri della moglie, come in altre trasmissioni ha fatto). Miss Italia 2013 sulla Rai non si vedrà  perché la Rai della sobrietà e del risparmio (ma che rinuncia a far pagare il canone a mezza Italia, quando basterebbe agganciarlo alla bolletta dell’elettricità) ha rinunciato a trasmetterlo. Aspettiamo senza ansia l’edizione 2013 da target alto (quello presunto di La Sette): negli ultimi anni la si tirava troppo in lungo, fra doverose ma noiose marchette da pro loco (o da Sereno Variabile) e formule astruse utili a premiare e far salire sul palco praticamente chiunque. Da amanti del trash adoravamo ovviamente i momenti dedicati ai vari assessori, le auto-presentazioni dei parrucchieri e i video promozionali del mitico ‘territorio’. Forse non tutti sanno che fino all’inizio degli anni Ottanta Miss Italia in televisione non la si era mai vista, se non attraverso servizi in differita. Insomma, Silvana Pampanini (abbiamo ereditato un suo autografo!), Sofia Loren, Lucia Bosé, Gina Lollobrigida (delle citate solo la Bosé vinse), eccetera, ai loro tempi furono viste solo nei cinegiornali (non esistendo fra l’altro nemmeno la televisione, in Italia). E furono le reti Fininvest a portare sugli schermi di tutta Italia le ragazze degli anni Ottanta, prima che la Rai capisse l’importanza nazionalpopolare dell’operazione e dal 1988 prendesse in carico la situazione. Fra l’era Finivest e quella Rai sono state tante le Miss Italia ad avere iniziato con questo titolo una carriera nello spettacolo: da Federica Moro (1982) a Miriam Leone (2008), passando per Roberta Capua (1986), Michela Rocco di Torrepadula (1987, la storica edizione in cui fu squalificata Mirka Viola), Martina Colombari (1991), Anna Valle (1995), Cristina Chiabotto (2004) e altre. Ci sembra che la figura della donna sia degradata più quando viene scelta per condurre un telegiornale solo in base alla bellezza che quando sfila volontariamente su una passerella, ma è un parere personale. Di sicuro nell’Italia del partito unico prossimo venturo (tecnocratico e poco democratico, volto alla difesa di banche che dovrebbero fallire, di un pubblico impiego che dovrebbe essere dimezzato e di gente che quando tirerà le cuoia sarà stata in pensione 40 anni) c’è un clima colpevolizzante nei confronti di tutto ciò che rende più leggera la vita. Anche quando è ingenuo e innocuo come Miss Italia, fra l’altro uno dei pochi concorsi in cui l’organizzazione è efficace nel difendere le ragazze dagli assalti di lestofanti e papponi. Purtroppo non dai genitori e dai tremendi fidanzati decennali (autentici spot a favore del lesbismo) in via di scaricamento, ma questa non è colpa dei Mirigliani.

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