La scoperta di Scariolo

19 Marzo 2012 di Oscar Eleni

di Oscar Eleni
Armani alla Moratti, la caduta di D’Antoni, gli attacchi a Meneghin, la crociata dei Cremascoli, le idee di Casale, il mercato di Dalipagic e la settimana di Siena. Voti a Di Bella, Brugnaro, Bulleri, Giachetti, Bourousis, Calvani, Schio, Olimpia, Petrucci e arbitri.


 

Oscar Eleni arrampicato sui ponteggi allertati di questo basket del non vedo, non sento, non parlo, dove il procuratore federale si muove fuori tempo, esattamente come il Sergio Scariolo che scopre la trippa alla coratella, proprio come l’Olimpia intendendo la società abbinata all’Emporio Armani, costola dolente nell’impero di re Giorgio che, in troppe occasione, guardando i suoi belli un po’ bulli, ha la stessa espressione del Massimo Moratti rimasto nello spogliatoio di San Siro prima di mandare tutti a farsi fottere.
Cerchi consolazione sul lungolago di San Feliciano. Umbria solatia e meravigliosa, per dimenticare l’intervista di Ancelotti, uno amato davvero, al Corrierone sulla riva sinistra della Senna pensando cose da Petain; provi con gli gnocchetti al sugo di tinca per non dover ammettere che la caduta di D’Antoni ai Knicks ci ha fatto male, anche se, forse, se la meritava per aver ingoiato i rospi quando doveva sputarli molto tempo prima che arrivasse sulla quinta strada qualche finto merliniano alla Thomas, qualche asse da ponteggi allarmati come il Carmelo che ha dato a Denver la possibilità di cercare la luce nel gioco che resta una bella impresa di squadra e mai il soliloquio dell’egoista di turno che si annida in ogni squadra, in ogni società. Quando Gallo ha fatto quel passaggio e l’allenatore Karl lo ha benedetto quasi commosso, ci sono mancate le gambe. Avanti con il tegamaccio dell’Umbria che ama il pesce di lago, avanti con il tartufo birichino che ha ingolosito questa banda di governatori sensibili sulle cozze pelose, e su questi perfidi padroni che ancora credono di potersela cavare alla brasiliana chiudendosi in recinti super protetti, tenendo lontano chi ha fame davvero e non soltanto di pane, perché servono idee per farsi comperare, per poter vendere.
Siamo nelle due settimane che decideranno il destino europeo dell’unica squadra italiana rimasta in gioco. Siena ha tutto per arrivare alle finali di Istanbul perché in questa fase, contro l’Olympiakos, sarà più difficile accorgersi di quello che le manca sotto canestro. Una debolezza che CSKA e Barcellona difficilmente perdoneranno e in questo modo ci ritroveremo con la solita critica ad un sistema che vive male la sua povertà tecnica, un mondocane di basket dove questi arbitrucoli con le zanne si mascherano per essere riconosciuti nella protesta, l’ultima per fortuna, contro Dino Meneghin che li ha trattati fin troppo bene anche quando davano calci, come muli, alla carrozza in bilico sulla strada di montagna dove si avventurava un presidente che adesso subisce attacchi bipartisan, perché se l’anno scorso fu l’Espresso a tormentarlo per conflitti d’interesse, adesso le spie di via Vitorchiano hanno servito note spese a Panorama che vorrebbe dargli una spinta di cui non ha certo bisogno. Per la presidenza federale Meneghin ha visto andare in difficoltà l’azienda che gestiva con Tolomei, si è battuto per riaffermare il potere federale sull’ingordigia legaiola dove non si produce niente, salvo il sale liturgico per lo struscio delle ginocchia davanti a chi ti garantisce stipendio e anguille.
Non siamo stupiti dalla reazione di Sergio Scariolo, non siamo sorpresi dalla rincorsa che ha preso Trinchieri per spingere lo stesso ariete contro le solide mura senesi. Cercano di far vacillare Siena nelle settimane più delicate perché di Dusan Ivkovic non ci fideremmo mai, anche se dovesse presentarsi con una squadra a pezzi. Li capiamo, questi ragazzi che vorrebbero essere irresistibili, ma Scariolo è da tanto tempo che scarica su altri le sue sconfitte, ci provò anche con Tanjevic che, povero, era proprio solo all’okay corral dello scudetto fra Milano e Fortitudo. Comunque meglio sentire che c’è voglia di rivolta, proprio adesso che siamo in piena bufera economica. E’ ora di dare spallate perché nessuno sa come saranno i nuovi del Monte. Per ora, nella casa mossa del basket, gli unici che si sentono sicuri sono quelli di Milano, almeno fino a quando esiste chi è pronto a pagare per avere Rivers, gli unici che si sentono impegnati in una santa crociata sono quelli di Cantù, almeno fino a quando la famiglia Cremascoli crederà che per il basket si devono fare sacrifici, senza mai sognare vere entrate di copertura con queste televisioni micragnose verso gli “sport minori”, con sponsorizzazioni che devi mendicare centimetro dopo centimetro facendo diventare uno strano Monopoli il mondo che comprende maglie cartelloni pubblicitari. Teniamoci cari anche se pure loro accettano la sbornia delle scarpe sempre più diversamente colorate, perché ai giocatori si lascia anche questa libertà d’ingaggio fuori dalla porta, nella confusione di formule che al momento non garantiscono né sviluppo tecnico, né progressi d’immagine. Meneghin che non fa un’asta per dare la Nazionale a Sport Italia forse sarà in errore, ma siamo sicuri che alla Rai e alla “7”, per non parlare di SKY e di Mediaset dove esistono da sempre nemici di bocca larga, avrebbero fatto davvero passare la cosa in silenzio se Azzurra in versione tenera fosse stata al centro dei loro futuri palinsesti estivi?
Aspettando risvegli futuri ci godiamo l’entusiasmo dei credenti di oggi, della Casale Monferrato che sa di essere condannata, ma che non smette di produrre idee, organizzando convegni, cercando ancora rinforzi per una squadra che era troppo leggera. Vogliamo sederci tante volte ancora davanti al Palaverde se davvero il Progetto con Pittis come garante avrà successo nel nome di Enzo Lefevre, che andrà sempre onorato e ricordato anche quando esagerava nel voler fare tutto da solo.
Si sta bene su quella strada da quando ci vanno anche i sostenitori della Reyer, esiliata dai gestori del pubblico sconcerto veneziano, e questo Brugnaro che a Torino non era davvero contento con i saccentoni legaioli, questo presidente vulcano che ha reinventato una gloriosa società, adesso ha scoperto che il grande Praia Dalipagic potrebbe diventare utile per un mercato dell’Est, ma anche per dare visibilità europea ad una società che alla faccia dei poveri di spirito si è addirittura seduta al terzo posto in classifica insieme a Milano.
Fateci cantare sul lago per le pagelle di una settimana che deve essere consacrata a Siena, comunque la si pensi sulla dittatura di Minucci e dei pentacampioni, perché siamo orgogliosi di essere rappresentati in Europa da una società come la Mens Sana, così come siamo stati orgogliosi di quello che fatto Cantù nel suo nuovo viaggio continentale, così come ci siamo dannati per le dannazioni che Milano si è procurata prima di finire con una collana di perle coltivate al collo.
10 Al DI BELLA tornato guerriero che aveva chiesto al popolo della Fabi di credere in quell’assalto che vuol dire salvezza, anche se il mondo play off non è poi così lontano.
9 Al BRUGNARO reyerino per il colpo Dalipagic, per le tante partite a tribune piene nel Palaverde, per questa UMANA veneta, così diversa dall’umana milanese in conflitto, che ha memoria, che non si vergogna di guardare indietro mentre sa bene cosa la aspetta oltre Malamocco.
8 A BULLERI e GIACHETTI arrivati, rispettivamente, a 500 e 400 partite in serie A. Non sono mai stati il nostro ideale di
giocatore pensante, però si sono battuti sempre per dare il meglio e questo merita rispetto.
7 Al BOUROUSIS che a fine stagione manderà alla neuro non soltanto chi lo ha scelto perché in partite come quella contro Caserta, modesta vicino a canestro, eccellente da lontano, si è scatenato soltanto quando gli arbitri insistevano a fischiargli passi per quel saltino in partenza che è il limite di chi ha piedi non esplosivi.
6 Al CALVANI che ha davvero cambiato la faccia e l’atteggiamento della Rometta priogioniera dei sogni di chi non ha mai saputo capire uomini e giocatori. Lui è in prova, lui sta facendo bene, ma per il rinnovo dovrà aspettare gli oracoli del muro Torto.
5 Alle ragazze di SCHIO che hanno dovuto cedere in casa loro la coppa Italia alle grandi rivali di Taranto che sono certo superiori. Anche Ricchini è allenatore part time, ma di sicuro Lasi non potrà dire che la sua Macchi ha sballato per colpa di chi le ha dato tanta infelicità.
4 All’OLIMPIA che doveva parlare molto tempo fa al posto di Sergio Scariolo, a meno che l’allenatore bicampeon d’eurolandia non sia adesso in una posizione di forza tale da escludere tutte le altre mezze figure dalla scena.
3 A Mike D’ANTONI lasciato solo nella grande mela perché adesso ci toccherà litigare con quelli che non vogliono vederci in gramaglie per la sconfitta di un allenatore che pure è cresciuto in questa prateria. Voler bene alle persone, anche quando non ci convincono più, è la nostra condanna e lo capiamo imprecando per le mot pantagruelle di Ancellotti, che Liedholm ha allevato in versione ruspantibus e non cortigiano del mondo, o per il silenzio codardo dello stesso Michelino fragile e senza difese. Sono uomini di successo che ora sembrano costretti a dire e fare cose che non condividono.
2 A Gianni PETRUCCI se dovesse tenersi la carta della presidenza federale nel basket come ultima scelta nel futuro. Certo il Parlamento, persino questo, un governatorato, sarebbero meglio, ma attenti alle cozze pelose di qui e al di là del Tevere e, soprattutto, dell’Aniene.
1 A SCARIOLO se dovesse dire che il nuovo ruolo di Riccardo Pittis, garante nel consorzio per il progetto Treviso, è in contrasto con quello di team manager della Nazionale iscariota.
0 Agli ARBITRI che vorrebbero mettere Zancanella allo spiedo già oggi e non quando ci saranno le vere elezioni federali. Gente strana questi ragazzi che amano farsi notare mettendo maglie diverse proprio quando dovrebbero stare il più nascosti possibile perché anche uno sport senza il becerume delle moviole arriva a sfasciarsi appena i peccatori si accusano di quello che hanno sempre sognato: avere dei favori.

Oscar Eleni, 19 marzo 2012

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