Il Processo di Biscardi nell’era VAR

8 Settembre 2017 di Indiscreto

Lunedì prossimo alle 21 e 15 inizierà su 7 Gold una nuova edizione del Processo di Biscardi. Senza Biscardi, nel senso di Aldo, ma con i figli Maurizio e Antonella come autori e Giorgia Palmas alla conduzione. La formula quella di sempre, senza il fondatore a causa di raggiunti limiti di età (87 anni) ma con alcune perle vintage, come la scheda di Carlo Nesti. Magari compariranno anche Carchidi, Baldas o Taormina, chissà… Di certo l’effetto nostalgia (ma qualcuno ha nostalgia di Biscardi?) sarà parte integrante del programma ed in un certo senso la cosa riguarda anche la giovane, 35 anni, Palmas, visto che nel programma ci sarà la sua ex collega velina di Striscia la Notizia, Elena Barolo.

Inutile ricordare cosa sia stato il Processo del lunedì, diventato di ‘di Biscardi’ una volta lasciata la RAI dove la trasmissione era partita nel 1980, per approdare a Tele+2 nel 1993 lanciando l’era del calcio in pay-tv: la riproposizione nazionale del dibattito calcistico delle tivù locali, con in più ovviamente la rivalità campanilistica. Il tutto con giornalisti e personaggi dello spettacolo, che del resto fino a qualche anno fa erano la colonna anche delle tivù locali prima che il contenimento dei costi elevasse al rango di opinionista praticamente chiunque accetti di stare quattro ore in televisione a titolo gratuito, quando non addirittura pagando. All’inizio Biscardi stava dietro le quinte, in collegamento dalla regia, infatti Enrico Ameri prima e Marino Bartoletti poi facevano i conduttori, ma dal 1983 è diventato a tutti gli effetti il volto del programma, rimanendo tale negli anni del successo e in quelli del declino. Con tutto il rispetto per chi è venuto dopo, l’ultima annata del Processo su un canale importante è stata quella 2005-2006 (l’ultima del potere moggiano vero, viene da dire) su La 7.

Giorgia Palmas diventa quindi la prima ‘non valletta’ fra le tante presenze femminili, anche importanti del Processo: Novella Calligaris, Marina Morgan, Jenny Tamburi, Paola Perissi, Vanna Brosio, Michela Rocco di Torrepadula, Ana Maria Van Pallandt (la preferita della redazione di Indiscreto), Alessandra Canale, Mariella Scirea, Ambra Orfei, Roberta Termali, Federica Fontana, Debora Salvalaggio e sicuramente ne stiamo dimenticando qualcuna di notevole. E quindi? Il VAR è stato al tempo stesso una vittoria e una sconfitta del biscardismo. Una vittoria non perché Infantino abbia tenuto conto dei Processi del lunedì del passato, ma perché ha ufficializzato ciò che Biscardi teorizzava da decenni, cioè che il calcio televisivo sia diverso dal calcio reale: la porcata enorme poteva essere accettata in un mondo in cui si vedeva un tempo di una partita in differita, non in quello in cui si vede tutto in diretta. Per questo nel vecchio mondo avere giornalisti o ex arbitri che giustificassero ogni nefandezza, anche in trasmissioni trash, aveva una sua importanza. Il VAR è però anche una sconfitta del biscardismo, perché a meno di entrare nel tunnel di fare il VAR del VAR (nel nuovo Processo ci sarà qualcosa di simile) tante discussioni televisive su un errore arbitrale diventeranno superflue, portando alla cancellazione o al ridimensionamento delle trasmissioni.

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