Gioco a Sum Zero

19 Settembre 2012 di Stefano Olivari

Facebook, un po’ come tutti quelli che sono sul web (anche Indiscreto), ha il problema di monetizzare i suoi contatti. Sì, la pubblicità, va bene (a proposito: guadagnare web, sesso gratis e video Belen Rodriguez). Ma tutti sappiamo che in pochi la guardano: sempre più che sulla carta stampata, comunque, nonostante quotidiani in stato pre-fallimentare chiedano tuttora di listino 15mila euro a pagina. Mark Zuckerberg sostiene che la nuova frontiera dei social network è il gioco e che fra gli utenti di Facebook sono 235 milioni quelli che almeno una volta al mese si collegano per giocare oltre che per molestare i pochi che ormai lavorano. Si monetizzerebbe, qui siamo noi a parlare e non Zuckerberg (quindi la credibilità è, come dire, diversa), non tanto con la pubblicità venduta per pagine viste ma con l’iscrizione a pagamento a tornei. Il famoso real money, più o meno mediato da una moneta Facebook. A proposito del social network, ieri ci hanno chiesto come sono andati a Londra nel canottaggio i gemelli Winklevoss, Cameron e Taylor. Non sono andati. Il miglior risultato dei creatori di Harvard Connection e poi di Connect U (il social network ‘chiuso’ che secondo loro è stato l’ispiratore di Facebook, visto che ci aveva lavorato anche Zuckerberg: alla fine della battaglia legale pare siano usciti con in mano almeno 65 milioni di dollari) rimarrà l’ottimo sesto posto di Pechino 2008. Adesso con i soldi del risarcimento ci riprovano, finanziando insieme ad altri il progetto di un’altra vecchia conoscenza, Divya Narendra (anche lui cofondatore beffato di Harvard Connection), chiamato Sum Zero. In buona sostanza un social network esclusivissimo, riservato solo ai superprofessionisti dell’investimento: gestori di fondi, venture capitalist, stramiliardari. In Sum Zero questi padroni del mondo, per usare l’espressione di Tom Wolfe nel Falò delle Vanità, si scambiano idee e, nostra traduzione, formano l’ennesimo clubbettino di un mondo in cui l’appartenenza e le mitiche conoscenze contano più dell’economia reale. Può sembrare incredibile, ma prima di scrivere questo articoletto ci siamo informati e addirittura iscritti a SumZero. Ma non era un network esclusivo, direte? Cosa ci facciamo noi che veniamo pagati a 120 giorni, quando veniamo pagati? Il trucco è che ci siamo iscritti come ‘Non-Buyside investor’. In sostanza non gestiamo i soldi di nessuno (ci limitiamo a sconsigliare a nostra madre di comprare le obbligazioni della banca e i prodotti troppo strutturati, senza mercato secondario) e abbiamo così accesso solo a informazioni interessanti, ma non diverse da quelle dei quotidiani finanziari più seri. Per quelli semi-veri c’è il livello elite (a pagamento, 129 dollari al mese), per quelli verissimi quello buyside dove l’informazione non è unidirezionale ma deriva anche dall’interazione fra questi super-esperti. L’idea può funzionare: non uno dei mille siti di consigli finanziari, dove non si capisce bene perché il consigliere non faccia il trader in proprio, ma uno scambio di informazioni ad un presunto alto livello. Zuckerberg ha cambiato il mondo, ma Narendra e soci non finiranno con le pezze sul culo. Fa comunque una certa impressione che SumZero si possa seguire anche su Facebook.

Twitter @StefanoOlivari

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