Gomorra terza stagione, la nostra classifica dei morti

31 Agosto 2017 di Indiscreto

A novembre su Sky Atlantic tornerà Gomorra, alla sua terza stagione dopo il grande successo anche internazionale delle prime due. Ne siamo diventati super-appassionati dopo un inizio faticoso, per l’ostinazione di non usare i sottotitoli: poi ci siamo arresi e prendendo il ritmo anche il napoletano è diventato comprensibile. Di Gomorra conquistano non la violenza, che c’è in mille altre serie oltre che nella realtà, ma fondamentalmente due cose: che ogni personaggio faccia onestamente i propri interessi, al limite ammazzando anche i propri familiari, e che non ci sia quella sociologia del disagio, con buoni e cattivi, che alla fine deve sempre far passare un messaggio positivo in stile Rai 1 (o Tg1). Una narrazione che secondo noi fa uno scarto rispetto al percorso indicato da Saviano (o meglio, dai cronisti campani sul campo ai quali lui si è ‘ispirato’), al punto che nel Gomorra televisivo i politici praticamente non esistono, nemmeno sottoforma di politici corrotti. Quando compaiono sono poco più che marionette locali, diretta emanazione dei boss.

In ogni caso è bene non appassionarsi troppo ai singoli, nemmeno agli ancora per miracolo vivi Ciro (Marco D’Amore), Genny (Salvatore Esposito), Scianel (Cristina Donadio) e Patrizia (Cristiana Dall’Anna), perché morire è un attimo. Per questo in attesa della terza stagione vogliamo proporre una nostra personalissima classifica dei defunti delle prime due, nata dalle discussioni con altri appassionati di Gomorra. Dal decimo al primo posto questi i dieci morti, fra i tantissimi (in certe puntate siamo in zona Tex), che ci hanno più colpito: 10) Lelluccio, il figlio di Scianel, cornuto, violento e succube della madre, una morte quindi strameritata; 9) Danielino, archetipo del ragazzo manovrabile da un adulto sgamato grazie a quattro regalini; 8) Immacolata Savastano, magistrale donna del Sud purtroppo non vendicata adeguatamente; 7) Zecchinetta, capo di un quartiere ed emblema delle belle spartizioni di una volta, la morte ce l’aveva scritta in faccia; 6) Deborah perché non è così scontato essere uccise dal proprio marito anche se il marito è Ciro; 5) Franco Musi, il banchiere milanese che ricicla i soldi dei clan ma li ricicla alla cazzo di cane, come tutti gli investitori ingenui merita la morte (o di comprare le azioni da Zonin); 4) Pietro Savastano, il padre di Genny, boss con i controcoglioni, paziente e duro anche con sé stesso, averlo fatto uscire dalla serie è un delitto nel delitto; 3) Rosario detto ‘o Nano, figura ipertragica vittima di un equivoco, certo fosse stato un collezionista di francobolli avrebbe avuto meno possibilità di essere ammazzato; 2) Gabriele, in arte ‘O Principe, per la sua illusione di potersi imporre con il solo cervello: grande classe e grande amore per gli animali, un mito; 1) Salvatore Conte, il boss religiosissimo, quasi un sosia di Marcelo Rios, innamorato di un trans e con molti conflitti irrisolti dentro di sé (ricchione, suggeriscono dalla regia senza troppe sfumature). Menzione d’onore per ‘o Track, forse il più gomorriano di Gomorra.

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