La scoperta della pretattica

27 Gennaio 2012 di Oscar Eleni

di Oscar Eleni
La sorpresa Ukic, la categoria di Jerrells, il salvatore Bremer, la rifondazione di Scariolo, l’abbraccio alla Cremascoli, il sogno dell’Ulker Arena e la fine di Lardo.

Oscar Eleni dalla caserma dei giannizzeri di Istanbul dove il generale eunuco sorride pensando alla trappola in cui è caduto effendi Scariolo, il visir di re Giorgio con il ghigno di Schillaci: gli avevano fatto credere che Roko Ukic, con un dito veramente rotto, non avrebbe giocato. Trappola croata con l’aiuto della stessa Uleb che in un regolamento interno aveva chiesto alle associate di rispettare questo accordo di non nascondere eventuali infortuni, di non presentare giocatori annunciati come clienti dell’infermeria. Siamo davvero sbalorditi dallo sbalordimento di don Sergio che questo giochino del ci sono non ci sono, caro alla Mata Haribus dei francesi di Obelix, lo dovrebbe conoscere bene perché si chiama anche pretattica, una cosa da fissati del video che smaschera tutto, un trucchetto usatissimo ai tempi in cui in Italia lavorava pure lui. Le febbri di Jura, le caviglie girate di Della Fiori, i malanni immaginari di chi, poi, faceva anche 30 punti, insomma un po’ come la vigilia di Varese-Milano quando Mancinelli, uno dei meno peggio sul campo, veniva considerato quasi fuori per un lieve infortunio al ginocchio nell’ora in cui c’era da evitare l’umiliazione del Panathinaikos che, come avrete letto nelle poche righe dedicate da giornali in deliquio per i 42 milioni al Gallo che li merita davvero, è caduto in casa contro il Kazan che ad inizio stagione avevamo visto pagare debiti al Montepaschi ancora vero cantiere e non finta fabbrica del Duomo per la signoria medicea degli Armani.
Mondo cane se dobbiamo metterci con le mani in seconda per ascoltare lezioni da questi grandi allenatori che vorrebbero fare tutti come Mourinho: aspettare l’arbitro infame nel garage, attendere, o far attendere dai propri sicari dal becco giallo, i giornalisti che si sono presi tanti insulti per non aver obiettato, messo almeno una riga sotto le dichiarazioni di un allenatore che aveva visto cose positive a Varese, terzo quarto con 4 punti nati dal nulla, che elogiava la “battaglia” di Istanbul, 12-10 in 10’ non per le arcigne difese, ma per le mani sporche di marmellata, arrabbiandosi per quel trucco su Ukic, ehi, stiamo parlando del Roko che a Roma vedevano come ostacolo per la crescita dei virgulti di cui poi non abbiamo più saputo nulla, salvo che si sono mangiati un capitale, molti allenatori, tante persone che lavoravano sul serio, un proprietario che, per la verità, sembrava nato per farsi divorare da chi ha studiato bene sul testo sacro del Cortigiano. Milano e il suo bilancio da quasi 20 milioni di euro che cade perché il portentoso staff tecnico aveva preparato la partita senza tener conto dell’unico regista a disposizione dell’infelice Bucaneve Spahija, senza trovare correzioni perché a Milano sarebbe piaciuto tanto poter affrontare l’ex squadra di Bosca Tanjevic preoccupandosi soltanto di Curtis Jerrells che nel libro di Casalini sarebbe inserito in una categoria, i brocchidi, che aggiungiamo noi visto che lui, il franco che fa le boccacce, che faceva le boccacce ai potenti, è diventato come il Ceccherini convertito frate nel film di Pieraccioni sullamore in tutte le lingue del mondo. Ukic il mostro del videogioco? Ma per favore.
Nella Milano inviperita e non soltanto per gli scioperi e i rincari ora è stata accesa una fiammella votiva in piazza Stuparich dove non c’è più il bar, lo diciamo per chi spara cazzate e vorrebbe giustificare tutto con la mania del pettegolezzo e dell’infelicità, per questo Ernesto Geiare Bremer junior, nato nel settembre del 1982, a Cleveland, Ohio con passaporto bosniaco, trovato sulla Transiberiana. Deve essere lui il sempai per portare l’Emporio alla luce, per liberarla dalla prigione dove è tenuta in ostaggio dalla presunzione di chi crede ancora ai fiori sugli alberi e, intanto, ha segato via tutte le radici. Non è vero che tutti i lavori sono uguali e quando Livio Proli dice di essere il primo a rischiare il posto da presidente si accorge in ritardo che una società sportiva non fa mai diventare cose le anime dei giocatori, scopre soltanto adesso che puoi costruirti un clan tutto per te, ma poi devi rispettare le regole del Rif.
La cosa buffa è che questa gente scambia per nemici soltanto chi ha sempre detto la verità dal primo giorno, dai tempi in cui sembrava Lucio Zanca il salvatore nella terra dove erano stati sepolti, come tossici, scudetti e coppe europee, soltanto perché la povertà aveva costretto la città matrigna a rivolgersi a gente che vedeva il colle Olimpia come trampolino per scalare montagne verdi tipo quella di San Siro, cioè fatta crescere su macerie. Tempo e silenzio. Sembrano questi i rimedi per ogni male. Vedremo dalla partita con la Scavolini come andrà questo incontro fra un popolo esasperato e un allenatore che non avrebbe bisogno di essere difeso dalla banalità, anche se, all’inizio, pur vedendo come andavano gli allenamenti che può vedere soltanto lui, si pavoneggiava parlando di obiettivi raggiunti nella stagione senza obblighi, perché a loro piace rifondare in tutta tranquillità, e poi perché disturbarlo vista la squadra che lo circonda, quando ha così tanto da fare dovendo pure occuparsi della nazionale spagnola che andrà ai Giochi di Londra? Aspettare la fine per fare i conti, schivare le frecce, come dice la società, ma non farsi tagliare le palline dai boomerang tirati dalla caverna dove ogni fotogramma ha un senso, anche quando Ukic non gioca.
Mondo cane se fai zapping sui canali di SportItalia per l’Eurolega e ti rendi conto di come sono diverse le farfalle che si posano sui fiori di Siena e di Cantù. C’è un’atmosfera che ti piace, vedi le facce dei giocatori e sai che si stanno battendo per qualcosa, per qualcuno. Sono capolavori anche questi e non cambieremo idea neppure se il domani dovesse essere angoscioso. Avete mai visto qualcuno correre ad abbracciare i colonnelli di Milano come è accaduto ad Anna Cremascoli nel tumultuoso finale contro Kaunas dove il PalaDesio diventava astronave per chi ancora vorrebbe farci credere che il basket è moribondo soltanto perché così conviene agli Ugolino di palazzo Acca, o per speculazioni secondo lo stile delle beate giornaliste fotocopia che fingono dolore guardando gli spalti desolati di Roma o della stessa Milano dove fanno recitare ai bambini la favola del tifoso virtuoso, senza poi filmarli davvero per vedere come sbadigliano, come pensino soltanto al pop corn, soltanto per darla vinta a quelli de “ La7” che si sentono traditi proprio come Scariolo con Ukic: loro credevano. Credevano cosa?
Eurolega nel nome di Bo Bolt Mc Calebb eletto giocatore della settimana, ma qualcuno avvisi il Real Madrid che il passaggio dal magistero Messina al patronato di Pepe Laso porta anche a situazioni dove fai fatica a riconoscere il vero marchio della casa blanca. Ci dispiace soltanto che questo Montepaschi che gioca bene, perchè sa cosa è una vera difesa, non abbia davvero tutti i mezzi, stiamo parlando di stazza, per affrontare alla pari le grandi favorite, anche se il Barcellona conosce già l’effetto del sale sanese e Mosca imparerà a temere la Mens Sana che ha un corpore non sanissimo, ma con dentro qualcosa, l’anima, e il merito è di tutti. Comunque sia abbiamo una quasi certezza: Milano e Fenerbahce, le due squadre che hanno inaugurato la nuova Ulker Arena, non saranno nella finale a quattro come sognavano i dirigent

i che hanno costruito il palazzo impossibile sognato sempre dalla Madonna dei canestri sul Naviglio e dalla Cantù che vedendo chiuso nelle mangiatoie di Alien il nuovo progetto dovrebbe sposare per sempre la casa di Desio. Sulla finale di coppa Armani giustamente non si era mai fatto illusioni, come non l’hanno mai creduta possibile quelli della sua Arca sapiente che alla ennesima ricostruzione della loro Babele hanno concesso agli architetti di sforare già nella consegna del prodotto con marchio tricolore, figurarsi quello del monastero Devotion che inebria l’Uleb dal cervellone confuso se fa calendari del genere, figurarsi l’anno prossimo quando occuperà il giovedì e il venerdì. Aspettate a fare i beccamorti, urla l’inclita dalla piana dei barbari. Milano può ancora vincere coppa Italia e scudetto. Davvero? Lo dite con la faccia di quelli che vorrebbero invitare i telespettatori alla scommessa last minute, con un sorriso nascosto dietro il sacrosanto “andate a quel paese e giocate i copechi sulla ruota del Monte “.
Lasciando l’Europa eccoci sul sentiero polveroso del basket spedito sul digitale che non tutti riescono a decodificare. Nel viaggio verso la seconda di campionato anticipata dalla caduta di Roma sul campo di Biella dove hanno veramente troppo in più rispetto alla Rometta per far pensare che a pagare tutto deve essere l’allenatore, mentre si daranno ancora stipendi a scioperanti mascherati tipo Tucker che, non per caso, ha mandato alla neuro Ettore Messina che sapeva di avere davanti il nulla, una cosa. La squadra era malata alla partenza, costruita malissimo, in mezzo a troppi equivoci, dando credito a chi non poteva averne, come giocatore, come dirigente, come consigliere. Si sapeva che avrebbero alzato il capestro per Lino il marinaio, lui ha fatto finta di credere che una via d’uscita l’avrebbero trovata, proprio come a Bologna, ma si è sbagliato perché il mondo Virtus dove crea Sabatini ha un forte legame con il popolo della vu nera che vigila sempre, mentre quello della Virtus quattro stracci in tribuna, palaminimo senza spettatori, è tanto distante dalla società che nessuno si accorge se dalla rupe vengono butatti giù i grandi di questo sport in Europa.

Oscar Eleni, 27 gennaio 2012

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