I sudditi del re di cartone

13 Luglio 2009 di Pecora Nera

di Pecora Nera
Idolo di carta in un paese di cartone. Nel regno dei ciechi chi ha un occhio solo è re, se vogliamo proseguire sulla via del luogo comune. In questo caso re di Roma. Mai d’Italia, perché se di mito si deve parlare, Francesco Totti può essere solo un mito a metà (citazione di una splendida rubrica del Guerin Sportivo di qualche anno fa). Campione solo tra le mura capitoline. Troppo poco in proporzione allo spropositato battage pubblicitario costruitogli attorno in questi anni dai media di settore. Operazione simpatia (le barzellette, la Vodafone) smacchia-sputi, cancellati gli atteggiamenti da bulletto di quartiere. Ma in Europa i nodi arrivano al pettine. Un solo torneo da protagonista: Euro 2000. Poi due flop con la squadra costruita attorno a lui. L’importante era trovare il capro espiatorio giusto: Moreno nel 2002, il biscotto Svezia-Danimarca nel 2004. Due anni dopo la grande impresa: peggior giocatore (assieme a Zaccardo) nel Mondiale vinto. Bilancio negativo anche in Champions League. Deco ha fatto vincere il Porto, Riquelme ha portato il Villarreal in semifinale. Non ci risultano grandi imprese della Roma legate al suo capitano. Obiezione: la vittoria a Madrid sul Real. Non accolta, la fase a giorni di Champions League, con i suoi salvagenti per le grandi, è troppo morbida. La Juventus è stata fermata dal Bate, il Chelsea dal Rosenborg. La stella dei giallorossi? De Rossi, si legge su molti giornali esteri (basta leggerli, anche sul web). Quella dell’Italia? Cannavaro, Buffon. Sarà un complotto planetario. Del resto a certe latitudini si vedono complotti anche quando vengono stilati i calendari. Prossima puntata, Sudafrica 2010. Previsti sondaggi, tavole rotonde, editoriali roboanti. Totti in nazionale? Sì, no, forse. Italia città aperta, la maglia azzurra onore o onere a seconda delle circostanze. La Pecora Nera non è mossa da impeti padani (anzi, non ha mai capito bene cosa sia questa Padania), anzi non avrebbe nemmeno più parlato di Totti se non avesse ascoltato le mille reazioni ridicole della politica nazionale e locale alla frase di uno degli avvocati di una presunta cordata per un improbabile acquisto della Roma: parole forse sbagliate, ma di sicuro non offensive, di uno che rappresentava a malapena se stesso. Eppure si è sollevato il mondo. C’è quindi qualcosa di esagerato in negativo: non in Totti, ma nel tottismo degli scrocconi. Ad occhio nessuno dei pubblici difensori del Mito paga il biglietto dell’Olimpico, però tutti sanno come guadagnarsi un titolo.
(in esclusiva per Indiscreto)

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