Donnarumma e il perché dei portieri sottovalutati

20 Maggio 2017 di Indiscreto

Forse nemmeno Donnarumma sa se l’anno prossimo Donnarumma giocherà nel Milan: dipende da troppe cose (tipo se il carisma di Mirabelli o il curriculum di Han Li convinceranno Morata e magari anche Cristiano Ronaldo) e i soldi sono soltanto una di queste, pur non dimenticando che attualmente lui è uno dei rossoneri che guadagna di meno e che nella vita può succedere di tutto, anche che i treni passino poche volte (vedere Scuffet). La certezza è invece un’altra e cioè che mai come in questa stagione pare che un portiere dal grande potenziale possa monetizzare la sua forza. Per una serie di circostanze, infatti, metà dei grandi club europei si trova senza un portiere di livello adeguato al proprio rango, in certi casi per naturale invecchiamento, basti pensare a cosa erano Buffon e Cech dieci anni fa, e in altri per scelte cervellotiche. Se il Manchester United sta seriamente pensando di trattare di pagare all’Atletico Madrid la clausola rescissoria di Oblak (100 milioni di euro…) o perlomeno di trattarla a cifre superiori alla metà, significa davvero che qualcosa è cambiato nella percezione di direttori sportivi e allenatori.

A provarlo è la classifica dei trasferimenti più costosi nella storia del ruolo, che è tuttora capeggiata dal preistorico (del 2001…) Buffon dal Parma alla Juventus, in piena era Moggi, per 102 miliardi di lire, di sicuro gonfiati dalla valutazione del cartellino di Bachini (27 miliardi!) come si usava all’epoca rimandando al futuro il pagamento del conto (che in certi club non è ancora stato pagato), ma comunque con 75 miliardi veri. Senza stare ad attualizzare la cifra con l’inflazione, stiamo parlando di 52 milioni di euro che fanno del portiere della Nazionale il portiere più pagato della storia del calcio. Non si può dire che sia stata una cattiva operazione… Secondo in classifica Manuel Neuer, che nel 2011 il Bayern ha comprato dallo Schalke 04 per 30 milioni di euro. Terzo Francesco Toldo, che nell’estate 2001 passò dalla Fiorentina all’Inter per 26,5 milioni di euro. Quarto il David De Gea che Mourinho vorrebbe sostituire con Oblak, che nel 2011 il Manchester United pagò 25 milioni all’Atletico Madrid. Quinta un’altra operazione italiana, Frey dall’Inter al Parma nell’estate 2003 per 21 milioni.

Sesto il Peruzzi dell’estate 1999, che un inspiegabile (o fin troppo spiegabile) Lippi convinse Moratti a pagare (alla Juventus) 19 milioni di euro, pur avendo l’Inter Pagliuca e non il portiere della Saras. Settimo il mediocre Claudio Bravo, l’estate scorsa dal Barcellona al Manchester City per 12 milioni, un’autentica guardiolata. Ottavo ancora Peruzzi che nel 2000 andò dall’Inter alla Lazio per 18 milioni. Nono appunto Oblak, nel 2014 dal Benfica all’Atletico Madrid (squadra che spesso ha avuto portieri della madonna) per 16 milioni, decimo Handanovic che nel 2012 l’Inter pagò all’Udinese circa 12 milioni, un terzo di Gabigol.

Detto che molte operazioni sono da asteriscare, in particolare quelle italiane nel periodo delle plusvalenze selvagge (parte di quelle valutazioni dipendeva da altri affari fra le due società o fra i loro azionisti di maggioranza), una considerazione sorge spontanea: anche in questi anni di megaoperazioni, con autentici cani della difesa, del centrocampo e dell’attacco pagati tranquillamente 30 o più milioni, in pochi hanno fatto investimenti pesanti sui portieri, nonostante si tratti del ruolo probabilmente più importante (di sicuro quello dove un minimo errore fa sempre la differenza) e di quello con la più alta longevità. Oblak e magari anche Donnarumma entreranno forse in questa top ten, ma il discorso non cambia: il portiere è mediamente sottovalutato, anche se qualcosa sta cambiando. Siccome gli allenatori non sono ciechi e non stiamo parlando di partite con i pali formati da borse e giacche, l’atto d’accusa è per i direttori sportivi che trovano più facile far ‘girare’ e infarcire le rose con giocatori di altri ruoli. Poi chi fa la lavagna tattica si chiede come mai ci siano otto attaccanti nella rosa di una squadra che gioca con due.

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