Il bravo dee jay deve salutare Bazzani

17 Febbraio 2005 di Erminio Ottone

di Erminio Ottone
26 – Il sempre giovane Erminio Ottone racconta l’ennesimo weekend di grigiore, trascorso girando per i locali di culto della capitale del non divertimento. Dove cambiano tante cose ma non la professione più invidiata della notte, quella dell’amico del calciatore…

Amici nottambuli, Erminio Ottone è tornato in pista dopo un periodo in pantofole. Si è disintossicato da buttafuori arroganti, finte gnocche, gnocche vere, calciatori, portaborse e ruffiani per poi rituffarsi in quel mondo, sperando di trovarlo cambiato… Inutile dire che è rimasto deluso. Ma procediamo con ordine. Il weekend milanese di Ottone parte venerdì dal Gattopardo. Il locale ha una singolare caratteristica: ingresso vietato agli under 26 (selezione ovviamente ‘a vista’) e nessun privilegio per le ragazze. Non solo: se sei maschio, attorno ai 30, carino e ben vestito purché solo, ti fanno passare davanti alla coda piena di donne e ti aprono le porte della chiesa sconsacrata da cui è stato ricavato il locale. All’interno l’affollamento è scandaloso: a occhio e croce la capienza sarà di circa 500 persone, ma si arriva puntualmente alle 1500 circa. Peccato, perché il posto è particolare: appena entri, ti cadono addosso decine di occhi di donne over 30 piuttosto affamate, ti si parano davanti, fanno in modo di poterti conoscere.  Alcune sono carine, altre decisamente vicine all’ultimo rintocco di campana, ma il tutto è divertente. Sorvoliamo sulla musica, tanto è un male comune: in Italia siamo indietro!
Divertito ma molto accaldato per il troppo caos, Ottone decide di fare un salto all’Hollywood, odiato tempio del non divertimento, nella speranza di trovarlo cambiato… Macché! Sono le 3 e 30 del mattino, il solito buttafuori dalla faccia ingrugnita e poco raccomandabile scruta con aria di disprezzo, pronto a chiederti se sei ‘qualcuno’. Ottone è entrato gratis migliaia di volte grazie alla conoscenza di gestori e PR, ogni volta il buttafuori promette di ricordarsi la sua faccia in modo da poterlo fare entrare senza bisogno di raccomandazioni, e puntualmente, ogni volta, finge di non ricordare per poter avere la sua fetta dal ricavato dell’ingresso (25 euro!!!!!). Ci fa passare, ma non concede i pass. La speranza è quella di ottenerli alla cassa. Ottone ed il suo amico fanno presente la loro conoscenza con pinco e con pallino che li hanno sempre fatti entrare gratis, fanno presente che non hanno intenzione di pagare 25 euro per una misera ora di non divertimento, e qui si scontrano con l’arroganza della Milano by night. Il tizio di fianco alla cassa, alto non più di 1.65, assume un atteggiamento da Myke Tyson di Corso Como e con aria minacciosa dice: “Qui si paga(no) 25 euro, se non vi va, quella è la porta”. Mentre si parla con lui, subentra la cassiera: molto carina, voce sgradevole, petulante ed arrogante: “Avete rotto i coglioni. Se non potete pagare, statevene a casa”. Ottone le fa presente che non è una questione di ‘potere’, ma di ‘volere’ (solo un pirla pagherebbe 25 euro per entrare all’Hollywood a pochi minuti dalla chiusura) e di non avere nessuna colpa se non quella di essersi imbattuto in lei nei giorni sbagliati.
Piccola parentesi. Ottone ha anche voluto riprendere contatto con la famosa serata pervert dell’Hollywood: un asilo pieno di 18enni strafatti, probabilmente cotti da alcol e pasticche. In un angolo ce n’è uno con la testa tra le mani, dall’altra parte una ragazza sdraiata, più in là una bella vomitata e vetri ovunque che si infilano sotto le suole delle scarpe. La musica, fuori dal privè, è molto bella. Dentro il solito disastro. Ma passiamo alla domenica, passiamo al Toqueville. Ottone ci va in compagnia di gente simpatica, si diverte nonostante il privè sia troppo affollato e osserva molte cose. Spicca Fabio Bazzani: balla sul tavolo in compagnia della futura moglie Alessia Merz, fa da animatore della serata, si proietta dietro al bancone del bar e inizia ad elargire drink, con tutti attaccati al culo del campione per brillare di luce riflessa. Quindi, propone cori per l’amico Pippo Inzaghi, che è lì a pochi metri, abbozza, ma se ne sta seduto tranquillo e rifiuta il drink. Molto triste il dj, che ogni due minuti cerca di dare lustro al locale: “Ciao Fabio Bazzani, ciao Pippo Inzaghi!”. Altro coro di Bazzani, questa volta è un coro anti-juventino in cui cerca di coinvolgere anche Inzaghi. Niente di clamoroso, si tratta dei soliti calciatori che si mettono un po’ in mostra e che si caricano se hanno gli occhi addosso. Proprio quando il week end milanese sta per finire, spunta la gradita sorpresa dell’ultimo secondo! Entra nel locale Zambrotta con due amici. Lo juventino va alla cassa, ordina per sé e per gli amici, quindi tira fuori i soldi dalle tasche. A questo punto uno dei suoi compari dice alla cassiera: “ma come, dobbiamo pagare?”. La cassiera non capisce bene, fa segno di ripetere, e qui interviene Zambrotta: zittisce il suo amico e prima che questi possa tornare a parlare consegna i soldi alla cassiera. Il barista si accorge dell’accaduto e per rimediare offre dei free drink da usare nel corso della serata, Zambrotta gli ribadisce che non c’è problema e tutto finisce lì. Complimenti allo juventino. Più in là c’è sempre Fabio Bazzani: lotta per la salvezza, non è in nazionale, non ha vinto scudetti ma continua a regalare drink e a farla da padrone senza spendere un centesimo.

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