Despacito da sfinire: l’ultimo dei tormentoni

7 Giugno 2017 di Paolo Morati

Despacito

Despacito di qua, Despacito di là. Solo qualche sera fa, nel corso di una cena tra amici in un locale milanese, il dj avrà messo dieci volte il tormentone latino di quest’anno del portoricano Luis Fonsi realizzato in collaborazione artistica con il rapper e produttore Daddy Yankeesu richiesta dei commensali dei tavoli vicini, più o meno giovani. Tanto che anche lui a un certo punto ha dichiarato al microfono di non poterne più. E quando, finalmente, siamo riusciti a far suonare Just an illusion degli Imagination, in molti si sono guardati intorno come se fossero sbarcati i marziani…

Despacito è un reggaeton dal testo tendenzialmente ‘romantico’ (siamo i primi a dire che il contenuto non conta se fai una bella melodia e un arrangiamento capaci di suscitare emozione), che recita “Tú, tú eres el imán y yo soy el metal, Me voy acercando y voy armando el plan. Solo con pensarlo se acelera el pulso.” (Tu, tu sei il magnete ed io il metallo, mi avvicino e preparo il mio piano. Solo al pensiero il mio cuore batte più forte”). Acclamata da pubblico e critica, facciamo ormai fatica da ascoltarla (ma non a canticchiarla), pensando anche a chi derideva Valerio Scanu quando nel 2010 vinceva Sanremo con Per tutte le volte , e l’ormai leggendario “…noi coperti sotto il mare a far l’amore in tutti i modi, in tutti i luoghi in tutti i laghi”. Due pesi e due misure?

Certo, possiamo anche essere accusati di essere troppo ‘anta’ e legati al passato, insofferenti verso chi riesce ancora a divertirsi in modo spensierato (tutto vero…?), o più semplicemente dovremmo considerare che ciascuno di noi ha una sensibilità diversa rispetto alla musica per cui si reagisce in modo puntuale e personale alle sollecitazione dell’udito. E che sentirla in vacanza, in spiaggia, avrebbe un altro effetto. Non a caso il Direttore si dichiara prigioniero del brano, reputandolo bellissimo. In generale Despacito, capace di fare il giro del mondo e con quasi 2 miliardi di visualizzazioni su YouTube di un video ben contestualizzato, non è molto lontano da un altro tormentone come Sofia di Alvaro Soler, anch’esso rivelatosi alla fine estenuante. Entrandoti in testa fino alla fine.

O ancora, dalla più simile Roma Bangkok di Baby K e Giusy Ferreri, che un paio di anni fa tormentavano (appunto) le radio e le spiagge. Insomma, ci viene da dire ‘ode a Francesco Gabbani e alla sua Tra le granite E le granate’, finora ultimo vero baluardo pop di un’estate in arrivo che in Italia tra Mooseca di Enrico Papi (con tanto di Uomo Gatto rispolverato per l’occasione…) e Volare del due Rovazzi-Morandi (video a sua modo geniale) sta ridefinendo il significato di ‘canzone’. Ma di questo parleremo un’altra volta. Despacito (na, na, nanaaaaa…).

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