I riferimenti letterari di Sukia

17 Aprile 2010 di Stefano Olivari

di Stefano Olivari

Scrivendo qualche giorno fa dell’immenso Sergio Bonelli, ci siamo dimenticati di citare la leggenda metropolitana anni Settanta che da molti è presa come verità storica anche se tanto verità non è: cioè che l’editore di Tex, Mister No, eccetera, fosse anche l’editore occulto dei tanti fumetti porno che hanno allietato la nostra adolescenza pre-web ma anche pre-vhs.

In particolare si diceva che ci fosse Bonelli dietro al mitologico Renzo Barbieri, scomparso qualche anno fa, uno dei personaggi più versatili del fumetto italiano ma ingiustamente passato alla storia solo per il porno. Jacula il suo primo grande personaggio, seguito da Zora, Sukia, Lando, Il Tromba e tanti altri in cui il disegno si fondeva mirabilmente con trame dal finale scontato ma dallo svolgimento che riusciva spesso a sorprenderci. Letture per adolescenti, appunto, ma anche per militari: non c’era ispezione negli armadietti della caserma da cui non saltasse fuori qualche fumetti dei mille inventati ed editati da Barbieri con le sigle più diverse: ErreGi, EdiPeriodici, Edizioni Geis, Squalo Comics, oltre alla Edifumetto che forse è la più famosa di tutte. Bonelli di Barbieri era solo un amico, che in comune con lui aveva il talento nella creazione di personaggi di grande impatto nella nostra fantasia e soprattutto di lunga durata.
Jacula, la bionda vampira sensibile ai simboli religiosi, era decisamente più erotica che porno: con gli occhi di oggi c’era ben poco di masturbatorio e molto di citazionistico della letteratura fantasy horror (conosciamo decentemente solo Lovecraft, ma gli esperti trovano tanti altri riferimenti), con gli occhi di quel tempo degli elementi gotici ci importava poco. Secondo qualcuno il suo volto era ispirato a quello di Patty Pravo, ma avendone letto decine di numeri possiamo dire che ci vuole molta fantasia per affermare una cosa del genere. Zora (secondo il giochino con Catherine Deneuve come modello) è ugualmente piena di citazioni letterarie, ma con un erotismo più spinto (grazie a lei abbiamo scoperto l’esistenza delle lesbiche). Trascurando i personaggi minori, che a volte si possono ripescare in quei pacchi cellophanati che ai giorni nostri si trovano al mare o nelle stazioni, la vera svolta è secondo noi avvenuta con Sukia, una simil Ornella Muti che rendeva onore al suo nome. Questa la parte per così dire nobile della produzione di Barbieri, mentre tutti gli altri titoli da noi amati erano onestamente e meravigliosamente da bagno. Viene in mente la folgorante battuta di Claudio Amendola nel film ‘Ultrà’, riferendosi a pagine appicicaticce in mano a Ricky Memphis: ”E questa che è, spremuta de cazzo?”.

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