L’obbligo di tifare Juventus

12 Giugno 2017 di Stefano Olivari

Dieci giorni senza scrivere una riga ci hanno permesso di fare diverse cose trasgressive: leggere, ascoltare, guardare. Non ci è quindi dispiaciuto rimanere fuori dal giro d’Italia della retorica (fortunata rubrica dell’Indiscreto degli albori, che ci ha procurato inimicizie profondissime) in occasione di Real Madrid-Juventus, cioè l’evento sportivo più importante dell’ultimo mese. Non avremmo del resto in ogni caso scritto alcunché di originale su di una partita fra due squadre conosciute da tutti in ogni dettaglio: la superiorità del Real a centrocampo, Dybala e Higuain che hanno fallito, Allegri che per una volta in carriera è arrivato scarico a un appuntamento decisivo (molto meglio due anni fa a Berlino), Zidane senza paura (altri allenatori della casa, anche di nome, difficilmente avrebbero resistito alla pressione mediatica pro Morata e a quella presidenziale pro Bale), Cristiano Ronaldo ormai totalmente nella dimensione dei Di Stefano e dei Pelé con buona pace di chi per giorni ha vergato editoriali indegni anche di un giornalino scolastico riguardanti la sua ‘arroganza’ (vuoi mettere con i nostri campioni umili?). Cose che avete già stra-letto? Anche noi, era soltanto un ripasso.

Non abbiamo invece letto, né dopo né tanto meno prima, qualche voce dissonante rispetto ad un tema che ci è caro e che rappresenta la base del successo planetario del calcio: quello del tifo contro, che non significa dare coltellate ai tifosi rivali ma soltanto gioire per le loro sconfitte nel contesto di vite comunque tristi per tutti. Tre quarti degli italiani hanno tifato per il Real Madrid e bisogna pur dirlo ai media che per settimane hanno raccontato un paese e un calcio inesistenti: semplicemente tre quarti degli italiani non tifano per la Juventus e non si vede perché, a maggior ragione in periodi tremendi (in qualche caso) delle rispettive squadre avrebbero dovuto cambiare idea. Però ogni volta che la Juventus arriva ad un evento simile, e non sarà l’ultima perché la squadra è ormai stabilmente fra i grandi d’Europa, scatta l’operazione ‘L’Italia unita nel tifo per la Juventus che ci rappresenta’ che ormai non esiste più nemmeno per la Nazionale. Rappresentati da Cuadrado? Una modestissima rassegna stampa sull’Inter 2010 o il Milan 2007, per non andare troppo indietro, permette un confronto che dovrebbe imbarazzare molti giornalisti. Non però i tifosi, di alcun colore. Nessuno, a partire dagli juventini, ha mai tifato per gli ‘altri’ in Europa. Al massimo indifferenza, questo sì, ma certo non affetto. Parliamo chiaramente di persone alle quali il calcio interessa davvero, non degli orecchianti che appaiono quando c’è il grande evento o degli eunuchi di Monza o di Catanzaro del genere ‘Le squadre italiane non le seguo, per me esiste solo il Rotherham United’.

Il comportamento dei media è in gran parte spiegato da ragioni aziendali, nella presunzione che ai lettori-tifosi di grandi club piaccia soltanto un’informazione in positivo. Un’idea del pubblico che anche Berlusconi ha in passato teorizzato, ma che purtroppo per i giornali non trova riscontri nelle vendite: diversamente, dopo sei scudetti consecutivi, Tuttosport dovrebbe vendere come la Bild e il Sun messi insieme. Quanto alle televisioni, la loro missione non è criticare ma vendere abbonamenti: è quindi ovvio che la Juventus sia per loro il prodotto per eccellenza, quello da non mettere mai in discussione. Ma tutto questo non potrebbe avvenire se i singoli amassero più il loro lavoro del quieto vivere, in un’Italia in cui gli Agnelli non possono più rovinare la carriera di un operaio (avendo quasi abolito gli operai) ma possono ancora farlo con quella di un giornalista.

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