Trappola per l’Eurolega

12 Marzo 2018 di Oscar Eleni

Oscar Eleni in dolce attesa a Tallinn di una carta elettronica per risolvere tutti i problemi esistenziali. Andiamo a vivere in Estonia, titolava il Rep-settimanale. Ci potrebbe ridare il gusto delle cose semplici. Se loro, gli estoni, con una carta elettronica risolvono tutti i problemi burocratici, dalla salute alle tasse e persino la vendita dell’auto, perché scervellarsi andando dietro al coccodrillismo nazionale, al Bianchi Durbans che, insieme a Petrucci, sta preparando la trappola per l’Eurolega allargando il campionato da 16 a 18 squadre? Per le date passare in Estonia. Certo che ci piace una serie A dove potrebbero rientrare Treviso, la Fortitudo Bologna, Verona, no, su Roma abbiamo rinunciato a capire, si fanno male dal giorno in cui il Toti ha detto il giocattolo è mio e ci faccio quello che voglio. Sarà per questo che Petrucci, ora non più sindaco al Circeo, sta lontano il più possibile da via Vitorchiano portandosi dietro il segretario Bertea.

Il presidente viaggia volentieri, parla con quasi tutti, scherza e gioca nel nome di santa FIBA pur avendo capito che in casa Bertomeu, a Barcellona, pensano in grande, mentre in casa Baumann, ovunque lui stia, sono convinti che il futuro sia quello delle Mitropa cup calcistiche rimaste senza cena. Punti di vista, ma l’importante era mettere subito alla porta i padroncini di Lega, quelli delle proposte che li fotografano, tipo 12 stranieri 12, anche se poi con questi “campioni” venuti da fuori non sanno dialogare, trasmettendo il poco che hanno dentro, garanti, magari, di uno stipendio discreto, ma balbettanti se devono far capire che in questa italietta sportiva il fuoco è stato scoperto un po’ di tempo fa. Un’italietta dove le donne comandano, nello sci intanto, nel rugby dove le ragazze battono il Galles mentre i maschietti prendono un’ altra stangata, in questo Paese che riscopre, nella tragedia fiorentina di Davide capitano per sempre, la possibilità di aprire un dialogo fra la gente che ama andare a vedere e tifare i propri campioni, ma sa rispettare la forza e la qualità degli avversari.

Adesso che tirano i dadi, per sapere chi e come potrà governare, considerando lo sport sempre come mercato per chi non ne capisce tanto, non angosciamoci per scoprire chi sarà il prossimo ministro dello sport anche se il vero ministero, per fortuna, è, o dovrebbe essere, al Coni come ha deciso per tutti, tanto tempo fa, Giulio Onesti. Tanto sappiamo già cosa dirà il nuovo incaricato: ripartire dai bambini, dalla scuola. Poi riscopriranno che la corsa per l’Olimpiade, negata alla Roma gruviera, sarà bellissima se si metteranno insieme Milano e Torino appena divise dalla fiera del libro dove l’invidia stravende.

Torniamo al basket e alle sue maschere del momento. Nell’ennesima intervista televisiva il Bianchi Durban’s ha tentato di spiegarci, ma porca vacca, che il Dozza-Madison è proprio un bel palazzo, che la cornice per uno scontro Virtus-Olimpia, anche se c’era molta acqua nel vino come canterebbero quelli che voglio la testa dell’oste, era bellissima come se avessero inventato loro tutto. Lo hanno già fatto con la coppa fiorentina al Mandela. Cara gente, al massimo potrete vantarvi di portare i bambini in crudeli gare di ballo, ma per il resto c’era già tutto e alcune grandi società sono state date in accomandita semplice con la cappella già affrescata, una Sistina in molti casi, facendo finta di non vedere che ci portavano dentro dei mobili urofinnici da montare. Noi, chissà perché, fremiamo soltanto al pensiero che almeno ogni anno con il trofeo delle regioni dedicato a Rubini si ricorda il gigante che Milano sembra ignorare anche adesso che forse il Palalido aprirà al volley e, speriamo, alla seconda squadra della città che a qualcuno sembra New York e non Quarto Oggiaro.

Alla ventunesima giornata, dopo lo tsunami della coppa Italia che ha fatto giustizia della spocchia, qualcuno, oltre la gente a servizio, si è accorto che la padrona del vapore è la Milano del temporeggiatore Pianigiani, uno che te la racconta sempre dopo essere passato da Liala. Venezia, anche con l’aggiunta di Sosa, sarà un ostacolo, ma non certo alto come quelli trovati in eurolega dove l’Olimpia poteva davvero stare nelle prime otto se non avesse aspettato con esagerata pazienza di veder passare sul fiume chi non squittisce per ogni mossa dei dragoni al comando. Poi ci metteremmo anche Avellino se la smetteranno di tormentare Sacripanti anche a colazione, ma siamo sicuri che non erano minacciosi quelli che volevano parlare dei Lupi fra una sfogliatella ed un caffè come ha detto il dolce Pino brianzolo. Due damigelle ed una regina dell’isola che il Demanio nega agli indignati della Laguna.

Le altre saranno ammesse al ballo soltanto se accompagnate. Nessuna problema per Brescia. Ha fatto le cose più belle nella stagione. Un problema per gli altri questa Cantù che smazza centelli, che travolge tutto, persino se stessa, anche se Sodini è davvero un bell’ammiraglio. Sul futuro di Sassari non è che possiamo sempre aspettare di sapere come si è svegliato Polonara o come vanno gli altri della banda. No, Torino non è da corsa come ci è sembrato a Firenze. Dovrebbero rimettersi a pensare e lavorare, altro che feste e celebrazioni e adesso non prendetevela con il Galbiati apprendista che accarezza anche i vanitosi del gruppo se fa sapere di essere deluso. Cremona? Ha fato già moltissimo. Bravo Sacchetti anche se a Sassari i “tuoi” sono rimasti a guardare le piccole stelle di Sardara.

Sulla resurrezione di Trento siamo pronti a mettere un tallero estone, mentre per Reggio Emilia dovrebbe bastare la piccola gloria accumulata nella coppa delle nonne. Varese fa il massimo con il poco che tiene in cascina. Bravissimo Caja, peccato che adesso possa andarsene Coldebella che sembra in ballottaggio con Alberani per la nuova Virtus che vuole il signor Segafredo, anche se tutte queste voci disturbano e qualcuno parla persino di Scariolo al posto del Ramagli messo su una tartana quando a Bologna meriterebbero almeno un incrociatore.

Eccovi le pagelle dal paese di basketlandia, cara gente dell’Estonia felice, perché devi esserlo se chi governa ti risparmia il doloroso faccia a faccia con i borosauri del sistema, aiutandoti a credere che un mondo migliore è possibile anche se ti sei rassegnato a credere che chi inquina, spaccia, ruba, scavalca le file e le doppie file, sembra non avere parenti o figli, salvo quando deve strabuzzare gli occhi dicendo che vaccinarsi è pericoloso. Come mangiare. Dipende da cosa inietti e cosa mangi.

10 A Gianpaolo MASTROMARCO, ex arbitro, presidente del comitato regionale del Piemonte, la regione dove hanno vinto le 3 coppe Italia dei campionati più importanti, ma, soprattutto, la terra del silenzio dove da Biella a Casale, da Torino a Tortona pensano in grande, ma senza mettersi ad urlare per far credere di essere i migliori. Certo anche in Piemonte ci sono venditori di fumo: chi non ne ha? Ma la sostanza dice che se hai la forza di pensare magari qualcosa cresce.

9 A CINCIARINI e PAJOLA perché nella sfida storica, insomma una passeggiata nel tempo con gente che portava armature di guerrieri per ora irraggiungibili, ci hanno dato speranza. Il primo perché è un saggio capo centurione, un paziente certosino fra gente che ama le cose sfarzose, il secondo perché ci fa credere che forse in Italia qualche buon regista è ancora costruibile.

8 Ad Ario COSTA per la domenica infernale che ha passato al capezzale della povera Pesaro che ora divide l’ultimo posto con Capo d’Orlando. Ci viene il magone pensando che una delle due scenderà di categoria, ma la passione non basta se a comandare è la riccanza oltre l’ignoranza.

7 A DE NICOLAO e POLONARA, due che ci fanno venire spesso il nervoso, ma poi imbroccano anche qualche buona partita. Ora non sapremmo come fare per convincerli che serve la continuità, il lavoro, l’umiltà di sentirsi sempre apprendisti senza andare dietro a chi crede nei maghi dietro le scrivanie.

6 Al BURNS tonante della Cantù fremente che adesso vogliono tutti. Per la verità sono tanti i giocatori di Sodini che piacciono in giro, ma allora si dovrebbe ammettere che il Gerasimenko esiliato e chi lo aiuta vedono meglio di tanti in questo basket dove vantarsi è facile, ma poi c’è il campo.

5 Alla VAR che stravolge le notti dell’arbitro presuntuoso. Nel calcio come nel basket. Dovevamo immaginarlo. Qui il “comando io” si urla sempre e a prescindere. I piccoli Lo Bello imperano e sui campi, pur non avvicinandosi al grande siciliano, purtroppo si vede.

4 Al PIANIGIANI, proprio adesso che la corte gli fa le fusa, perché pur applaudendo la vittoria sul campo della Mosca più mondana, fra ballerine con filo dentato, magliette da tirare in tribuna, non siamo proprio riusciti a vederla la “difesa stritolante” di Bartzokas da lui temuta alla viglia.

3 Alla VARESE che si è fatta infilzare a Trento, ma non saranno gli unici anche se le Aquile non conoscono la fortuna, perché volevamo parlare bene della città mentre si avvicinano i grandi tornei della Pasqua varesina, cominciando dal Garbosi, perché siamo rimasti affascinati dal progetto dell’Accademia Varese per i giovani che ha portato in città maestri di altre scuole.

2 A Carlo ANCELOTTI per non aver potuto consolare il suo amico Alberto Bucci nella sfida impari fra la Milano e la Bologna di oggi. Certo quando il dottor Stranamore imperava e imparava sulla panchina Virtus le cose erano molto diverse e il campo non era ancora di acero rosso.

1 A Doc RIVERS allenatore dei Clippers di Los Angeles per aver scoperto che Teodosic è un vincente. Certo lui viene da un mondo (ricordate l’allenatore di Duke che con la Nazionale USA ha vinto dopo aver perso qualche partita?) dove certi giocatori europei venivano individuati per il numero e non per il nome, ma certo la scoperta sembra quella dell’acqua calda. Verrà il giorno della vera sfida NBA fra Mondo e Americani? Fra le matricole lo hanno fatto e ne hanno prese tante.

0 A BE e BA, Bertomeu e Baumann che ci fanno stare col fiato sospeso per questa lite che manderà per aria tutto prima che la gente si accorga che il basket è davvero sport universale aperto alle novità e questo non vuol dire che abbiano ragione soltanto quelli che procurano soldi. Serve altro. Sul campo. Soprattutto. Ora che con EUROSPORT vediamo le partite persino alle 17.30, era l’orario scelto dai padri quando si educavano i figli a rispettare le precedenze calcistiche, non vorremmo tornare alle finali di coppa nei maneggi come accadeva con la vecchia FIBA, non vorremmo una diaspora fra chi può e chi non potrebbe.

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