Salutame a Soros

11 Settembre 2012 di Andrea Ferrari

Nel dibattito sulla crisi economica globale cominciata nel settembre di 4 anni fa con il crac Lehman e che colpisce con particolare intensità i Paesi europei, s’è inserito di recente George Soros, il quale potrà esser antipatico a molti, ma di certo non può esser considerato meno intelligente e preparato d’un qualsiasi primo ministro nè dei vari imprenditori assistiti di casa nostra, quelli per i quali “la ripresa è vicina”. Qual è quindi la geniale ricetta del finanziere d’origine ungherese, noto ai più per i raid con cui schiantò Bank of England e Bankitalia nel ’92, per uscire della crisi ed evitare il default degli stati?

Nè più nè meno una delle soluzioni scritte nei manuali di Macroeconomia del triennio universitario, quando, a proposito di ricette per abbattere alti debiti pubblici e non fallire, vengono prefigurate tre possibilità: 1.una crescita economica così forte, come accadde nel 2° dopoguerra gli USA, tale da abbattere progressivamente lo stock di debito 2. Un lungo periodo di austerità e deflazione (le tanto citate ‘lacrime e sangue’) 3. Politiche di svalutazione della moneta che, secondo Soros, sono la strada maestra per far uscire l’Eurozona dal dramma attuale mettendo al contempo la Germania di fronte al dilemma di ‘cosa vuol fare da grande”, ergo uscire dall’Euro oppure restarci sfanculando i precetti anti-inflazionistici della Bundesbank.

L’analisi di Soros ci piace perché, al contrario di molti economisti e politici, rappresenta un grande bagno di realismo, fuori dalla retorica di tanti politici ed editorialisti, avendo il coraggio di esprimere un concetto tanto semplice quanto onesto intellettualmente e cioè che che le altre due strade sono o pura utopia (la crescita galoppante del 2° dopoguerra) o hanno costi sociali troppo alti che potrebbero portare i cittadini, stufi dei sacrifici imposti dall’alto, a scegliere derive antidemocratiche ed affidandosi, come nel secolo scorso, a chi punta a rovesciare il tavolo (Hitler non fu catapultato in Germania dagli alieni, ma venne eletto).

Tre punti secondo noi da ricordare.

  1. Il lungo articolo di Soros è, volente o nolente, un inno alla sovranità monetaria (“I paesi sviluppati che controllano la loro moneta non hanno alcun motivo di fallire, possono sempre stampare altri soldi. La loro valuta perderà di valore, ma il rischio di fallimento è praticamente inesistente”), quella che gli europeisti de’ noantri vedono come il fumo negli occhi, convinti intimamente che gli italiani non sappiano autogovernarsi, ma negando al contempo alla parte più sviluppata ed “europea” di farlo.
  2. La nemesi dell’Euro (o quel che ne rimarrà se la Germania saluterà la compagnia) che, nato come contraltare serio della Liretta, rischia di passare anch’esso dalle forche caudine della svalutazione senza se e senza ma.
  3. La presa di coscienza che l’inflazione, rispetto a quel che stan vivendo alcuni paesi dell’Eurozona, è il male minore.

Andrea Ferrari, 11 settembre 2012

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