Centrodestra o Cinquestelle?

5 Marzo 2018 di Indiscreto

L’Italia è ingovernabile, anche quando ci sono i numeri per farlo e quindi figuriamoci adesso dopo le storiche elezioni politiche che hanno portato al trionfo dei Cinquestelle, alla grande crescita della Lega, alla sconfitta di PD e Forza Italia, alla figura ridicola fatta da comunisti e fascisti convinti di avere il voto dei gggiovani (ai quali non frega un cazzo né del destino dei migranti né della difesa della razza, ma già lo sapevamo).

Dal bar, deluso soprattutto perché ieri sera non ha potuto guardare il derby, ci arrivano le seguenti analisi. 1) Ci sono un partito del Nord, destinato ad essere sempre più identificato con la Lega visto che la morte di Berlusconi (quasi 82 anni) non è un’ipotesi remota, ed uno del Sud con i Cinquestelle che hanno venduto ai loro elettori un assistenzialismo 2.0: in molte zone con 780 euro al mese si sopravvive e neppure malissimo. 2) Questi due partiti super-regionali, che anche a pezzi (un banale Cinquestelle più Lega) potrebbero avere la maggioranza assoluta, hanno diversi valori comuni soprattutto per quanto riguarda i no: all’immigrazione, al liberismo spinto, a una generica Europa, con vari distinguo anche alla legge Fornero. Le differenze sono fatte soprattutto dal loro pubblico: chiedere meno tasse e meno pressione sulla piccola-media borghesia ci sembra in contraddizione con il distribuire 17 miliardi all’anno, ipotesi più ottimistica, a chi punta allo stipendietto di Stato da integrare con lavoro in nero. 3) L’antirenzismo antropologico, di pelle, del genere Bersani-D’Alema, non deve far dimenticare che nel 1992, ultime Politiche della Prima Repubblica, il PDS aveva il 16,1% e Rifondazione il 5,6. La storia politica moderna, quella post URSS e post PCI, inizia da lì. Comunque il 4% in meno di quanto abbiano oggi il PD, i suoi satelliti (Bonino, Lorenzin, eccetera) e i bolsi fuorusciti di Liberi e Uguali. Che partivano, va ricordato, dal 29,5 del 2013 (PD più satelliti più SEL): perdere come area politica il 3% (e non contiamo Potere al Popolo!) è una sconfitta ma non un disastro epocale in un mondo che sta andando verso destra, non in maniera dichiarata ma secondo le nostre categorie novecentesche. 4) L’onda nera, il periscolo fascista, fin dall’inizio è sembrata una gigantesca cazzata messa in piedi dal giornalista collettivo per compattare il voto in direzione dei presunti ‘responsabili’, il voto l’ha soltanto ufficializzato: Casa Pound a meno dell’1%, poco meno di Potere al Popolo! e poco più del Popolo della Famiglia.

Il nostro ‘Di qua o di là’ post elettorale riguarda gli unici due scenari numericamente possibili, in base alla distribuzione dei seggi, non ancora definitiva, che si sta delineando. Il primo è un tentativo del centrodestra con l’ingaggio di scappati di casa dei Cinquestelle e pezzi di PD, il secondo un tentativo dei Cinquestelle coinvolgendo la Lega (ma a Salvini basta stare fermo per incassare tutto il centro-destra e la eventuale incapacità di governo di Di Maio) e/o pezzi di PD in libera uscita, anche se la proporzione di renziani fra gli eletti è molto alta o cani sciolti che si giustificano con l’attrattività del programma. Fuori da queste due ipotesi c’è solo un governo del presidente, con ‘tecnici’ che portino l’Italia verso una nuova legge elettorale e nuove elezioni: non domani mattina ma dopo mesi, se non anni, di sostanziale irresponsabilità e di ‘Ce lo chiede l’Europa’.

La domanda agli analisti politici di Indiscreto è quindi la seguente: a prescindere da ciò che avete votato, per l’Italia sarebbe meno peggio un governo di centrodestra allargato o uno Cinquestelle trovando i voti qua e là? Contravvenendo alle regole del ‘Di qua o di là’ abbiamo inserito anche una terza opzione, definita genericamente Mattarella: in sostanza qualsiasi formula per tirare a campare trincerandosi dietro a termini come ‘responsabilità istituzionale’ e altre formule che provocano erezioni nei quirinalisti e nei notisti politici. Non è accademia, ma purtroppo la realtà.

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