L’inconvocabile Balotelli

22 Marzo 2018 di Stefano Olivari

Tutto si può dire di Mario Balotelli, ma non che non faccia notizia: la farà fino al giorno del suo ritiro perché, anche nell’era del marketing e dei consulenti di tutto, personaggi o lo si è o non lo si sarà mai. Così la sua mancata convocazione in Nazionale da parte del traghettatore Di Biagio è diventata un caso, visto anche l’attacco che Raiola ha portato al c.t. più provvisorio della storia azzurra, accusandolo di non avere personalità, come del resto Ventura, e fra le righe di subire i suggerimenti dei senatori, ormai peraltro pochissimi. Traduzione: Buffon che non si vuole ritirare danneggia anche la carriera internazionale di un altro assistito di Raiola come Donnarumma.

Ma al di là dell’attualità e della convenienza di Raiola, come sta giocando Balotelli? L’impressione televisiva Mediaset è quella di un giocatore che a 27 anni ha perso lo smalto fisico di un tempo ma che almeno ha ritrovato certe fiammate, che poi sono quelle decisive per un attaccante. In generale un Balotelli ben inserito nel calcio sottoritmo alla francese, in certe partite simile a quello della Coppa d’Africa, a lui più congeniale di quello della Premier League e di quello italiano. Le cifre di questa stagione nel Nizza, in media un gol (21 in totale in partite ufficiali) ogni 110 minuti di impiego, possono essere falsate dal basso livello della Ligue 1 e quindi non peggiori di quelle di Cutrone (un gol ogni 143 minuti), ma di sicuro sono da giocatore che un’Italia depressa come l’attuale potrebbe prendere almeno in considerazione. Favre lo utilizza sempre da punta centrale, con Saint-Maximin a destra e Pléa a sinistra, in una squadra da centroclassifica che sta giusto facendo il suo. Non certo l’ambiente più stimolante per un attaccante dal gassmaniano grande avvenire dietro le spalle ma ancora giovane e con almeno un grande contratto ancora da strappare dopo la scadenza dell’attuale, fra tre mesi.

Ma a noi interessa soprattutto il Balotelli azzurro, quello che secondo i tanti suoi antipatizzanti non si integra con lo spogliatoio. Con l’Italia vera Balotelli è stato alla fine convocato soltanto da Prandelli, che lo ha schierato 33 volte, nonostante con Conte e Ventura abbiano vestito la maglia più importante del nostro calcio anche Destro, Pellé, Eder, Giovinco, Matri, Okaka, Gabbiadini, Sansone, Petagna, Verdi… Non esattamente Riva o Baggio, alcuni addirittura imbarazzanti ma forse meglio accettati. Certo è che Di  Biagio è il quarto commissario tecnico (il primo fu lo spompato Lippi bis, gli altri Conte e Ventura) che decide in maniera ostinata di fare a meno di Balotelli. Con Prandelli trascinatore a 21 anni verso un brillante secondo posto europeo nel 2012 e al Mondiale 2014 dopo la partita d’esordio con l’Inghilterra quasi omaggiato con una statua equestre. Il punto non è però nemmeno questo, perché Di Biagio ha facoltà di convocare anche suo cugino visto che al bar il colpevole per definizione sarà lui. Il punto è che parlare in termini di positivi di Balotelli è impopolare perché per motivi diversi e non tutti a noi comprensibili non piace (eufemismo) alla stragrande maggioranza di juventini, interisti e milanisti. Ed è anche per questo che ad un allenatore viene più comodo non convocarlo che convocarlo: perché deve mettersi contro media, giocatori e tifosi? Chissà se il prossimo c.t. avrà la personalità per chiamarlo. Forse solo Mancini, ma più per sfida che per convinzione.

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