Tolkien a Desio

29 Marzo 2012 di Fabrizio Provera

di Fabrizio Provera
“Amo solo ciò che difendo: la città degli uomini di Nùmenor; e desidero che la si ami per tutto ciò che custodisce di ricordi, antichità, bellezza ed eredità di saggezza”. Dunque onore a Claudio Limardi, che sul trasferimento della Bennet Cantù dal glorioso Pianella di Cucciago al PalaDesio (non solo per le gare di Eurolega ma anche per play-off e campionato) ci aveva proprio azzeccato. E’ una scelta che condividiamo, senza se e senza ma. Complimenti a Luca Orthmann e ad Anna Cremascoli, che il 12 aprile-contro Siena ci faranno rivivere le notti magiche del Palagladiatori brianzolo, dove gioverà ricordare che Cantucky ha affossato il Bilbao capace di stendere l’immenso Cska, nonché il Maccabi a un passo dall’eliminare il Panathinaikos dei sempre immensi – anche se parecchio giù di tono, alla Nokia Arena di Tel Aviv- Diamantidis e Jasikevicius. Ma come ci andiamo, noi villani canturini, al Paladesio? Segnati dal rimorso, dalla nostalgia? A cuore spezzato? Niente affatto. Ci andiamo memori delle parole che J.R.R. Tolkien, molto prima che Il Signore degli Anelli diventasse un film di Peter Jackson, scrisse decenni fa.
Quando leggerlo era proibito, quando una certa cultura liquidò quella ‘fiaba per adulti’, così la chiamò qualcuno, con parole sprezzanti. Senza capire, ma soprattutto senza leggere. Andiamo al Paladesio certi che la radici profonde, di tolkeniana e canturina memoria, non gelano. Certi che 6.000 spettatori entusiasti, vocianti e rumorosi fanno sicuramente bene alla pallacanestro italiana, malata e dilaniata da fazioni e correnti (sembra tanto la Prima Repubblica di novecentesca memoria). Ci andiamo convinti di saper portare dal Pianella al Paladesio lo spirito, le vittorie, le sconfitte, i trionfi e le sofferenze della storia di Cantù. Ci andiamo perché troppe volte, dopo le incredibili prestazioni tecnico-tattiche di Eurolega, ci siamo domandati il perché delle prestazioni scialbe, soprattutto alcune, in campionato. Siamo certi che Andrea Trinchieri, tra le mura di Desio e a fianco del piazzale dov’è pronta la statua in onore di Gianluca Basile, saprà infondere ai ragazzi le motivazioni valide. Perché Sassari comincia a far paura, perché a Milano si gioca il 15 aprile, perché poter ancora disputare l’Eurolega nel 2012 costerà sudore, lacrime e imporrà di arrivare sino in fondo. Quindi avanti nobili villani, avanti ragazzi dell’oratorio di Cucciago; il Pianella è il palazzetto di serie A più vicino a un oratorio, che dista poche decine di metri dall’impianto: sarà mica un caso. E poi nessuno dimenticherà mai il Pianella, noi per primi che qualche settimana fa ne abbiamo calpestato il parquet prima di raggiungere una conferenza stampa di Trinchieri, uscendone con la suola delle scarpe incandescente per il contatto con la mole di gloria cestistica che quel legno vecchio è ancora capace di trasmettere, di raccontare. Tutti pronti, il 12 aprile a Desio.
“Dal dubbio e dalle tenebre verso il giorno galoppai, e cantando al sole la spada sguainai. Svanita ogni speme, lacero è il cuore. Ci attende la collera, la rovina e il notturno bagliore”.

Fabrizio B. Provera, 29 marzo 2012

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