La scalata del Coldebella

15 Luglio 2013 di Oscar Eleni

Oscar Eleni sull’orlo di una crisi di nervi dopo il brusco risveglio sul ponte degli asini, incubo finale nelle settimane dove vale più  una flatulenza pallonara del povero basket denudato dal disinteresse televisivo. Per fortuna ci aiutano a passare la nottata i Giesse Sciascia prealpini, sempre sul minareto del mercato e delle notizie cercate davvero, gli Elio Giuliani, ultimo vero credente nella Pesaro desolata dove chi ne sa una più del bagnino giura di aver sentito l’anatema di casa Scavolini “Valter non andrà più a vedere una partita”, dove l’uscita di Franco Del Moro fa squittire persino burocrati federali esperti nel mini, del mini.

Due persone da salvare in questo nuovo mercato dove si ama estinguere e non soltanto la storia, contyenti di sapere che Treviso non si è neppure arrabbiata se al suo nome glorioso e magico, al suo budget vicino al mezzo milione, sono state preferite altre realtà, villaggi del basket comunque meritevoli di attenzione a patto di non sentire nessuno di questi, arruolati dal regolamento di Brancaleone, lamentarsi chiedendo l’aiuto della politica, degli imprenditori. Non serrve neppure l’amplificatore per gente sorda e lo vedi come nella crisi fanno tuti finta di non capire che se non investi avrai soltanto soldi per i tuoi panini al doppio formaggio.

Felicità fra zanzare tigre nel ritrovare bello fresco sul tavolo il comunicato di Pungetti, uffici stampa che vivono, soffrrono, capaci anche di pregare anche quando gli altri fuggono, che annuncia l’insediamento nel palazzo d’inverno delle Leghe oro e argento del Claudio Coldebella che lascia il sogno Treviso e cerca in un mare che potrebbe essere troppo diverso da quello che sognava. Da lui risposte secche, a noi, al federalume annoiato, per sapere come regolarsi se, per caso, uno dei declassati dal professionismo del campionato di A2 a questo paciugo alimentare con fibre finte, dovesse fare causa in tribunale, chiedere arretrati, liquidazioni. Si trema. Ma loro, quelli che hanno liberato la mente dai problemi  eleggendo Simone Pianigiani presidente tecnico, doppio papa per la chiesa petrucciana che resta fumosa, lascia perplessi, fa venire tanti dubbi, fingono di non essersi accorti. Se abbiamo sbagliato rimedieremo l’anno prossimo. Alleluja brutta gente.

Ne ha parlato e anche bene su Prima Pagina l’ex arbitro Matteo Sidoli, l’uomo che tiene in vita il premio Reverberi per la gloria della famiglia, la festa di Quattro Castella che è sempre interessante e stimolante. Sidoli accusa questo governo federale di fare tutto per provocare una rivolta del pane nella base: tasse, tasse, ancora tasse sotto forma di gabelle inique. Nessun aiuto, niente sconti, certo servono multoni, multine e altre invenzioni per pagare non soltanto gli 800 mila euro dello stipendio al presidente tecnico, ma poi serviranno molti quattrini ancora per il mega apparato di supporto, ma attenti che non prendano la vostra Bastigliuccia. Tutto giusto, lecito, necessario, ma, come direbbe il papa Francesco, che ci fa credere ancora nella solidarietà, non serve il lusso, il superfluo se intorno c’è gente che chiude per fame. Pensarci sopra? Dire qualcosa?

Siamo felici che la Bologna virtussina abbia ritrovato il suo fiume di porpora degli abbonati. Vai Villalta che non sei solo.

Siamo contenti che Ariuccio Arione Costa si sia messo in spalla, come quando giocava, la Pesaro che non può staccarsi dalla volpe cestistica come la bambina della favola. Dategli tutti una mano. Caro Scavolini, vada in bicicletta a trovare i suoi figliocci che vorrebbero  tenere in vita la bella creatura inventata da un imprenditore geniale, legato al territorio, alla gente, non esistono dipendenti in Scavolini, soltanto collaboratori privilegiati, e lo spinga come fanno i suoi amati cicloamatori.

Silenzio sul colle dei cesti per questa decisione di Daniel Hackett che spera davvero in una chiamata a corte dei Los Angeles Lakers e non sembra legato alla campana di richiamo del pastore azzurro che già si dovrà chiedere se vale la pena spendere tanto in super assicurazioni per avere sul campo, con una voglia da verificare dietro i bigliettini dei Baci imposti dasi vari sponsor, i ragazzi NBA, ultimo dei quali di Datome che ad Azzurra deve tanto.

A Siena, è noto, non vedono l’ora che alla porta possa bussare chi è in grado di pagare il bonus di uscita per Moss e Hackett. Con quei soldi la Mens Sana potrebbe fare un campionato sereno in attesa dei cinesi. Non diteci che Milano, sempre così golosa, come il cuculo, di andare nel nido senese, non per imparare, ma per prendere uova che poi non sarà in grado di far schiudere, come direbbero i sostenitori di Hawkins, quelli che non capivano Eze, si tenga lontano dall’offerta per veder affondare l’odiato Minucci, un Sansone che potrebbe anche portarsi dietro vecchi e nuovi filistei.

Ieri  la Lega si è messa al lavoro gurardandosi in cagnesco, aspettando con il cappello in mano una televisione qualsiasi che possa poi dare un senso ai soldi sborsati dalla Beko. Problema televisivo anche per la Nazionale. Petrucci si starà accorgendo che nel piccolo accampamento del basket non è più Cesare Augusto, forse farebbe meglio a camminare fra i pochi soldati rimasti, dando fiducia, dimostrando che qualcosa si muoverà. I vecchi amici di palazzo sembrano sordi, muti, speriamo che Malagò non sia vendicativo e lo aiuti dopo aver ritrovato il segnale Rai per le olimpiadi a Rio.

Nel prossimo campionato la finale di eurolega a Milano strangola ancora di più il calendario. Come suggerisce la saggezza tornare indietro, almeno nei quarti, per play off al meglio delle 5 partite. Sappiamo che i problemi sono tanti, troppi, che di palazzi nuovi non si parla. Reggio Emilia che, giustamente, non fa il braccio di ferro coi sapientoni di Milano per il figlioccio Gigli, sistemerà al meglio l’arena di oggi e poi a giugno del 2014 smonterà e rifarà l’arena, nella speranza che non trovino amianto come al Palalido di Milano.

Non possiamo rispondere a tutti gli indignati per l’assenza della Olimpia 2013 del Livio Proli nel giorno in cui si ricordavano vere  Scarpette Rosse nel libro di Pedrazzi che Limina sembra nascondere, alla presentazione 40 copie, da vendere, belle gioie, non da regalare, per oltre 100 persone. Siamo soltanto stupiti di non aver visto in una ipotetica casa della gloria della società il nome di Franco Boselli, il barone oggi stimato fisioterapista, forse il personaggio che più di ogni altro rappresenta così bene la storia della società di Bogoncelli e Rubini, due che meritavano di vedersi dedicato il nuovo e chimerico PalaArmani del Lido. Non finiremo mai questa  battaglia, certo diventerà cicaleccio sterile, ma saremo sempre su quei monumenti a ricordare che prima del potere che ti danno i soldi c’è quello delle idee e dalla nuova Olimpia è venuto fuori, quasi sempre, soltanto l’ovvio, lo scontato il già visto, a parte, forse, il licenziamento del vice allenatore quando non se ne può più del capo, ma si ha paura di trovare arsenico in vecchi merletti della corte di Malagant.

Felicità ritrovare una foto di Charlie Yeleverton sui giornali varesini. Lui e il suo sax al circolo di Casbeno. Caro Vescovi che hai giustamente preferito essere segretario di stato piuttosto che capo dell’intera curia bosina usa la gente come Yelverton, Zanatta, Ossola, lo stesso Rusconi che andrebbe prima o poi stanato, per rinforzare la base dove lavora così bene Andrea Meneghin che sembra davvero un Ben Affleck per il nostro cinema paradiso fra i canestri.

CI sentiamo più avanti. Sotto le tamerici salmastre dove l’atletica si avvelena col doping vivremo la nostra povertà estiva. Vigili sulla tolda, aspettando di sapere se Azzurra Tenera potrà toccare terrà a Capodistria, se Petrucci uscirà dalla confusione che si può creare quando hai smarrito forse la vera fede e ti devi confrontare con i farisei del piccolo tempio, non diversi da quelli della grande cattedrale del Foro Italico.

Share this article