I centimetri di Fognini

24 Gennaio 2018 di Indiscreto

Il buon Australian Open di Fabio Fognini, torneo in cui l’azzurro ha rispettato la propria classifica perdendo poi negli ottavi di finale da Berdych, ci ricorda una volta di più che Fognini è il più forte tennista italiano degli ultimi quarant’anni, senza se e senza ma. Non è che a Melbourne ci fosse da gridare al miracolo, perché il numero 25 ATP, cioè Fognini, ha superato Zeballos (numero 66 ATP), Donskoy (72) e Benneteau (59). E del resto le quote dei migliori bookmaker non mentono: erano tutte a favore di Fognini, rispettivamente con 1,22, 1,32 e 1,43. Insomma, l’ottavo di finale in un torneo dello Slam è un risultato che Fognini ha in canna, non perché fa i miracoli ma perché è forte.

Fa impressione dirlo, perché Fognini viene sembra giudicato con i parametri del giovane nonostante abbia quasi trentun anni, ma un appassionato nato dagli anni Settanta in avanti non ha mai visto dal vivo un italiano più forte di lui. Non è soltanto una questione di classifica, anche se per trovare italiani che hanno fatto meglio del best ranking di Fognini (numero 13 ATP e anche quest’anno punta ad entrare nei top 20) bisogna risalire appunto ai protagonisti del grande ciclo di Coppa Davis, una vittoria e tre finali, della seconda metà degli anni Settanta: Adriano Panatta (4 ATP), Corrado Barazzutti (7) e Paolo Bertolucci (12). Andando ancora più indietro si arriva ad un’era in cui le classifiche non erano oggettive, visto che sono compilate dal computer solo dal 1973, e ad un’era, prima del 1968, in cui i risultati erano meno credibili vista l’assenza fissa dei migliori del mondo, impegnati nel circuito professionistico. Non andiamo lontani dal vero affermando che meglio di Fognini erano Nicola Pietrangeli e Beppe Merlo, ma giusto loro. Perché gli altri giocatori capaci di ottimi risultati nei tornei che contavano (Sirola, De Stefani, De Morpurgo, a un livello più basso Gardini e Cucelli) si muovevano in un contesto finto-dilettantistico e, soprattutto prima della guerra, decisamente classista.

Insomma, tutta questa premessa per dire che si tratta di un giocatore che rimpiangeremo e che soltanto l’incapacità dei media generalisti (ma anche di quelli sportivi) di dare il giusto peso ai risultati negli sport individuali ha confinato nel ruolo del ‘mostro’ del quale si parla soltanto quando litiga con un giudice o con un avversario. Certo l’acuto in un torneo dello Slam, magari sfruttando un buco nel tabellone come capitato a tanti altri, gli è sempre mancato: il suo meglio rimangono i quarti di finale del Roland Garros 2011, che oltretutto nemmeno potè giocarsi a causa di un infortunio muscolare procuratosi nell’ottavo contro Montanes. A Melbourne poteva essere la volta buona, contro un Berdych in relativo calando, ma le gerarchie sono state rispettate e l’onestà del tennis impedisce i discorsi da bar che in altri sport consentono a tutti di sentirsi vincitori o, nella peggiore delle ipotesi, vittime del sistema. Fognini ha avuto e sta avendo la carriera che ha meritato. Ridurre tutto a questioni psicologiche è una tentazione giornalistica troppo forte, ma in realtà lui ha fatto quanto era nelle sue possibilità tecniche e soprattutto fisiche: tutti i 24 giocatori che in questo momento gli sono davanti nel ranking sono più alti di lui, alcuni anche di 25 centimetri. Con queste premesse si possono fare buone imprese sulla terra e in tornei minori, ma anche per un tennista completo ci sono barriere insuperabili. Bravo Fognini ad esserci arrivato vicino.

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