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1994 la serie, con spoiler

Stefano Olivari 28/10/2019

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1994 è finito venerdì scorso e non ci mancherà soltanto Miriam Leone, come è logico, ma addirittura anche Stefano Accorsi. Di sicuro su Sky non ci sarà una serie chiamata 1995, perché gli autori di una delle più belle produzioni italiane di sempre, pur con errori e spesso recitazione trash, hanno chiuso il discorso proiettando nel futuro, cioè nel nostro presente, gli schemi di quei tre assurdi anni di transizione (1992, 1993 e, appunto, 1994).

Se non avete ancora visto 1994 fermatevi qui, perché è impossibile parlare del suo finale lasciando tutto sul vago: questa non è una recensione ma contiene lo stesso un minimo di spoiler. Ci siamo addirittura visti due volte la settima puntata, la penultima, quella del matrimonio fra Leonardo Notte (Accorsi) e Veronica Castello (Leone) poco prima della caduta del primo governo Berlusconi.

Puntata lisergica in cui si mescolano generi e suggestioni, che vuole sintetizzare l’ideologia di tutta l’operazione: l’Italia eterna, quella dell’opportunismo e del cinismo, può e anzi deve essere biasimata e anche combattuta, ma è l’unica Italia possibile. Noi personalmente non la pensiamo così, ma troviamo forte che in un prodotto non di nicchia si espliciti una filosofia che nel nostro paese è maggioritaria. Chi vuole sentirsi brava gente guardi Rai 1. Di seguito qualche nostro flash su 1994.

  1. Il sottosegretario, sia pure leghista, interpreto da Guido Caprino, che passa dal governo alla latitanza su una barca tipo capitan Findus è troppo anche per una fiction. Anche se il culmine trash è quando si finge osservatore dell’Atalanta…
  2. Il Berlusconi di Paolo Pierobon è il miglior Berlusconi finto mai visto, per fortuna sempre un passo indietro rispetto al sorrentinismo.
  3. Si era mai vista una serie, uno sceneggiato, un telefilm italiani in cui non ci siano eroi positivi? 1994 punta a buoni numeri, ma non a quelli di Beppe Fiorello.
  4. Si era mai vista una serie, uno sceneggiato, un telefilm italiani in cui il magistrato protagonista non è poi questo grande eroe? Super il Di Pietro di Antonio Gerardi.
  5. Quasi assenti nel racconto di Mani Pulite e di quegli anni di transizione i grandi imprenditori italiani: sia quelli puniti sia quelli impuniti. Loro e i loro discendenti querelano in automatico ancora oggi, dopo avere depredato l’Italia in ogni sua fase politica.
  6. Un falso storico, probabilmente di area berlusconiana ma ripreso ancora oggi, l’offerta a Mario Segni di guidare il centro-destra. Lo ha ribadito oggi al Corriere della Sera lo stesso Segni, ma lo dice anche 1994 mostrando un Berlusconi che concepisce soltanto sé stesso. In Forza Italia non è mai esistita una distinzione fra il frontman e il produttore.
  7. Riuscito l’equilibrio fra la rappresentazione di un partito finto, in cui tutto è una concessione del fondatore, e il trasformismo dei suoi avversari meglio introdotti nel deep state e nei media.
  8. A proposito, ridicola la ricostruzione (anche al netto dell’aspetto fiction) di come il Corriere della Sera ebbe l’avviso di garanzia di Napoli.
  9. Non toccati i veri intoccabili. Ma la rivoluzione non la può fare una fiction di Sky.
  10. Una concessione al pubblico il finale in cui tutti i protagonisti la sfangano, ma in fondo anche una scelta coerente. E poi perché non bisogna concedere qualcosa al pubblico? Noi stiamo ancora smadonnando per la morte di Marissa alla fine della terza stagione di O.C.

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