La medaglietta del tre contro tre

15 Giugno 2017 di Oscar Eleni

Oscar Eleni dal golfo mistico del teatro veneziano della Fenice al sestiere di San Marco per importunarvi mentre la finale scudetto è ancora in ballo, lotta impari, la fortuna ha scelto, dove si ascolta volentieri La forza del destino verdiana tratta dal Piave dopo aver letto Angel de Saavedra con più stile del Bob Dylan premio Nobel anche della sfacciataggine che ha copiato da un bigino di Melville per il discorso da fare a chi gli aveva dato tanto onore.

La forza del destino che ha spinto nel canestro, dopo un tiro da oltre venti metri, il pallone lanciato da Ariel Filloy che sfruttava la rimessa incauta dell’inciuchito Craft, Arsenio delle meraviglie che questa serie infame, ravvicinata, da giocare in palazzi dove si soffoca, la sta pilotando al meglio, ma nei limiti della resistenza umana. La Reyer ha una squadra lunga, può lasciare in tribuna giocatori che farebbero comodo a tanti. Un po’ come Milano, direte voi, e allora dove sta la differenza? Be’, sulla resistenza appunto. Poi Milano ha colpe che la Reyer sta soltanto sfiorando, dopo la sconfitta in gara uno, quel terzo quarto di gara tre dove senza la prodezza di Filloy sarebbe rimasta a 10 punti. Trento uscirà con la gloria che merita. Nessuno ha fatto di più e meglio. Lo scudetto, però, sarebbe troppo se hai la sfortuna come compagna di viaggio, se hai una squadra a pezzi, se non hai, questo dovrebbe far riflettere, ricambi anche dal settore giovanile. Certo, società giovane con tanto da costruire, nella speranza di trovare in casa un Giannelli, il talento che guida la squadra di pallavolo e la nazionale d’argento. In gara tre si è visto che puoi resistere come ad Alamo, fregartene se gli altri suonano la danza di morte, ma poi se scarseggiano le munizioni sei finito e se sbagli 13 tiri liberi allora hai dato tu la corda per impiccarti. Ne parleremo a giochi finiti. Nella notte.

Grazie a Zapelloni, vice della Gazza orgasmica, sappiamo che anche loro, pur essendo gli unici con due inviati, considerano demenziali gli orari scelti, la proposta di Iago per una serie A a 20 squadre con la speranza di far saltare il banco e l’unica Lega, quella di A2, che funziona perché ha delle idee e sa di cosa sta parlando. Gli altri si sono presentati con il motto: un altro sport. Ne parleremo più avanti commentando l’ammissione alle Olimpiadi del tre contro tre, scelta che dovrebbe far rizzare qualche pelo come capitò a quelli del rugby quando le parrucche a cinque cerchi scelsero il rugby a sette e non ammisero quello vero. Prima di andare a bussare a questa porta, grazie a Sport Olimpico, fermiamoci sul mondo intorno al basket di casa nostra.

BYE BYE MESSINA – Ettorre ci dirà addio dopo l’Europeo. L’ultima volta andò benissimo. Vinse una medaglia e lasciò a Tanjevic la semina per arrivare all’oro, anche se Boscia ci mise tanto del suo. Non può fare il doppio lavoro dopo la trovata FIBA per avere nazionale monche nell’inverno. Lascerà, ma intanto sembra anche lasci qualche segno: se le anticipazioni della Gazza via Canfora sono vere nell’elenco dei 24 azzurrabili non ci saranno né Bargnani, ci mancherebbe, né Alessandro Gentile che al momento fa soltanto lo spettatore alle partite del fratello, non richiamato da Pianigiani per la finale israeliana, fermo da qualche parte per “problemi familiari” come ci tengono a far sapere quelli che ancora devono spiegare il divorzio da Milano e dal Panathinaikos che almeno lo scudetto greco lo ha vinto, la separazione dal Pianigiani che Zap considera l’Allegri dell’Olimpia: odiato all’ arrivo, come l’allenatore della Juventus, ma poi amato e stimato. Cortine fumogene intorno a tutta questa vicenda. Giusto dire che se Milano cerca un allenatore di qualità deve solo pagare la penale per svincolarlo da Gerusalemme. Inezie per chi è abitato a pagare due allenatori all’anno, come è successo anche con Luca Banchi. Candidati al dopo Messina? Non Sacripanti e qui, cari Petrucci e company, siete a rischio perché, conoscendo i soggetti, gli azzurrabili, sapere che i due in panca, più Consolini balleranno una sola estate autorizzerà molti a fare un po’ più tardi nel capire. Pensarci subito, pensarci bene.

FOLLETTO PER TUTTI – Non stiamo più a discutere sugli orari RAI-SKY, loro se ne strafottono, da Saxa Rubra a Rogoredo, anzi, ti guardano dall’alto in basso. Anche la Lega fa lo stesso. Certo queste finali italiane e della NBA hanno confermato una cosa. Questa vocazione a vendere un Folletto sui mercati dal primo giorno rende patetico ogni sforzo per farci capire che stiamo vedendo il meglio. Chi sa lo sa, chi non sa spesso manda al diavolo imbonitori che vogliono vendere una cosa già venduta. Siamo sempre davanti al solito cane che si mangia la coda. Se non esiste differenza fra una batteria, una semifinale ed una finale, allora stiamo vendendo soltanto fumo. Inutile urlarlo ancora. Questa è la legge del mercato di oggi, con maestri messi in un angolo, con chiocce che garantiscono per i prescelti, figurarsi se uno sta qui a discutere. Eccoci al tre contro tre non prima di esserci congratulati con Alessandro Magro, un altro della bella famiglia senese dei tempi in cui il nero era fuori, un allenatore che Brescia ha confermato come secondo del Diana uscito bene da una stagione difficile, ma di qualità.

Bussate. Apriranno. Certo dovete avere in tasca carte di credito planetarie e di fianco gli sponsor dalla faccia gentile. Strana gente questa che sceglie gli sport da ammettere alle Olimpiadi. Telefona il delegato romagnolo per il tiro alla fune. Perché noi no? Datevi una risposta o chiedete a qualche agente di bevande gassate, ai rappresentanti degli integratori, anche a quelli che vi giurano di aver controllato il prodotto, pazienza se poi qualche fissato del doping dirà che hanno barato. D’altronde persino una famosa soluzione per disintossicare il fegato viene considerata pericolosa per controlli antidoping accurati. Lo scrivono sul bugiardino.

Sulle scelte dei nuovi sport da Olimpiadi non esiste un bugiardino, sono tutti portatori sani di biglietti venduti come direbbero al beach volley, gloria a loro e ai nostri argentati diranno al CONI e nei dintorni, ma resta il dubbio che qualcuno finga di non capire se, ogni volta, in ogni edizione, si sente il lamento del comitato organizzatore. Troppa gente. Il villaggio non ce la può fare. Vero che tutti sanno quali sono gli sport che fanno la vera storia dei Giochi reinventati dal barone francese, vero che ai tempi di Nerone c’erano anche le olimpiadi di poesia, musica, vero tutto, ma ogni volta che ammettono una disciplina nuova sale il coro degli indignati, di quelli che ti chiedono un parere.

Ovviamente ci tocca un parere sull’ammissione del tre contro per il basket dove la nostra nazionale non frequenta il giardino olimpico da Atene 2004: fu argento. Dicono che fra i giovani e i diseredati il basket democratico si giocchi nei campetti. Tre contro tre, così sul cemento, dove vale la regola che senza sangue non esiste fallo, possono divertirsi in tanti. Tutto vero. Come sembra vera l’ammissione di chi ha deciso per aprire al tre contro tre che stuzzica gli appetiti dei ricercatori di una clientela nelle periferie, lontano dalle grandi arene. La nuova logica sembra questa, alla faccia dei principi per cui sono nati gli sport di squadra: speriamo sia soltanto questa a meno che chi ha deciso non voglia mandare un messaggio ad un mondo dove, a dire la verità, prevale più l’uno contro uno del lavoro corale che distingue certe discipline da altre dove il singolo viene esaltato. Certo stiamo celebrando in questi giorni il trionfo dei gattini di Golden State con il mio mao magno Kevin Durant, ma in realtà la gente pensa al miglior giocatore delle finali, a LeBron James, al suo antagonista Stephen Curry, Golia e Davide, anche se poi si celebrano la squadra e un grande allenatore.

Ora non vogliamo dire che il tre contro tre sia un succedaneo del vero basket. Certo è qualcosa di più del minigolf, può valere il beach volley, ma ci sembra un’aggiunta da viaggiatori golosi. Il tre contro tre serve tanto in allenamento, ma i giocatori veri e le squadre vere li trovi su un campo che sembra anche troppo piccolo per contenere questa atletica giocata dove ci sono tanti potenziali primatisti di salto in alto o salto tripl,  come diceva il professor Vittori. Non perderemo il sonno per sapere chi vincerà l’oro olimpico del tre contro tre. Lo perderemo per capire cosa spinge certa gente a sposare certe scelte.

Share this article