NBA concentrata

23 Luglio 2010 di Stefano Olivari

di Stefano Olivari
Andando a Miami e annunciandolo in quel modo grottesco LeBron James forse si infilerà al dito qualche anello (forse) ma ha rinunciato a soli 25 anni a concorrere al peraltro inesistente titolo di migliore di tutti i tempi. Vincere da pari grado di Wade sarebbe un’altra cosa che farlo da leader di una squadra forte ma con un allenatore non particolarmente versato per i giochi d’attacco (infatti Brown sarebbe stato cacciato a prescindere). Non consideriamo Bosh, per il quale vale il teorema Cucinotta: a forza di sentir dire che è un’attrice la definiamo tutti attrice, così come l’ex Raptor è ormai per definizione una stella. LeBron rimane comunque un grandissimo trend setter, anche se la concentrazione di campioni (i vari Big Three, Fab Four, eccetera sono esistiti in varie epoche) non l’ha inventata lui.
Di sicuro è per la NBA preoccupante che ci sia ormai una fascia di giocatori che rinuncia a grandi offerte, tecniche e finanziarie, di piazze relativamente piccole per andare a cercare visibilità dove la visibilità c’è. Questa riflessione di rara profondità ci è venuta in mente leggendo poco fa di Matt Barnes ai Lakers, per un ingaggio di 1,8 milioni di dollari a stagione. Ma come, proprio nella stagione in cui tanti giocatori medi riescono a spuntare contratti assurdi un free agent (aveva un biennale, ma con possibilità di uscita) del valore di Barnes si accontenta di una cifra da Europa di fascia medio-alta? Quasi la cifra guadagnata l’ultimo anno ai Magic, va detto, ma con la prospettiva di firmare a 30 anni il contratto della vita. Le offerte non mancavano, la migliore quella dei Raptors sui 4 milioni e rotti l’anno, ma la tentazione di vincere facile e di integrare l’ingaggio con l’indotto di Los Angeles (Barnes fra l’altro ha fatto 4 anni a UCLA) è stata troppo forte. Niente di male dal punto di vista etico, molto di male per la NBA che ha sempre cercato uomini simbolo e non concentrazioni di campioni. Pensando anche a cosa sta accadendo mentre stiamo scrivendo queste righe intorno a Chris Paul (i Knicks sono disponibili a dare praticamente qualunque giocatore tranne Stoudemire: per la serie ‘due anni buttati via’), quanti anni di carriera John Wall avrà voglia di buttare nei Wizards? Detto questo, dal continente dei passaporti bulgari e macedoni low cost non vediamo l’ora che tutto cominci: garasette di finale è già troppo lontana.

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