Telecom, Fastweb e la concorrenza casa per casa

27 Ottobre 2017 di Marco Lombardo

Dunque: io sono un utente Fastweb. E vi dirò di più: un utente Fastweb da quasi 20 anni e pure felice. Perché non ho avuto grandi problemi, e quando li ho avuti me li hanno risolti al massimo in 24 ore. Tipo: 15 anni fa ho fatto un trasloco e loro non sapevano bene come si facesse a traslocare pure la linea telefonica. Vero che non ci stava in uno scatolone, però erano un po’ attoniti dal fatto che uno volesse portare il telefono da una parte all’altra della città. Erano quasi gli inizi per loro, però alla fine ce l’hanno fatta. Poi un’altra volta mi si è staccata la linea telefonica, anni dopo, nell’era della fibra ottica. Risultato: son venuti a vedere la centralina e hanno scoperto che un nuovo inquilino, non trovando posto per il suo cavo, aveva fatto staccare una linea a caso per mettere la sua. Cose che succedono, no?…

Ma quello che vi volevo raccontare è un’altra cosa: chiamiamola pubblicità progresso. C’entra Fastweb e c’entra la fibra. E soprattutto c’entra che bisogna stare sempre attenti. in pratica: mi arriva il tecnico con il router nuovo, il FastGate che fa andare la linea come un Frecciarossa. Me lo installa, tutto bene, ma subito dopo la linea internet comincia ad andare a singhiozzo, neanche il Frecciarossa si fermi ogni tre minuti nella galleria tra Firenze e Bologna. E allora, ecco il rimedio antico: spegni e riaccendi. Una, due, dieci, cento volte: la linea per un po’ torna, poi il Frecciarossa si ferma di nuovo. Allora chiamo il servizio clienti. Una gentile signorina che risponde da Durazzo e che mi dice che se non voglio parlare con lei che è di Durazzo (ma perché?) posso richiedere di parlare con una del continente (???), riceve la mia segnalazione e in pochi minuti risolve: “Secondo me è un problema di canale: glielo cambio, ma intanto faccio anche la segnalazione ai tecnici. Grazie per aver chiamato”. Grazie a lei signorina, anche perché finalmente internet torna a funzionare. Tutto risolto.

Anzi no: un paio di giorni dopo mi squilla il telefono: “svcscsgsgsvsc (rumore di call center) pronto il Signor Lombardooo?”.

“Sono io”.

“Buongiorno lei ha fatto una segnalazione di un guastoooooo?”.

“Sì”.

“Ecco allora qui è il servizio clienti Telecommmm”.

“Ma io ho Fastweb…”.

“Sì lo so, ma Fastweb noleggia la linea Telecommmm”.

Ah sì, davvero? A quel punto capisco che hanno beccato quello sbagliato, ma vado avanti per sentire dove si va a finire, Anzi no, come.

“In pratica Signor Lombardo, vedo che lei ha avuti problemi altre volteeee”.

“No, in realtà”. “Ma io qui vedo altri interveeentiii”.

“Sì ma non era colpa di Fastweb”.

“Vabbè, senta: lei ha i 100 megaaaa?”.

“Si”.

“Beh, insomma, abbiamo trovato il problema e ora può risolverloooo”.

“Come?”.

“Semplicissimo: lei deve chiudere il contratto in essere, poi noi le apriamo un nuovo contratto con Telecommmmm e…”.

“Ah certo, come no. Grazie, io mi tengo Fastweb”. Clic.

Un paio di giorni dopo sono arrivati i tecnici per fare il controllo come promesso e ho raccontato loro la storia: “Lo sappiamo – mi hanno detto -: i call center si vendono le chiamate di assistenza tra di loro…”. E quindi, in pratica: stavolta è andata male, ma se capita anche a voi – con qualsiasi operatore, s’intende, non solo Telecom (commercialmente TIM) – state attenti. Siamo in un Paese in cui la concorrenza è diventata sleale. Ma in fondo: possiamo sorprenderci?

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