Arrabbiati come Delio Rossi

16 Maggio 2012 di Libeccio

E finalmente siamo arrivati alla fine di un campionato che sarà ricordato come il primo vinto dalla Juventus dopo la vicenda Calciopoli, il primo di Scommettopoli, il primo dell’era Moratti Massimo in cui l’Inter esce stabilmente dalla fascia che conta per situarsi (chi può dire per quanto tempo?) nella seconda o terza, il primo in cui tanti campioni sono giunti al capolinea e dopo aver fatto la storia di alcuni club (Juve, Milan, Inter) ora entreranno in una nuova vita alla quale forse non sono preparati. E’ stato anche l’anno dei pugni di Delio Rossi e quello di Verratti che milita in B nel Pescara, ma è stato chiamato nella nazionale maggiore per meriti sul campo grazie a uno Zeman il cui nome qualcuno non ha neanche il coraggio di pronunciare. Le vittorie si possono sempre eguagliare, o almeno sperare di farlo, l’onestà no. Ed è proprio questo che manda fuori di testa gli odiatori professionisti dell’allenatore boemo, non certo la sua bacheca.

La Juventus ha vinto il campionato una giornata prima della fine proprio grazie all’Inter che ha battuto seccamente un Milan svagato incomprensibilmente. L’abbiamo celebrata quando tutti gridavano al campionato riaperto, a dimostrazione che frequentare a lungo il calcio (anche solo quello parlato) aiuta a farsi delle opinioni abbastanza vicine al vero. Fastidiose certe sottolineature sulle tre stelle e al fatto che la Juve è nata per esser prima, alle quali Moratti risponderà inserendo sulla maglia dell’Inter le stelle che (presumibilmente) ritiene gli siano state sottratte con metodi non proprio sportivi (associazione a delinquere, fu definita). Ognuno farà come vuole, con escamotage grotteschi tollerati da un Abete equlilibrista e da un Petrucci oltre i confini del ridicolo (le sue non risposte alla Gazzetta sono indegne di un presidente del Coni, per fortuna la sua epoca è finita).

Di Scommettopoli colpisce la tempistica ed il fatto che le squadre maggiori saranno coinvolte solo dopo l’Europeo. Vorrà dire che alcune di queste squadre e anche le altre direttamente interessate per discorsi di classifica, se ne dovranno restare ferme fino ad allora sui temi del mercato e dei rinforzi. Tutto quindi esploderà a luglio e forse il tempo sarà poco per uscire dalla sarabanda con qualche scelta utile alla causa.

La decisione (Decisione? Manca ancora l’ufficialità…) di Moratti di confermare un signor nessuno, con tutto il rispetto per le potenzialità di Stramaccioni che magari fra 5 anni sarà un misto di Mourinho e Guardiola, sulla panchina dell’Inter è solo figlia della sua poca inclinazione alla spesa. Allora tanto valeva ingaggiare Zeman. Non stupisce che i giornalisti di area parlino di ‘progetto’, a meno che il progetto non sia ridimensionarsi continuando a godere di buona stampa. Si sentono nomi accostati all’Inter che fino all’anno scorso transitavano per Catania e la cosa non stupisce nè scandalizza. A Catania si gioca un buon calcio; tanto buono che forse Montella torna in quella Roma da dove venne cacciato l’anno scorso perché secondo qualcuno (cioé i dirigenti tuttora in carica) rappresentava il passato. Siamo curiosi riguardo al futuro giallorosso (qui a Roma lo viviamo minuto per minuto grazie a commentatori radiofonici non sattamente super partes), siamo abbastanza negativi su quello dell’Inter: non per il piazzamento, che magari sarà migliore del sesto posto, ma per le prospettive. A favore dei nerazzurri gioca solo il fatto che dei mitici top player (una volta si chiamavano campioni) dall’estero non ne arriverà nessuno e che quindi le carte si possono rimescolare. Certo che se la Juventus prende un attaccante decente lo scudetto verrà visto non con il binocolo ma con il telescopio.

Sarà ricordato anche come il campionato della reazione di Delio Rossi, raramente un allenatore ha reagito come ha fatto lui alla maleducazione di un suo giocatore (si è dovuti risalire a Tom Rosati). Se un uomo di oltre 50 anni perde la trebisonda in quel modo, dopo decenni di sostituzioni male accettate dal sostituito, qualcosa Liajic dovrà aver fatto. Rossi e molte altre persone sono giunte al punto di non sopportazione, c’è chi ci vede una metafora del momento dell’Italia ma per il momento è solo calcio.

Se ne va Del Piero, espressione del moderatismo pallonaro con profilo stabilmente istituzionale. Un Napolitano della pedata, al quale attualmente preferiamo i Balotelli (se il Milan riuscisse davvero a scambiarlo con Ibrahimovic farebbe un affare pazzesco) e i Totti. Grandissimo giocatore, s’intende, ma non valutiamo i giocatori solo dalle pedate. Insomma, non ci ha mai scaldato ma non si può dire la stessa cose per i tifosi juventini: la sua uscita di scena ha oscurato Andrea Agnelli proprio nel giorno del trionfo. Insieme a Del Piero si ritirano dal calcio italiano buoni professionisti e campioni, tutti insieme. Una generazione va in pensione, ma il mondo va avanti lo stesso. Non ci si può lamentare del poco spazio per i giovani e poi esultare quando il trentacinquenne firma per un altro anno.

Libeccio, 16 maggio 2012

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