Due settimane prima del lutto

11 Maggio 2010 di Libeccio

di Libeccio
I compagni di strada della Juventus,  la memoria degli interisti, il coraggio prepartita di Mourinho e la più difficile scelta di Moratti.

1. Per mesi è stato solo sussurrato da parte degli azionisti più oltranzisti, poi il tam tam si è fatto più insistente ed ardito. Ma la notizia circolava con forza in ogni redazione sportiva, fino alla richiesta ufficiale di ieri assunta dal cda Juventus e inviata a vari destinatari nella forma consueta di una raccomandata con ricevuta di ritorno. La Juventus ha richiesto la revoca dello scudetto 2006 all’Inter. Il cda della società bianconera ha infatti deliberato di inviare ai presidenti di Coni e Figc, alla Procura federale e al Procuratore Federale Capo un esposto nel quale si richiede la revoca della decisione di assegnare lo scudetto della stagione 2005-2006 all’Inter dopo lo scandalo “Calciopoli”. Ciò in conseguenza dei gravi fatti emersi (?) a carico dell’Inter nel corso del Processo tenuto a Napoli a carico di Luciano Moggi. Fatto senza precedenti che una società già pesantemente condannata per reati sportivi e penali (i suoi massimi rappresentanti almeno) venga oggi a forzare la mano dei massimi organismi del calcio, che fino ad ora non avevano avanzato richieste di pari segno: probabilmente non vedendo ciò che invece vede la massima dirigenza Juve. Fino ad ora a chiedere la revoca erano stati (e se ne comprendono le nobili ragioni) nell’ordine: Luciano Moggi, Christian Vieri e Flavio Briatore.
2. Il tifoso interista è stressato come mai gli era accaduto nella sua vita. Quelli di lungo corso erano abituati appena a novembre ad esser messi a riposo anticipato. Il passatempo preferito dei tifosi interisti di quei tempi (neanche tanto lontani) erano le ipotesi di campagna acquisti in alternativa ai tanti bocciati da San Siro, le polemiche che seguivano ai fallimenti quasi programmati, il toto allenatore che come termine sembrava coniato proprio per l’Inter. Di certe stagioni anche i più affezionati faticano a ricordare la giostra degli avvicendamenti sulla panchina dell’Inter. E di campagne acquisti in cui l’Inter era sempre “regina estiva del mercato” abbiamo ricordi vividi e avventurosi. Questo per dire che a ri-cadere in basso basta poco: un allenatore sbagliato, un presidente che faccia le formazioni, un giocatore che trasmetta negatività anche agli altri, un concorrente che riattivi vecchi contatti. Invece a leggere i giornali e ad ascoltare molti suoi tifosi sembra che l’Inter sia sempre stata in corsa per tutto fino maggio.
3. José Mourinho a fine stagione, tranne qualcosa per ora non prevedibile (parlassimo di Milan si potrebbe ipotizzare una sceneggiata con lacrime e famiglia, tipo Kakà o Rivaldo), andrà via dall’Inter e lascerà nel dispiacere profondo tutto il popolo interista. Per molto tempo si è assistito al tentativo di minimizzare le sue doti ponendolo sullo stesso piano di Roberto Mancini. Da apprezzare, Mancini, per l’atteggiamento nuovo che aveva portato, ma che gli sconquassi di Calciopoli (colpa dei ladri e non dei derubati, va ricordato) molto hanno aiutato nella vittoria dei due titoli sul campo. Le opinioni poi possono portare a dire che Mourinho è un provocatore, che è arrogante, che è eccessivo, che a volte falsifica la realtà pro domo sua. Uno con una convinzione dei suoi mezzi e con il suo coraggio pre e non post partita merita comunque rispetto.
4 – Una regola fondamentale degli uomini vincenti è decidere sempre in anticipo rispetto a chiunque possa influenzare il proprio cammino. A Madrid è già venerato da società e tifosi per aver buttato fuori dalla Champions l’odiato Barca. Gli faranno i ponti d’oro, avrà carta bianca ed entrerà nella leggenda alla guida del club più famoso del mondo, che potrà ricostruire secondo i suoi parametri e riportare ai fasti del passato. Per un uomo che vive di sfide incessanti, questa attualmente è la sfida massima all’orizzonte, dopo aver riportato al top globale una squadra che non lo era più da decenni e decenni. Per Moratti la ricerca del nuovo allenatore sarà la cosa più difficile della sua non breve vita di dirigente di calcio. Non esiste al mondo un allenatore che possa succedere a Mourinho senza che il 90% di tifosi interisti storca il naso e dica: “e questo adesso da dove sbuca?”. Perché oltre alle competenze tecniche, nessuno al Mondo possiede il “Fattore M” di JM per la parte “espressiva” e di comunicazione. Il “Monaco tibetano e la prostituzione intellettuale” si tramanderanno di padre in figlio per generazioni e generazioni di interisti vedovi che piangeranno l’uscita di scena di JM come il più irreparabile dei lutti.
Libeccio

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