Obama e i tacchini

22 Novembre 2012 di Stefano Olivari

Barack Obama e i tacchini, questa volta non ce l’aspettavamo. Dove i tacchini non sono i corrispondenti da Washington che leggono veline web che potrebbero leggere da Monza o Foggia, ma tacchini veri. Il presidente degli Stati Uniti non può essere così stupido, visto anche il grande numero di consiglieri ed addetti all’immagine che ogni uomo politico ha, da imbarcarsi in un’operazione di immagine contraria al sentimento comune degli americani, anche di quelli che non lo hanno votato. Per questo il rito della ‘grazia’ ai due tacchini del Giardino delle Rose nel mercoledì che precede il giorno del ringraziamento è sembrato volgare e di sicuro non ‘democratico’ solo a una minoranza della popolazione americana e temiamo anche mondiale. Però la tradizione, definita ‘Turkey pardon’, è di sicuro qualcosa di indigesto al ‘vero’ Obama, ed è per questo che ci ha sopreso vederla portata avanti da un uomo che non dovrà più fare una sola campagna elettorale nel resto della sua vita. Buon per Cobbler e Gobbler, più fortunati di milioni di loro simili ma comunque non destinati a lunga vita. Essendo tacchini allevati per il Ringraziamento, hanno tanti e tali problemi di salute dovuti all’obesità che non si godranno a lungo questa ‘grazia’ presidenziale. E’ curioso che questa tradizione, un modo più o meno consapevole per sottolineare la prevalenza e il diritto di vita e di morte dell’uomo-dio sul resto del creato (spiegazione bis, in chiave consolante: dimostrare che negli Stati Uniti tutti hanno una speranza), non risalga a George Washington ma sia relativamente giovane: pare che l’idea sia stata di Truman (democratico) negli anni Quaranta, ma solo con Bush padre (repubblicano, 1989) la pagliacciata è stata istituzionalizzata e da lì in poi nessuno si è sottratto. Non Clinton, figuriamoci W. , nemmeno Obama. E’ più penoso il repubblicano globale che apprezza questi gesti da uomo vero o il democratico globale che giustifica questa corsa verso il centro?

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