Meravigliosa Jenny

4 Marzo 2014 di Alberto Rapuzzi

Ammirare Jenny Barazza sottorete con la sua Imoco di Conegliano ti rassicura, sai che i suoi movimenti e i suoi colpi saranno come la musica di un violino accarezzato nel modo giusto. Poi ti rapisce la sua bellezza straripante ma composta. Simile a quella della campagna trevigiana, la sua terra. Mentre il suo sguardo concentrato, profondo e forse un po’ malinconico segue con attenzione tutto quanto succede intorno a lei. Atleta vincente (2 scudetti, 3 Champions League, 1 Cev, 2 Europei con la Nazionale ed altro ancora), mamma appassionata di Luisa, rimane un esempio nel suo proporsi serio e discreto, con valori e comportamenti da valorizzare e divulgare in un Paese dove purtroppo trovano spazio altre immagini. Insomma una donna e un’atleta di cui essere orgogliosi, da seguire mentre con tutti i suoi sentimenti cercherà ancora di vincere qualcosa con il suo club e magari, chissà, con la nostra Nazionale nei prossimi Mondiali italiani. Jenny, di solito riservata e di poche parole, ha accettato di parlare con Indiscreto.

Jenny, complimenti per la tua forma e il tuo rendimento. Qual è il segreto della tua lunga e vincente carriera?
Ho lavorato molto da giovane, rimanendo in palestra anche più di quanto mi venisse richiesto, impegnandomi tanto. Ora mi amministro, se posso salto qualche allenamento gestendomi con attenzione insieme allo staff per essere pronta al momento giusto. Il tempo passa e ovviamente bisogna rispettare  il fisico che si logora.

Pensi di finire la carriera con l’Imoco qui fra la tua gente o se ti chiamano a Baku parti?

Io ho un contratto con l’Imoco e vorrei rispettarlo. Certo anch’io ho famiglia, però ora penso solo a far bene e vincere con Conegliano, poi vedremo.

La tua bambina Luisa cresce, come ti ha cambiato sia parlando dell’atleta che della donna?
Sono per me situazioni distinte. Sono molto concentrata e dedicata sul campo come prima, poi quando torno a casa ora inizia un altro film a cui mi dedico con tanta passione e amore. Invece con le mie compagne non ho certo un rapporto materno, anzi a volte sono loro che si prendono cura di me.

Quest’anno avremo i Mondiali in Italia con finale a Milano,ti piacerebbe essere convocata e tornare a vestire la maglia azzurra?
Certamente sì, se questo mi verrà proposto ci penserò con molta attenzione valutando tutto. Però ora facciamo finire il campionato, dopo nel caso se ne parlerà.


Tu sei sempre stata considerata una delle centrali più forti al mondo, cosa hai curato in particolar modo per affinare la tua tecnica?  

Tutto, per non avere lacune. Ho lavorato sempre moltissimo cercando di migliorarmi costantemente su tutto quello che poteva 
servirmi, la strada è quella.

Hai trovato qualche novità tecnico-tattica in questi ultimi anni che ti ha particolarmente
colpito?  

Devo dire di no, qualche piccola modifica o aggiustamento su certe dinamiche ma niente di particolare.

La tua è una carriera gloriosa. Quale vittoria ti ha emozionata di più?
Sicuramente il primo Europeo con la Nazionale nel 2007 battendo la Serbia i finale. In quell’occasione ho provato il senso pieno della parola felicità, non potevo chiedere di più. Oltretutto sono convinta che le vittorie in azzurro abbiano un peso specifico superiore rispetto a quelle con il club.


Hai partecipato a una sola Olimpiade a Pechino, dove siamo arrivati quinti. Cosa è mancato per fare meglio?

Eravamo una buona squadra con il potenziale per salire sul podio, però siamo arrivati alla competizione attraverso situazioni che ci hanno un po’ destabilizzato. Ricordo ancora la serie di punti consecutivi subiti in battuta dalla Berg contro gli USA, ripensandoci credo che non fossimo solide mentalmente per superare i momenti difficoltà e fare il salto di qualità. Peccato.

Hai giocato insieme a grandi campionesse. Qualcuna si staccava dalle altre?
È vero, ho avuto la fortuna di avere compagne fortissime ed è difficile metterne qualcuna sopra le altre. Però se proprio devo: Taymares Aguero, Lea Lo Bianco, Paola Cardullo, Ljuba Kilic Sokolova, dimenticandone sicuramente qualcuna di pari valore.

Lasciando da parte Gaspari che ti sta allenando,a quale allenatore sei rimasta più legata?
 
Al professor Giuseppe Giannetti, lui mi ha preparata, formata. fatta crescere, quando ancora non sapevo dove potessi arrivare.

Tra le tue ex compagne ce n’è una che è diventata l’amica della vita a prescindere dal volley?
Manuela Secolo, compagna a Bergamo e in Nazionale, ora al Bakery di Piacenza in serie B in una squadra costruita per salire in A2.

Nel tuo percorso hai vissuto esperienze negative con club che non hanno onorato il loro impegno economico. Da giovane a Firenze con la Romanelli, recentemente a Modena con la famiglia Astarita e purtroppo questo ha riguardato nel tempo anche altre squadre e relative giocatrici lasciate senza stipendio. Dal tuo punto di vista cosa si potrebbe fare per tutelarvi di più e garantire una certa solidità e regolarità al movimento?

Noi atlete purtroppo siamo lontane da questi argomenti, concentrate come siamo sul campo. Penso solo che servano regole certe e qualcuno che le faccia rispettare. Il professionismo in senso stretto invece lo vedo molto lontano.

Perché secondo te i grandi sponsor e le grandi città non si avvicinano al volley femminile, nonostante i buoni ascolti tv, i giovani tesserati sempre più numerosi, le significative presenze sugli spalti?
Forse perché non siamo bravi a venderci. Il calcio poi occupa molto spazio in quelle realtà, ed è un peccato perché lo spettacolo che offriamo è buono e dentro i palazzetti ci sono molta educazione e molto rispetto. Rarità al giorno d’oggi e non solo nello sport.

Manuela Leggeri mi ha detto che nel suo futuro si vede ad allenare le ragazzine. Tu che obbiettivi hai, ci pensi al dopo?
Io mi sento ancora molto atleta e sogno di vincere qualcosa con questa squadra, per la mia gente, la mia famiglia, per mia figlia. Certo rifletto su qualche progettino, però ora in realtà voglio solo giocare e vincere. Al futuro guarderò più avanti.

Alberto Rapuzzi, da Treviso

(Si ringrazia Simone Fregonese per la gentile collaborazione)

Share this article