Almeno una che si impegni

10 Maggio 2010 di Stefano Olivari

di Stefano Olivari
La classifica della vergogna, paura di Lo Bello, le porte chiuse per sempre, la caviglia di Van Basten e il giornalismo che amiamo.

1. Chi si deve vergognare questo lunedì? Bologna e Catania che si sono allenate davanti a 22mila persone, Udinese e Bari che pensavano alla classifica cannonieri, l’Inter che è riuscita a regalare tre gol al morbido Chievo e a tremare contro una squadra che non aveva la minima intenzione di pareggiare, la Roma della minaccia fisica come sistema di vita che contro un Cagliari più arrendevole della Lazio di otto giorni fa l’ha sfangata solo di rigore nel finale?
2. Avremo tempo e modo per parlare dell’unico argomento che interessa a tutti gli uomini italiani, cioé l’Inter: una volta era un altro, mentre le donne continuano a preferire malattie e cucina. L’Inter in chiave Siena, ovviamente, contro una squadra che giocherà sul serio e che proprio per questo in un mondo cialtrone crea scandalo. Visto che la storia del nostro calcio è stata fatta dai premi a perdere, soprattutto sottoforma di ipervalutazioni di giocatori (ogni estate permette di leggere il mercato precedente), non troviamo moralmente peggiori quelli a vincere. Contro una squadra dalla rosa modesta e neo-retrocessa, per quanto bene allenata da Malesani (come del resto lo era stata da Giampaolo), gli uomini di Mourinho potrebbero non strappare i tre punti solamente per problemi di nervi. Difficile che le provocazioni arrivino dagli spalti, in una città mai stata troppo calda con la Robur e con una tifoseria che ha in antipatia la Roma sia per motivi calcistici (il fallo di De Rossi su Ardito, con il seguito dei cori anti-suocero) che per la devastazione che alcuni suoi seguaci hanno spesso portato (lo stadio è come posizione il più bello d’Italia, davanti alla basilica di San Domenico e a mezzo chilometro da Piazza del Campo). In campo non ci andranno nemmeno l’appena assunto diesse Perinetti, moggiano non di ferro ma d’acciaio, timoniere del Bari all’epoca della tiratissima partita prepasquale con la Roma, e nemmeno Massimo Mezzaroma che ha tutto il diritto di tifare per la squadra di cui suo padre Pietro è stato presidente (la Roma, non il Siena: finalmente in Italia un figlio che non fa il lavoro del padre!). Concludendo? Senza errori clamorosi occorre un Rosario Lo Bello versione Bentegodi che ti entri sottopelle. Uno che non faccia errori, ma che si limiti ad applicare il regolamento.
3. Le modalità con cui si è arrivati a giocare Genoa-Milan a porte chiuse sono grottesche, oltre che offensive per quei tifosi genoani che non fanno un santo di un ragazzo morto 15 anni fa in uno scontro fra ultras (essendo lui stesso un ultras, bisogna ricordare). Però in questa decisione dell’Osservatorio c’è del buono: finchè non finirà questa retorica del rancore e della vendetta Genoa-Milan è giusto che si giochi davanti a nessuno. Se no l’Inter non potrebbe giocare più con l’Ascoli, la Roma con il Milan, la Fiorentina con il Bologna e così via, senza entrare nel dettaglio di situazioni in cui i cattivi erano distinti dai buoni in maniera più netta rispetto al caso Spagnolo-Barbaglia. 
4. Marco Van Basten si è agilmente chiamato fuori dalla ricostruzione del Milan, prima scherzando sui problemi alla caviglia (per non capire lo scherzo occorrevano i giornalisti: come si fa a giocare a golf zoppicando?) e poi più concretamente spiegando che la rosa del Milan attuale non è all’altezza, anche solo per motivi di età, di quella del Milan di pochi anni fa. Come del resto non è stato all’altezza lui come allenatore nell’unica stagione alla guida di un club, l’Ajax che l’anno scorso fallì la qualificazione alla Champions League. Ognuno ha il suo nome di vecchio campione, fra l’altro in una logica solo tecnica meriterebbe una chance anche Del Neri, noi rimaniamo sul Filippo Galli da tre mesi pre-allertato. Con travaso di bile di molti, perchè i grandi ex sono tanti (e quasi tutti disoccupati) e la panchina del Milan una sola. Gli addetti ai livori hanno particolarmente apprezzato l’intervista concessa da Franco Baresi ad Alberto Cerruti della Gazzetta dello Sport, dove il capitano rossonero più amato dai milanisti ha raccontato della sua voglia di tornare ad allenare e nel suo Milan ideale ha inserito come compagno di reparto al centro della difesa Billy Costacurta. Di rilievo anche Baggio in attacco, bravissimo ma che nella storia del Milan ha inciso poco (l’ultimo scudetto di Capello, stagione 1995-96), preferito all’attuale ‘osservatore’ rossonero nonchè aspirante allenatore Ruud Gullit. 
5. Invece agli aspiranti giornalisti sportivi, sperando per loro che trovino un lavoro più dignitoso (magari portinaio in un bordello), mostriamo le nuove frontiere dell’opinionismo e la doppia faccia (nazionale e locale) di alcuni giornalisti di Sky.
stefanolivari@gmail.com

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